Bassolino-Roma,
un round a testa

LA GUERRA TRA il Roma di Italo Bocchino e il presidente della giunta campana Antonio Bassolino, che va avanti da anni, registra oggi una battaglia chiusa formalmente con un pareggio; in realtà, a guardare bene, è il Roma che mette a segno un buon successo politico e professionale.
E veniamo al fatto. Il giudice della decima sezione civile del tribunale di Napoli Dario Raffone ha depositato la sentenza che decide su una citazione di

Bassolino, assistito dall’avvocato Francesco Barra Caracciolo, con una  richiesta di risarcimento danni da due milioni di euro per una doppia campagna diffamatoria condotta nell’estate del 2004 dal quotidiano che fu di Achille Lauro: la prima


Antonio Bassolino e Italo Bocchino

campagna riguarda gli articoli sulle operazioni finanziarie da “2.218 milioni di euro” della Regione Campania con le banche Merryl Lynch e Ubs, istituto presso il quale lavorava, e lavora, Gaetano Bassolino, figlio del presidente della giunta regionale; la seconda serie di servizi si occupa degli imprenditori interessati a rilevare il Calcio Napoli dopo il fallimento della società.
Insieme al legale rappresentante del Roma, sono due i giornalisti citati in giudizio, il direttore Antonio Sasso e l’autore dell’inchiesta sullo swap Dario Caselli, diventato poi addetto stampa dell’ex ministro Mario Landolfi e oggi dipendente della Fondazione Magna Carta, presieduta dal senatore del Pdl Gaetano Quagliariello. A curare la difesa del Roma e dei giornalisti c’è il professore Orazio Abbamonte.
In premessa il giudice fa due considerazioni, la prima giurisprudenziale, la seconda editoriale: la Cassazione riconosce al diritto di critica “l’uso di affermazioni nette, taglienti, e anche di forte impatto, in cui può essere consentito un maggiore spazio all’interpretazione soggettiva dei fatti che si vogliono esprimere”; “è noto che il quotidiano Roma ha una sua riconoscibile linea politica che lo colloca su di un versante opposto a quello delle forze


Gaetano Bassolino e Antonio Sasso

politiche che, attualmente, rappresentano la maggioranza degli elettori campani e che hanno eletto l’odierno attore alla carica di presidente della giunta regionale”.
Raffone passa quindi al merito delle vicenda finanziaria. Negli articoli del Roma, scrive, “si

afferma che l’operazione in sé è giuridicamente lecita, ma sussisterebbe una questione morale (in relazione alla presenza di Gaetano Bassolino come impiegato dell’Ubs) per la quale la Regione si sarebbe dovuta astenere dal contrattare con l’Ubs. Inoltre, in diversi articoli, viene censurato il merito dell’operazione con interviste a tecnici del settore e dando comunque ampio spazio al dibattito sorto fra le forze politiche regionali sul punto. Infine, viene stigmatizzato il fatto che il presidente della Regione non abbia voluto rilasciare dichiarazioni o smentite, ma si sia subito affidato alla tutela giurisdizionale”.
Quest’ultimo passaggio è di particolare rilevanza perché, in generale, la mancata richiesta di rettifica e il ricorso immediato a una azione civile con richiesta di risarcimento danni di importo elevato fa pensare in alcuni casi che, accanto alla volontà di contrastare una presunta diffamazione, ci sia anche l’obiettivo di intimidire chi si azzarda a raccontare vicende delicate.
Nessun dubbio, continua il giudice, che negli articoli di Caselli siano stati rispettati i requisiti, richiesti dalla Cassazione, della pertinenza e della verità: “è

provato che Gaetano Bassolino non solo lavora all’interno dell’Ubs ma si occupa proprio del settore della finanza pubblica. Cioè di quel settore che si è occupato dello swap della Regione Campania”. Circostanza peraltro confermata, anche se in maniera indiretta, dal teste


Luciano Gaucci e Paolo Cirino Pmicino

Matteo Stassano, dirigente dell’Ubs. Inevitabile la conclusione: “pertanto deve ritenersi che la domanda relativa a tale vicenda sia infondata”.
“Discorso diverso deve, al contrario, essere svolto per quanto concerne la solo apparentemente minore vicenda del fallimento del Calcio Napoli”. “Nel numero del 14 luglio 2004 (del Roma, ndr) – ricorda il magistrato – viene affermato a chiare lettere che il presidente Bassolino avrebbe tenuto contatti al fine di sabotare l’iniziativa dell’imprenditore Gaucci improvvisando una cordata e ciò perché il predetto Gaucci avrebbe avuto l’appoggio di Cirino Pomicino Paolo (già esponente politico di rilievo e suo avversario politico dichiarato sin dagli anni ’80). A pagina 4, nell’articolo di tale Auriemma Raffaele, viene detto esplicitamente che pur di raggiungere tale obiettivo, l’odierno istante (Bassolino, ndr) avrebbe chiesto alla Fgci di declassare in serie inferiore il Calcio Napoli al fine di far acquistare la squadra da una cordata di imprenditori a lui vicini”.
Professionale è stato giudicato il lavoro di Caselli, meno quello di Auriemma se il magistrato ritiene che “tali assunti non sono provati da alcunché e risultano clamorosamente smentiti dalle vicende successive”. E se il calcio regala grand enotorietà, le notizie inesatte e diffamatorie sulle vicende pallonare creano grande danno. Ne consegue che la “accertata responsabilità (del Roma, ndr) deve ritenersi fonte di obbligo risarcitorio che, per quanto già riferito circa la portata e la diffusività della diffamazione, può equitativamente quantificarsi in 45mila euro alla data del 14 luglio 2004, somma da accrescersi per effetto


Mario Landolfi e Gaetano Quagliariello

della rivalutazione e degli interessi legali”. In conclusione una legnata da oltre cinquantamila euro, cui vanno aggiunti altri quattromila di spese legali. La sentenza della decima sezione non chiude la vicenda, perché a parte gli appelli annunciati, c’è già stato un seguito. Il 24

gennaio il Roma ha aperto la prima pagina con un titolo forte: “Swap, indagato Bassolino jr”, seguito dal catenaccio “Sott’inchiesta per truffa: “Comune di Milano spogliato dolosamente”. All’interno il redattore capo Roberto Paolo dà conto diffusamente dell’indagine condotta dal sostituto Alfredo Robledo della procura di Milano. Nella stessa giornata arriva, attraverso un lancio Ansa delle 19,45, la risposta di Barra Caracciolo. La dichiarazione dell'avvocato di Bassolino non riguarda però la vicenda della procura milanese, ma la decisione del giudice Raffone.
“Il Tribunale di Napoli – fa sapere l’agenzia - ha condannato l'editore e il direttore del quotidiano Il Roma a risarcire i danni morali arrecati ad Antonio Bassolino liquidati in 45 mila euro, oltre agli interessi e rivalutazione monetaria. Lo riferisce l'avvocato Francesco Barra Caracciolo, legale del governatore della Campania. Il procedimento, ha spiegato il legale, riguarda articoli “con i quali Il Roma ha divulgato per più giorni false notizie sul ruolo avuto da Gaetano Bassolino (figlio del presidente della giunta regionale e dipendente della banca UBS, ndr) nella ristrutturazione del debito curata da un pool di banche internazionali per la Regione Campania. Il Roma - ha aggiunto Barra Caracciolo - aveva sostenuto che l'UBS era stata favorita dal mio assistito nell'aggiudicazione del contratto per avvantaggiare il figlio, accusando il presidente della giunta regionale di versare in una grave situazione di conflitto di interessi. Tesi riconosciute false dal tribunale di Napoli”.
Tesi riconosciute invece non diffamatorie, come abbiamo visto, dal giudice Raffone. È una scivolata clamorosa del cinquantaquattrenne Barra Caracciolo,

in anni lontani allievo di Vincenzo Siniscalchi, avvocato esperto e solitamente prudente, ma che questa volta si è avventurato in una dichiarazione d’attacco costruita soltanto sul dispositivo della sentenza. Anche al Roma hanno soltanto il dispositivo e le


Roberto Paolo e Vincenzo Siniscalchi

repliche che arrivano nel giro di un’ora da Sasso e Abbamonte sono soft. Passano quattro giorni e la scena cambia perché sono state depositate le quattordici pagine della sentenza.
Non ci sono più comunicati di Barra Caracciolo, che pure sul versante Calcio Napoli ha portato a casa un risultato importante (di cui peraltro il quotidiano di Bocchino non dà notizia nei titoli); parlano invece, e parlano a voce alta, i giornalisti del Roma che piazzano un titolo in fascia bassa di prima pagina e un servizio all’interno firmato da Roberto Paolo.
Partendo dal primo lancio Ansa, l’incipit dell’articolo è durissimo: “L’avvocato Barra Caracciolo, legale del presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, affermava il falso nella nota dell’Ansa di sabato 24 gennaio, a proposito di una condanna del direttore e della società editrice del quotidiano ‘Roma’ per le inchieste giornalistiche sul contratto di ‘swap’ tra la Regione e la banca svizzera Ubs in cui lavora il figlio del Governatore, Gaetano Bassolino. È vero il contrario”.