Garzilli condannato
a un anno e otto mesi

DOPO OLTRE TRE anni e mezzo si è concluso il processo per la bancarotta della Diffusione Napoletana, la società della famiglia De Gregorio che fino al 31 luglio del 2001 distribuiva il Mattino nelle edicole di Napoli e provincia e che il 13 marzo del 2002 è stata dichiarata fallita.
Il processo che si è svolto davanti alla sesta sezione penale, collegio B, del tribunale di Napoli, con presidente estensore Sergio Aliperti e giudici a latere Serena Corleto e Ornella Baiocco, è partito con dieci imputati accusati di

bancarotta fraudolenta patrimoniale e una parte civile, la curatela del fallimento affidata a Giuseppe Savona, assistita in giudizio dall’avvocato Paolo Piazza. Ma per tre dei De Gregorio, (Bruno, Pasquale e Giuseppe, nato il primo agosto del


Massimo Di Lauro e Giuseppe Savona

’76) le posizioni sono state stralciate e definite separatamente.  
Veniamo ora alla vicenda sulla quale i giudici si sono pronunciati depositando il 27 luglio una sentenza di sessantacinque pagine. La storia semplificata al massimo è questa: nel giugno del 2001 i titolari della Diffusione Napoletana snc (il legale rappresentante Pasquale De Gregorio, Francesco De
Gregorio
, Bruno De Gregorio e la cognata Pasqualina Widler) comunicano ai dirigenti del Mattino che hanno difficoltà economiche; nel giro di un mese i De Gregorio mettono su una nuova società, la Intramedia srl con data di nascita 17 luglio, che il 31 luglio stipula con il direttore amministrativo dell’Edime-il Mattino Massimo Garzilli un contratto per subentrare alla Diffusione. I titolari della nuova azienda sono due cugini, figli di due dei fratelli titolari di Diffusione napoletana, che hanno lo stesso nome, Giuseppe De Gregorio, e una data di nascita quasi uguale: il maggiore è nato il primo agosto 1976 e il secondo un mese più tardi, il primo settembre.
Tra agosto e settembre del 2001 i De Gregorio senior, che hanno riconosciuto al Mattino un credito di un miliardo e dieci milioni di lire, girano una montagna di 841 assegni dati dagli edicolanti partenopei per pagare i giornali venduti a tre agenti immobiliari amici, il padre Vincenzo Ingegno e i figli Umberto e


Salvatore Conforti e Massimo Krogh

Cristiano, difesi in giudizio dall’avvocato Marco Muscariello. Gli Ingegno versano gli assegni, per un valore complessivo di 666 milioni di lire, sui loro conti correnti e ne tirano fuori assegni circolari per una somma equivalente intestati e versati alla

Edime. Nella documentazione contabile della Diffusione degli assegni non c’è traccia, mentre la Guardia di finanza accerterà che gli assegni circolari venivano annotati dagli amministrativi di via Chiatamone per scalare il debito della Diffusione. Garzilli, che nel 2012 festeggerà trenta anni al vertice amministrativo del Mattino, è stato difeso dai penalisti Marinella De Nigris Siniscalchi, e Massimo Krogh  e dal civilista Massimo Di Lauro che hanno chiamato a testimoniare l’ex direttore commerciale del Mattino Salvatore Conforti e Francesco La Penna, che ha raccolto la sua eredità. Ma gli sforzi dello staff legale non sono serviti.
Il fatto che i pagamenti effettuati dagli edicolanti “siano stati sostituiti – scrive nella sentenza il presidente Aliperti – dagli Ingegno (terzi estranei, va ribadito) con assegni circolari all’ordine di Edime spa e da quest’ultima incassati, nonché contabilizzati a riduzione della debitoria della Diffusione Napoletana snc, depone in maniera univoca e del tutto concludente per un’ipotesi di pagamento preferenziale effettuato nei confronti della Edime spa, che non a caso non si è insinuata nel passivo della massa fallimentare”.
“Appaiono comprovate, infatti,  – insiste il giudice – circostanze di rilievo fondamentale, quali la posizioe dominante del Garzilli nella complessiva gestione amministrativa e commerciale del contesto societario, la piena

contezza della continuità di fatto aziendale tra le società Diffusione Napoletana snc e Intramedia srl, la predisposizione di una complessa architettura contrattuale finalizzata a consentire all’Edime spa di rientrare del proprio credito, ponendosi al


Marinella De Nigris e Marco Muscariello

riparo dalle dannose conseguenze del fallimento della società debitrice”.   
Il collegio quindi assolve Francesco e Giuseppe De Gregorio e Pasqualina Widler per non avere commesso il fatto; condanna invece gli Ingegno a tre anni e quattro mesi di reclusione e Massimo Garzilli a un anno e otto mesi, oltre al pagamento pro quota delle spese processuali. “Dichiara i predetti imputati inabilitati all’esercizio di un’impresa commerciale per la durata di anni dieci e incapaci per la stessa durata ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa. Pene principali e accessorie sospese per tutti gli imputati”.
“Siamo molto soddisfatti – è il breve commento dell’avvocato Piazza – perché, anche grazie al lavoro della curatela, il collegio ha certificato la condotta illecita del Mattino”.