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In autunno il Mattino
al centro direzionale |
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IL 19 APRILE c’è stata la prima spedizione di giornalisti del Mattino a torre Francesco, il grattacielo di trentaquattro piani del centro direzionale destinato nei prossimi mesi a diventare la sede del giornale. Alcuni componenti del cdr (Adolfo Pappalardo, Marco Perillo, Federico Vacalebre e, per le sedi distaccate, Petronilla Carillo) hanno effettuato un sopralluogo per vedere gli ultimi due piani che sono stati assegnati al Mattino, uno per i giornalisti, l’altro per la Piemme, la concessionaria della pubblicità, e per ciò che rimane dell’amministrazione. La spedizione si è comunque risolta in un buco nell’acqua perché hanno trovato le porte chiuse.
L’abbandono di via Chiatamone, sede del quotidiano dal primo maggio del 1962, annunciato dai dirigenti della società nel primo pomeriggio del 18 aprile, è giunto inatteso come confermato dal comunicato diffuso |
dalla assemblea, tenuta lo stesso giorno, che si autodefinisce “attonita”, aggettivo desueto che rimanda a Manzoni e al ‘5 maggio’.
Mentre i giornalisti sono ‘attoniti’, il direttore e il suo vice che fanno? Conoscevano la notizia almeno da metà marzo quando è venuta a Napoli la boss Azzurra Caltagirone proprio per informarli sull’operazione e sui tempi di realizzazione. Si parla di facce scure
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Azzurra Caltagirone (*) |
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dopo l’incontro e di bocche cucite. Poi cuor di leone Barbano, forse temendo lanci di sedie e barricate, se ne è andato a Roma a presentare un suo libro nel giorno dell’annuncio del trasferimento.
Su una redazione ancora ‘attonita’ il 23 aprile si è abbattuta come una seconda mazzata la dichiarazione di Albino Majore, presidente e amministratore delegato del Mattino e componente di tutti i consigli di amministrazione dei quotidiani della Caltagirone Editore. Con l’arroganza e il sostanziale disprezzo che connotano i vertici del gruppo, Majore comincia col dire che nello spostamento da via Chiatamone al centro direzionale per il Mattino “non vedo nulla di cambiato e vedo come strumentale ogni affermazione contraria”. Subito dopo piazza un attacco gratuito contro i giornalisti dei quali solo una minoranza abita a Chiaia e nelle zone vicine: “attribuisco l’approccio negativo del cdr al trasferimento a una eccessiva affezione al tradizionale posto di lavoro”. E cita a conforto un articolo pubblicato il 19 aprile da Federico Monga: “è stata bizzarra la coincidenza non voluta (excusatio non richiesta, ndr) tra l’articolo in prima pagina del vice direttore del Mattino che criticava la predisposizione italiana e in particolare meridionale ad avere il lavoro comodo sotto casa e la grande e eccessiva lamentazione, a mio avviso, del cdr”.
Majore fa anche sapere che il cambio di sede comporterà un risparmio di 700mila euro che dovrebbero scaturire dal milione o poco meno presente in bilancio per via Chiatamone e dai 250/300mila euro da pagare per i due piani di torre Francesco. Va ricordato che i due immobili sono di
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Federico Monga |
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Francesco Gaetano Caltagirone, che la sede storica era stata venduta all’imprenditore romano insieme al giornale, salvo poi essere scorporata e trasferita a un’altra società del gruppo, e che canoni annui di centinaia di migliaia di euro per appartamenti, per quanto grandi, al centro direzionale sono del tutto fuori mercato.
Il presidente del Mattino spa fornisce |
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altre due notizie, entrambe non esatte. Il centro direzionale “non è un deserto”; si sbaglia perché tutti gli uffici chiudono tra le 17 e le 18, dopo il centro diventa un ‘deserto’ che alle 22 si trasforma in un ‘deserto’ pericoloso. Aggiunge poi: “nella nostra stessa torre c’è l’Agcom (Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, ndr)”. Majore omette però di dire che i vertici dell’Agcom hanno già deciso di lasciare il centro direzionale e di trasferirsi al centro di Napoli, a palazzo Fondi a via Medina vicino alla questura.
Davanti a un attacco frontale la risposta del cdr è interlocutoria e quindi molto debole: c’è la decisione di un sopralluogo ‘ufficiale’ dei redattori dopo le 22 al centro direzionale per una prima verifica dei rischi per la sicurezza dei giornalisti e l’annuncio, solo l’annuncio, di un pacchetto di tre giorni di sciopero. |
(*) Da www.dagospia.com |
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