|
 |
Demarco per galleggiare
spara contro De Magistris |
 |
IN GRANDE AFFANNO sul fronte delle copie vendute e delle notizie (tra buchi e servizi ricicciati), il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco cerca il galleggiamento e i riflettori con la polemica politica.
Scomparso il faro (Antonio Bassolino) che nell’ultimo decennio ha illuminato la sua rotta, impossibilitato a concentrarsi sul centro destra ancora controllato da Nicola Cosentino, al quale il Corriere del Mezzogiorno ha riservato in |
questi anni un’attenzione molto particolare e che si è rivelato l’ennesima puntata sbagliata di Demarco che non azzecca mai il cavallo vincente, al direttore non resta che indirizzare i cannoncini del Cormezz contro chi il 29 maggio scorso ha conquistato palazzo san |

Antonio Buonajuto e Luigi Labruna |
|
Giacomo. Ma l’ossessione De Magistris lo spinge a sbilanciarsi molto, con il rischio di rimediare brutte figure. L’ultima è di questi giorni.
Il 14 gennaio alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II, presieduta da Lucio De Giovanni, si presenta ‘Politica e magistratura a Napoli’, il libro che raccoglie gli articoli pubblicati negli ultimi cinque anni sul Cormezz dal professore Luigi Labruna.
Tra i relatori Biagio De Giovanni ex europarlamentare, il procuratore generale Vittorio Martusciello, l’ex vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Verde e il costituzionalista Massimo Villone.
Coordina il convegno Demarco, che, dopo l’introduzione del presidente della Corte d’appello di Napoli Antonio Buonajuto, dà la parola al primo presidente della Corte di cassazione Ernesto Lupo. Lungo intervento, con critiche argomentate sull’abbassamento del livello di competenza dei magistrati e sulla loro ridotta distanza dalla politica, e subisso di applausi.
Tocca quindi ad Alessandro Pennasilico, da metà dicembre reggente della procura della Repubblica di Napoli, che esordisce dicendo che non avrà gli stessi applausi di Lupo perché dirà cose di segno opposto rispetto al presidente della Cassazione.
Pennasilico segue la scaletta che ha preparato; parla tra l’altro della questione morale (a cominciare dai rapporti occulti di
|
.jpg)
Giuseppe Narducci e Luigi De Magistris
|
potere) alla quale, dice, non è estranea la magistratura, mentre precisa di escludere dalla questione morale la partecipazione dei magistrati alla vita politica. |
|
A questo punto Demarco lo interrompe per chiedere: “ma lei che dice di chi fa il salto dalla magistratura alla politica?” Pennasilico prova a riannodare i fili del discorso avviato, ma poco dopo Demarco lo interrompe una seconda volta e torna alla carica sui magistrati in politica. Un pressing insistito e fastidioso, un po’ fuori dallo stile di Demarco di solito pacato e cortese, che viene notato dalla platea e proprio un giudice seduto tra il pubblico, Caterina Molfino, della Corte d’appello di Napoli (settore civile), dice all’indirizzo di Demarco: “lei vuole intendere Narducci? E allora lo dica chiaramente”.
Il 15 gennaio il direttore riserva l’apertura del giornale al convegno di Giurisprudenza e firma in prima persona il resoconto di pagina 3. I titoli sono netti, sia in prima (“Servono magistrati autonomi”) che nel lungo servizio interno (“Lupo: servono magistrati più preparati e autonomi”), ma gli interventi non sono andati tutti nella stessa direzione. Demarco decide allora di allineare anche Pennasilico, che, secondo la sua cronaca, avrebbe “rilevato la necessità |
di una maggiore lettura critica di passaggi troppo rapidi, nella stessa città, dagli uffici della Procura a quelli della giunta comunale”. Per chi ancora non ha capito, aggiunge: “esplicito il riferimento al caso Narducci, ora assessore di De Magistris”. Demarco si è |

Lucio De Giovanni e Massimo Villone |
|
dato così la risposta che avrebbe voluto (ma non ha avuto) dal procuratore al convegno. E decide di piazzarla anche nel sommarione a corredo dell’articolo perché l’attacco all’assessore sia ben visibile.
Il procuratore non ci sta e invia una lettera “garbata” (Demarco dixit), nella quale ribadisce il suo pensiero e conclude: “conseguentemente, non ho ritenuto che la nomina ad assessore dell’attuale Giunta comunale del dottor Narducci – magistrato di cui è nota la professionalità e la sensibilità ai problemi sociali, quanto la distanza dalla politica partitica – debba rappresentare un problema di immagine per la magistratura o per l’interessato”.
Parole chiarissime che potrebbero chiudere la questione, ma Demarco ha la necessità di tenere viva la polemica e alla lettera “garbata” replica in maniera ‘sgarbata’. In quindici righe due siluri. Il primo: non replico alla replica “dal momento in molti hanno ascoltato sia la mia domanda sia la sua risposta”. Tradotto in soldoni: ho ragione io.
Il secondo attacco vuole essere ironico: “prendo atto con sorpresa della considerazione secondo cui schierarsi con de Magistris, tra l’altro esponente di un partito, quello di Di Pietro, non sia da |

Biagio De Giovanni e Giovanni Verde
|
ritenersi una scelta partitica. È forse una scelta universalistica? Bene a sapersi”.
A chiudere una perla. Il 15 gennaio quando Pennasilico era funzionale all’attacco a Narducci, e quindi a de Magistris, la sua carica è “procuratore reggente”, quindi numero |
|
uno, anche se a termine, della prima procura d’Italia. Il 19 gennaio, quando Pennasilico mette a nudo le forzature del direttore del Corriere del Mezzogiorno, viene retrocesso a “procuratore aggiunto”, sia in prima che in pagina interna. Ma questa non è una scortesia, è una notizia sbagliata, come la polemica che per Demarco è diventata un boomerang. |
 |
|