Lucarelli vince grazie
a 600 esclusi dal voto

IL 24 OTTOBRE non è stata una bella giornata per l’Ordine dei giornalisti campani e per Ottavio Lucarelli che lo presiede dal 2007. Nel mese di settembre l’Ordine nazionale, presieduto da Carlo Verna, comunica che cinque giorni prima del voto telematico i giornalisti devono inviare all’Ordine regionale al quale sono iscritti la propria pec (posta elettronica certificata), obbligatoria per tutti i professionisti, e la comunicazione all'Ordine è necessaria per organizzare tempestivamente la piattaforma informatica. È di tutta evidenza però che per chi sceglie il voto in presenza è indispensabile la pec ma non la notifica all’Ordine regionale. C’è da aggiungere che il ministero della Giustizia ha stabilito che “sarà cura degli Ordini territoriali provvedere a invitare i propri iscritti a munirsi di domicilio digitale, senza il quale non sarà possibile non soltanto la permanenza nell’Albo professionale e lo svolgimento della professione ma nemmeno l’esercizio del voto”. Un compito di informazione importantissimo che Lucarelli non ha svolto con l’intera

platea degli iscritti, ma forse soltanto con i fedelissimi.
Torniamo al 24 ottobre. Nella mattinata i giornalisti arrivano alla Mostra d’Oltremare, dove è stato allestito il seggio elettorale, e

Gerardo Ausiello, Gigi Casciello e Sandro Ruotolo

trovano un banchetto con tre ragazzi, e un elenco, che a tanti dicono che non hanno diritto al voto. Tre professionisti (Nello Cozzolino, Mario Simeone e Nico Pirozzi, che ha la pec dal dicembre 2017 ed è stato presidente di una delle commissioni del consiglio di disciplina) si dirigono allo scalone che porta al seggio per verbalizzare che ritengono illegittima la decisione perché hanno la pec richiesta per votare. Vengono bloccati da Lucarelli che intima “non potete salire”. I tre gli spiegano che non può impedire a nessuno di andare a denunciare la gravità di quanto sta accadendo al presidente della commissione elettorale Giovanni Lucianelli e a Lino Zaccaria che presiede il seggio.
A questo punto Lucarelli perde il controllo e inizia a urlare “Polizia, polizia, polizia”. Accorrono degli agenti mentre il direttore del Mattino Federico Monga che è accanto ai tre giornalisti e a Lucarelli dice con tono amichevole “Ottavio, tu non stai bene” e gli appoggia una mano sulla spalla; ripartono le urla cercando di coinvolgere gli agenti “avete visto, mi ha messo le mani addosso”. Interviene anche Rossana Russo, candidata di Lucarelli al consiglio regionale, e gli dice “Ottavio, cosa stai facendo? Calmati, calmati”. Simeone ribadisce con forza “tu non puoi impedirci di salire perché non hai nessun titolo per farlo”. A questo punto Lucarelli si spegne e si fa da parte. I tre giornalisti salgono al seggio e Cozzolino e Simeone consegnano a Zaccaria la denuncia sulla mancata partecipazione al voto, denuncia alla quale aggiungono la loro firma Bruno Buonanno e Piero Antonio Toma.
La lunga cronaca dell’episodio con l'intervento della polizia è necessaria perché rende l’idea del clima e della strategia. Un clima molto teso come è confermato dal fatto che Zaccaria è stato costretto a redigere con pazienza dodici verbali con le denunce di chi veniva escluso dal voto.
Nel pomeriggio altri giornalisti arrivano alla Mostra e a tanti viene comunicato che non possono votare. Tra questi Matteo Cosenza, per lunghi anni al Mattino e poi direttore del Quotidiano del Sud. “Non ho potuto votare; - scrive sulla sua pagina Facebook – ho una pec e tanto per restare in tema dopo il mio nome e cognome e la chiocciolina essa recita pecgiornalisti.it. La uso da tempo normalmente e mi è molto

Nico Pirozzi, Mario Simeone e Lino Zaccaria

utile specie nei rapporti con pubblica amministrazione e aziende. Potete quindi comprendere il mio disappunto quando al seggio per le elezioni degli organi dirigenti dell’Ordine dei

giornalisti non ho potuto votare non essendo registrato per non avere inviato la pec. Ora non è tanto per il voto e neanche per l’inutile viaggio da casa alla Mostra d’Oltremare, ma mi chiedo quale sia la ratio di questa procedura che posso capire per il voto telematico ma non certo per un voto fisicamente certificato”. A stretto giro arrivano decine di commenti di solidarietà e di like. Tra questi ci limitiamo a citare Francesco De Core, Michele Inserra, Claudio D’Aquino, Silvio Bruno Geria, Santa Di Salvo, Pietro Treccagnoli, Maria Chiara Aulisio, Aurelio Musi.
Nel lungo elenco dei non ammessi al voto ci sono anche due parlamentari: Sandro Ruotolo, senatore del gruppo Liberi e Uguali, e Gigi Casciello, deputato di Forza Italia, che ha annunciato la presentazione di un ricorso al Tar. E il 26 ottobre Bruno Buonanno ha depositato un esposto sia alla procura della Repubblica che alla Corte dei conti. Denuncia di “non avere ricevuto negli ultimi due anni alcuna segnalazione cartacea o telematica dall’Ordine nazionale dei giornalisti o da quello della Campania relativa alle votazioni per il rinnovo delle cariche”. Notizia che ha appreso leggendo il settimanale Iustitia. Segnala inoltre l’allestimento di un mega seggio elettorale che tra l’altro ha ospitato decine e decine di scrutatori con due presidenti (commissione e seggio) a fronte di una platea di poche centinaia di elettori.
Sintetica e precisa l’analisi di quanto è successo nel post pubblicato su Facebook dal capo cronista del Mattino e numero uno della lista di ControCorrente Gerardo Ausiello che ha ricevuto decine di commenti di giornalisti indignati: “Seicento colleghi professionisti sono stati esclusi dal voto anche in presenza per una follia burocratica (rispetto alla quale presenteremo ricorso al Tar). La platea dei votanti è stata accuratamente selezionata dai vertici dell’Ordine che hanno contattato uno a uno i colleghi ‘fidati’ per ricordargli di fare la pec e di darne notizia all’Ordine mentre gli altri sono stati totalmente abbandonati senza neppure una risposta via mail o al telefono”.
Nella nota diffusa a spoglio concluso Lucarelli glissa sulla sua attività di

controllore all’ingresso, sugli appelli alla polizia, sulle centinaia di elettori esclusi dal voto. Non fornisce i dati sui votanti (presenze

Francesco De Core, Michele Inserra, Piero A. Toma e Carlo Verna

ovviamente basse con 837 professionisti, di cui 632 on line, e 1.131 pubblicisti), si concentra sugli eletti, taglia nomi e risultati degli sconfitti e cita i sei candidati che andranno al ballottaggio per conquistare tre posti al consiglio regionale dell’Ordine. Sono Enzo Colimoro, che si è fermato a due voti dal quorum. Rossana Russo, Alessandra Malanga per il gruppo Lucarelli, mentre per ControCorrente sono in campo Gerardo Ausiello, Antonella Monaco e Fabrizio Cappella.
Chi è interessato a conoscere tutti i dati di questa elezione che è un eufemismo definire anomala può leggere il verbale sul voto redatto dal presidente del seggio Lino Zaccaria.