Caltagirone, l’editore
che ignora le sentenze

STANNO DIVENTANDO un caso nazionale l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, la figlia Azzurra e i dirigenti del suo gruppo editoriale. Hanno deciso di ignorare di fatto in maniera scientifica tutte le sentenze della magistratura che sanciscono la reintegra nel posto di lavoro dei dipendenti licenziati (“con intento ritorsivo”) e di non pagare gli stipendi e i contributi previdenziali dovuti.
C’è la vicenda clamorosa dell’archivista del Messaggero Lorenzo Carresi che, con l’assistenza dell’avvocato Marco Petrocelli, è riuscito

a inanellare in quattro anni otto tra sentenze e ordinanze, tutte a lui favorevoli, firmate da sedici giudici, dal primo grado alla Cassazione,

Domenico Costagliola di Mignovillo, Fabrizio Fiorenzano e Silvio Sonnino

ma non è ancora riuscito a tornare al lavoro a via del Tritone.
Un record impensabile vista la sproporzione delle forze in campo che però sembra non interessare i grandi giornali che forse ritengono pericoloso occuparsi dell’ottuagenario Caltagirone. Non ne parlano però neanche le poche voci che pure danno spazio a notizie scomode, come il Fatto di Marco Travaglio e Dagospia di Roberto D’Agostino.
Sulla strada di Carresi sono avviati anche tre poligrafici del Mattino (Domenico Costagliola di Mignovillo, Fabrizio Fiorenzano e Silvio Sonnino), difesi dagli avvocati Ernesto Maria  e Francesco Cirillo.
Il 27 aprile è stata depositata la sentenza della quarta sezione lavoro e previdenza della Corte d’appello di Napoli (presidente ed estensore Gennaro Iacone, consiglieri Carmen Lombardi e Milena Cortigiano). Nelle nove pagine della decisione i giudici hanno ordinato “alla Servizi Italia 15 srl di reintegrare nel posto di lavoro Costagliola, Fiorenzano e Sonnino” e condannato la società “al risarcimento del danno parametrandolo a una indennità pari a dodici mensilità dell’ultima retribuzione globale” e a pagare oltre 15mila euro di spese legali per il primo e il secondo grado.
Anche i poligrafici napoletani sono alla sesta vittoria in un’aula di tribunale. Il primo licenziamento era stato annullato dai giudici Francesco Armato e poi da Carmen Lombardi, decisione confermata nel giugno scorso dalla Corte d’appello (presidente Mariavittoria Papa, consiglieri Giovanna Guarino e l’estensore Anna Maria Beneduce).

Francesco Armato, Anna Maria Beneduce e Ernesto Maria Cirillo

Provvedimento diventato definitivo perché Servizi Italia 15 non ha presentato ricorso in Cassazione ma ha licenziato nuovamente i tre poligrafici.

È quindi ripartito il ricorso alla magistratura con i giudici della prima fase, Elisa Tomassi e poi Maria Pasqualina Gaudiano, che reintegrano i dipendenti, decisione, come visto, confermata in questi giorni in Appello. Anche in questo caso abbiamo sei decisioni e dieci giudici concordi nel ritenere illegittimo il comportamento di Servizi Italia 15.
Il punto ora è uno soltanto: come 'obbligare' un editore recalcitrante a dare esecuzione alle sentenze della Repubblica italiana e a non reiterare provvedimenti illegittimi (“con intento ritorsivo”) che non possono essere riproposti all’infinito. E questo è un compito che spetta ai giudici.