Chi ha manipolato lo studio di Solima?

Caro direttore,
sono della scuola di chi rispetta sempre le sentenze dei giudici, ma non per questo le ritiene sacre e inviolabili. Dunque, nel merito dell’archiviazione disposta dal gip Natale della mia querela nei confronti del presidente Caldoro, dell’assessore Miraglia, dei giornalisti Lucarelli, Ausiello e Armiero e di altri soggetti, ho qualcosa da controbattere.
Mi rendo conto che le vicende, ormai stantie, riguardanti le politiche regionali messe in atto dal centrodestra al Madre, il museo d’arte contemporanea di via Settembrini, riesumate a distanza di anni, potrebbero avere l’odore acido delle cose andate a male. Tuttavia, l’articolo di Iustitia ha riattualizzato almeno un episodio, che forse può essere raccontato meglio di come abbia fatto il giudice Natale. Come un piccolo cold case.
La data saliente è il 5 dicembre del 2010. Quel fatidico giorno, all’unisono, i giornali napoletani pubblicavano a grandi titoli i dati di una ricerca commissionata - si diceva - dalla Regione Campania alla Seconda università di Napoli. Argomento il Madre e la sua spregevole condotta economico-finanziaria, testimoniata da un investimento, calcolato per ciascun visitatore, cinque volte più dispendioso del Louvre e del British Museum.
Come tutti i giornali subito rilevarono, quel numero così imbarazzante motivava e giustificava anche la decisione della giunta regionale del 3 dicembre 2010, cioè di due giorni prima della pubblicazione del confronto Madre-Louvre, di procedere alla riscrittura dello statuto della Fondazione Donnaregina che gestisce il museo. (Per inciso, va ricordato che poi il nuovo presidente dell’ente mi licenziò proprio in applicazione di una delle regole modificate).
Ma procediamo con ordine, tenendo conto di ciò che ha ora scritto il giudice Natale. All’epoca dei fatti esaminati, nonostante io mi stessi battendo per dimostrare l’infondatezza di quel dato e dei giudizi conseguenti, non mi sembrarono diffamatorie né le dichiarazioni di Caldoro (“il peggior museo del mondo”), né le ripetute attestazioni di disistima consegnatemi a giorni alterni dall’assessore Miraglia, né tantomeno le notizie pubblicate da Lucarelli, Ausiello e Armiero il 5 dicembre del 2010. Tutto sommato apparivano argomentate in base a uno studio scientifico. Poiché però ero convinto che la ricerca fosse stata mal condotta, dichiarai a più riprese di poterla contestare nel merito, carte alla mano, punto per punto, in un confronto pubblico. Questo purtroppo non mi fu mai concesso e nessuno, neanche i giornalisti citati, furono in grado di produrre copia del documento che aveva stroncato il mio lavoro di gestore del Madre dal 2005 fino ad allora.
Oggi perciò – e vengo così al cuore della questione – è per me incomprensibile che il giudice Natale sentenzi che, seppure siano ravvisabili elementi diffamatori nelle dichiarazioni di Caldoro e della Miraglia in quei giorni tempestosi, la presentazione della querela sarebbe stata "tardiva". All’epoca avevo contestato sui media i contenuti conosciuti della ricerca di Solima, opponendo dati in mio possesso, ma non pensai mai di  disconoscere il legittimo diritto di critica dei miei avversari o dei giornalisti. Solo due anni dopo le cose presero la piega che portò inevitabilmente alla querela.
Nel corso di un altro e non connesso procedimento giudiziario, il pm Claudio Basso aveva disposto l’interrogatorio del prof. Ludovico Solima, presunto autore della ricerca che aveva stabilito l’infame paragone tra il Madre e il Louvre. E, in quella sede, accadde l’inatteso. Il professore svelò infatti tre informazioni importantissime: lo studio gli era stato commissionato da una Fondazione privata e non dalla Regione; non riguardava i conti della pregressa gestione del Madre, ma forniva indicazioni su eventuali costi futuri; in nessun modo, vi si poteva evincere che il museo napoletano era da considerarsi più costoso del Louvre.
Solo allora, informato il 9 novembre 2012 dell’esistenza di questo interrogatorio, decisi di sporgere querela (che venne presentata il 28 novembre 2012), perché secondo me e il mio avvocato Riccardo Polidoro quelle vecchie dichiarazioni di Caldoro e Miraglia e gli articoli di Lucarelli, Ausiello e Armiero del 5 dicembre 2010 andavano adesso letti in un’ottica completamente diversa. Tuttavia il nostro scopo non era quello di far condannare per diffamazione i giornalisti napoletani, che ci sembravano vittime ingenue di una macchinazione, bensì quello di attivare un’inchiesta giudiziaria affinché si potesse scoprire chi aveva falsificato lo studio del prof. Solima, propinando alla stampa informazioni distorte che solo nel nuovo contesto si potevano ritenere diffamatorie e lesive della mia immagine professionale.
Incredibilmente il giudice ha eluso la questione. Il dott. Natale cita nell’archiviazione lo studio del prof. Solima, ma è come se dimenticasse le clamorose dichiarazioni di costui. Che non abbia letto bene la denuncia, che non abbia esaminato l’interrogatorio del professore, che abbia preferito non impegolarsi in una questione di scarsa attualità mediatica, che abbia temuto di insidiare la reputazione giudiziaria ancora immacolata del perbenissimo Caldoro, non so e non voglio sapere.
Ai suoi lettori, però, se me lo permette, caro direttore, voglio ricordare che una cosa oggi sappiamo con certezza: le notizie riportate in quegli articoli del 5 dicembre dai giornalisti prosciolti dal gip erano false e provenivano da una fonte (la Regione o chi altri?) che le aveva manipolate, danneggiando oggettivamente la reputazione degli amministratori del Madre. Questo lo ha scoperto un pubblico ministero scrupoloso. Ma, com’è noto, i magistrati  non sono tutti uguali e non tutte le decisioni giudiziarie sono o appaiono giuste.

Eduardo Cicelyn
 
Stefano Caldoro
Caterina Miraglia
Ottavio Lucarelli
Gerardo Ausiello
Mirella Armiero
Riccardo Polidoro
Eduardo Cicelyn