Processo a Ruffo, udienza il 10 gennaio

Davanti al giudice Paola Valeria Scandone del tribunale di Napoli va avanti con ritmi blandi il processo che vede imputato per truffa aggravata Alfonso Ruffo, ex editore e direttore del Denaro e da 20 mesi capo della comunicazione di Confindustria.
Nel corso della prima vera udienza che si è tenuta il 13 settembre, dopo che quella del 29 marzo era saltata per un difetto di notifica, è stato ascoltato Federico Totaro, il luogotenente della Guardia di finanza che ha condotto le indagini, interrogato anche dal pubblico ministero Valter Brunetti, dai legali dell’imputato Alfonso Furgiuele e Luca Bancale e dal rappresentante dell’Avvocatura dello Stato che tutela gli interessi del Dipartimento per l’editoria e l’informazione della presidenza del consiglio.
Subito dopo i difensori di Ruffo hanno depositato la sentenza della Corte dei conti che si è occupata degli oltre 27 milioni di euro di contributi pubblici incassati dall’imputato nell’arco di sedici anni per il Denaro.
Il giudice ha quindi fissato la prossima udienza al 10 gennaio quando verranno ascoltati altri uomini della polizia giudiziaria che hanno seguito le indagini. 
Va ricordato che l’operazione Ruffo partì nell’estate del 2015 con un comunicato reboante del procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli (poi il fascicolo è passato all’aggiunto Vincenzo Piscitelli) che annunciava il sequestro preventivo di beni del giornalista fino a 16 milioni di euro; in realtà vennero sequestrati, e sono tuttora sotto sequestro, la casa di Ruffo in Abruzzo, a Pescocostanzo, e pochi altri beni di valore modesto.
Da segnalare infine il silenzio totale sulla ‘tentata truffa’ da parte di vertici di Confindustria, il presidente Vincenzo Boccia e il direttore generale Marcella Panucci, che pure in più di un’occasione hanno bacchettato episodi di malcostume della vita nazionale. E sono rimasti zitti anche quando il nodo Ruffo è stato sollevato dal settimanale L’Espresso.

 
Paola V. Scandone
Luca Bancale
Marcella Panucci