Cisse, la sorella cita
in giudizio il Mattino

È FISSATA PER il 10 maggio davanti alla decima sezione civile del tribunale di Napoli la prima udienza della causa per diffamazione promossa contro il Mattino da Kadiatou Cisse, sorella di Mohamed Khaira Cisse, il trentatreenne della Guinea ucciso da un carabiniere quattro anni fa ad Arzano, nell’area a nord di Napoli.
Della vicenda si occuperà il giudice Rosa Romano Cesareo, salernitana, quarantasette anni da compiere nel giorno dell’udienza, da diciotto in

magistratura, che dovrà decidere se accogliere le richieste dei legali della Cisse: condannare per diffamazione il Mattino spa, il direttore Mario Orfeo e Domenico Maglione, autore dell’articolo sulla morte di Mohamed Cisse pubblicato il 4 giugno del


Kadiatou e Mohamed Khaira Cisse

2003, a un risarcimento di 50mila euro, oltre le spese legali, e alla “pubblicazione della sentenza sul Mattino e su un altro quotidiano nazionale (piccolo omaggio degli avvocati della Cisse al quotidiano di Caltagirone, che certamente non è un quotidiano nazionale, ndr)”.
Il 5 giugno del 2003 il giovane africano viene ucciso dai carabinieri chiamati dalla sorella per accompagnare, insieme agli addetti del 118, il fratello in ospedale dal momento che le sue condizioni di salute erano particolarmente gravi dopo giorni e giorni di digiuno pressoché totale.
La vicenda non va subito nel dimenticatoio grazie alla mobilitazione di esponenti di varie associazioni; in particolare di Giulia Casella e Maria Antonietta Rozzera di Legambiente, che diffusero immediatamente un documento durissimo su quanto era accaduto ad Arzano.
Il 6 giugno il Mattino, con un articolo firmato dal corrispondente Domenico Maglione, con evidenza appiattito sulla versione fornita dai carabinieri: il titolo è “Carabiniere uccide un immigrato”, aggiungendo nel sommario e nel catenaccio “Il militare prima di sparare aggredito e accoltellato” e “era intervenuto per sedare una rissa”. Nel pezzo arrivano i dettagli: “A causarla, a quanto pare, il comportamento del giovane di infilarsi, armato di coltello, nel


Giulia Casella e Maria Antonietta Rozzera

letto di una donna con la quale divideva, insieme con altri, l’alloggio.Questa … incomincia a gridare a squarciagola”.Qualcuno chiama i carabinieri. “Una gazzella della locale tenenza, comandata dal sottufficiale Roberto Ragucci, interviene subito” per bloccare Cisse

che “ormai è una furia indomabile. Non vuole sentire ragioni. E brandendo il coltello si scaglia contro uno dei due carabinieri ferendolo per fortuna in modo non grave. Dall’arma di ordinanza impugnata precauzionalmente dal militare, quasi contemporaneamente, a questo punto, parte un colpo che colpisce l’aggressore”. “Sembra che non ci siano dubbi – scrive ancora Maglione – sui motivi di legittima difesa con i quali ha agito il carabiniere”.
Di tutt’altro avviso i giudici del tribunale di Napoli, che si sono occupati dell’inchiesta penale sull’omicidio Cisse. Il gip Giuseppe Ciampa ha respinto la richiesta di archiviazione del pm Luigi Santulli, ordinandogli prima una proroga delle indagini e poi la formulazione del capo di imputazione nei confronti del carabiniere Antonio Cerqua, che il giorno della morte di Cisse non venne ferito da nessun colpo di coltello, citato sia nel rapporto dei carabinieri che nell’articolo del Mattino, mentre venne ferito l’altro militare, Francesco Iacolare, colpito di rimbalzo da uno dei proiettili sparati da Cerqua.
Nell’ordinanza il giudice Ciampa aveva tra l’altro bollato la perizia della procura con parole aspre: “L’indagine effettuata dal consulente del pubblico ministero appare frettolosa, superficiale e poco chiara sia nel metodo che nelle

conclusioni. Essa è stata efficacemente confutata dalla consulenza allegata dall’opponente (Kadiatou Cisse, assistita dall’avvocato Mario Fortunato, ndr).
Dopo la richiesta di ‘imputazione coatta’ il giudice Campa, secondo quanto previsto dal codice


Antimo D'Alterio e Mario Fortunato

di procedura penale, ha dovuto liberarsi del fascicolo che è stato assegnato al gip Francesco Todisco. A Todisco Antimo D’Alterio e Luigi Tuccillo, gli avvocati che assistono il carabiniere imputato per omicidio colposo, hanno chiesto il giudizio con il rito abbreviato subordinato a una nuova perizia. La richiesta è stata accolta; la consulenza dovrebbe essere depositata alla prossima udienza, che si terrà il 19 ottobre.