In Campania eletti
tutti al primo turno

IL 23 MAGGIO la tornata elettorale dei giornalisti campani, convocati alla Mostra d'Oltremare per rinnovare Ordine e Associazione napoletana della stampa, si è chiusa senza ballottaggi; tutti eletti al primo turno: risultato scontato nel voto per il sindacato perché i candidati non avevano avversari; risultato largamente previsto per l’Ordine perché il tandem formato da Ottavio Lucarelli, alla guida dei professionisti, e Domenico Falco, con le falangi dei pubblicisti, disponeva di truppe militarizzate mentre gli avversari

schieravano una squadra disorganizzata e raccogliticcia. Il voto per l’Ordine segna l’uscita di scena del settantenne Ermanno Corsi, dominus incontrastato dell’Ordine campano per diciotto anni, cui vanno aggiunti altri sei da consigliere, tre prima di diventare presidente nel


Cristiana Barone, Massimo Calenda e Rossana Russo

1989 e tre dopo aver ceduto la poltrona a Lucarelli. Con Corsi i registi della debâcle sono stati i pensionati del Mattino Lino Zaccaria, cui resta la poltroncina al consiglio generale dell'Inpgi, e Umberto Nardacchione, insieme al portavoce di 'Giornalisti per la professione' Massimo Calenda.
Per avere un’idea dello scarto tra le due squadre sono sufficienti due dati: l’ultimo eletto al consiglio dell’Ordine regionale, Rossana Russo, ha ottenuto più del doppio delle preferenze incassate dal primo del team di Corsi, Marcello Curzio, che con 183 preferenze ha realizzato una accettabile performance individuale, che però vale zero sul piano politico; la somma delle preferenze dell’intera pattuglia di Giornalisti per la professione (Curzio 183, Cristiana Barone 76, Roberto Aiello 46, Vittorio Dell’Uva 62, Nino Femiani 51) dà un totale di 418 preferenze, poco più delle 402 incassate dalla sola Russo. Scarto ancora più netto al voto per il consiglio nazionale: l’ultimo degli eletti, Enzo Esposito, ha raccolto 381 voti, mentre il primo della corrente ‘Giornalisti’, Francesco Marolda, si è fermato a 122.
Per avere un quadro chiaro del consiglio nazionale sarà necessario attendere i ballottaggi di domenica 30 maggio, mentre l’insediamento dell’Ordine campano è fissato per il pomeriggio del 4 giugno quando verranno decise le cariche. In consiglio regionale due gli esordienti tra i professionisti, Pino De Martino e Paolo Mainiero che subentrano ad Adriano Albano e Giorgio Gradogna, e due tra i pubblicisti, con una staffetta tra gli avvocati Maurizio De Tilla e Domenico Santonastaso, eletti in consiglio nazionale, e il presidente del tribunale di Torre Annunziata Enzo Albano e l’ex magistrato, ora avvocato, Innocenzo Militerni.
La presenza di magistrati, non solo tra gli eletti ma anche tra i votanti (Ferdinando Imposimato e Raffaello Magi), è la principale novità di questa elezione. Ci sono infatti le condizioni per una svolta dopo decenni di attenzione insufficiente alla deontologia e di pratiche disinvolte, che non sono


Enzo Esposito, Paolo Mainiero e Francesco Marolda

scomparse nel primo triennio di presidenza Lucarelli; basti ricordare il tentativo nel luglio 2008 di iscrivere all’albo dei pubblicisti Luigi Cesaro, e altri diciotto aspiranti, con una documentazione evanescente.
Il promotore della svolta, Domenico Falco,

dall’autunno 2008 vice presidente del consiglio regionale e dal 2001 al 2007 vice presidente dell’Ordine nazionale, è soddisfatto. “Nel triennio appena concluso – dichiara – il consiglio ha svolto un lavoro straordinario per risanare le finanze di quello che era l’Ordine più disastrato d’Italia. E andremo avanti nel recupero delle quote dei morosi perché, dopo avere già inviato tre lettere di sollecito, possiamo ora procedere alla sospensione di chi insiste a non pagare. Tre anni fa Lucarelli ha trovato le casse vuote e per aprire gli uffici ha chiesto un prestito di 7.500 euro all’Ordine nazionale. Ma non guardiamo più al passato. Oggi possiamo pianificare interventi radicali su tre fronti: la deontologia, l’accesso alla professione e la revisione dell’albo. Sul primo punto, per il quale potremo giovarci della competenza di un esperto come Militerni, abbiamo già preso delle iniziative; ad esempio l’anno scorso, per le indagini note come ‘Onde rotte’ sono stati aperti  fascicoli su quindici giornalisti che risultavano coinvolti a vario titolo, ma per fare passi in avanti sarà necessario attendere l’esito del processo. Sul fronte dell’accesso le verifiche saranno rigorose e, per i pubblicisti, pensiamo di rendere vincolante un colloquio con i consiglieri. Per la revisione dell’albo, che secondo la legge istitutiva va fatta ogni due anni e in Campania non viene fatta da decenni, verrà istituita una commissione che potrebbe essere guidata dal presidente Albano”.
Poche righe sul sindacato, ridotto in una condizione più che preoccupante. Tralasciamo aspetti umoristici come il voto per il direttivo del circolo della stampa, che non esiste più dal novembre 1999 quando l’Assostampa venne sfrattata dal Comune di Napoli per finita locazione, e come l'elezione del socio ordinario, rappresentante di una platea che non riusciamo a immaginare. Dopo il voto senza avversari, il presidente uscente, e entrante, Enzo Colimoro

ha diffuso un comunicato per fornire il dettaglio delle preferenze; mancava però il dato sugli aventi diritto al voto, cioè sui giornalisti professionisti iscritti al sindacato. Iustitia ha chiesto notizie all’Associazione e l’impiegata, dopo lunga consultazione con il


Luigi Cesaro, Maurizio De TIlla e Domenico Santonastaso

presidente, ha fatto sapere che come sindacato “non siamo interessati a diffondere questo dato”. Se non siamo alla frutta, ci manca pochissimo.
Per gli amanti della statistica ricordiamo che gli iscritti all’Associazione napoletana della stampa nel 2007 erano 750 e i votanti 606; del 2010 non conosciamo il numero degli iscritti, ma quello dei votanti: 327, con un calo del 46 per cento in tre anni. Con questo trend nel giro di un paio di consiliature non sarà più necessario convocare gli elettori alla Mostra d’Oltremare, ma basterà prenotare un po’ di tavolini alla caffettiera di piazza dei Martiri.