Corsi in tribunale incassa
una vittoria e un pareggio

UNA VITTORIA, SOLO giudiziaria, e un pareggio per il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi. Cominciamo dalla vittoria.
Con una sentenza di otto pagine, depositata il 5 dicembre, il gip Silvana Gentile ha prosciolto, “perché il fatto non sussiste”, Corsi dall’accusa di truffa aggravata e ha disposto l’invio di copia della sentenza e degli atti alla procura della Repubblica perché “le accertate irregolarità, che potrebbe essere suscettibili di ulteriore approfondimento da parte del pm, potrebbero far emergere altre ipotesi di reato”. Le indagini sono partite nel giugno 2002 da un esposto firmato dalla segreteria campana di Autonomia e solidarietà (Patrizia

Capua, Antonio Fiore, Enzo Palmesano), che, sulla base dei gravi rilievi al bilancio dell’Ordine campano mossi dai revisori dei conti Silvio Campione e Mario Simeone, chiedevano alla


Ermanno Corsi, Ida Frongillo e Mario Simeone

magistratura di fare chiarezza. Al centro dei rilievi dei revisori e dell’esposto soprattutto il mancato versamento dei contributi per l’unico dipendente dell’Ordine, Costantino Trevisan, versamenti che pure dai bilanci presentati e approvati dalle assemblee degli iscritti risultavano regolarmente effettuati.
Nel 2005 il pm Ida Frongillo, titolare del fascicolo, ha concluso le indagini chiedendo l’archiviazione; il 26 gennaio 2006 il gip Lucio Aschettino, accogliendo la richiesta dell’avvocato Giuseppe Fusco, legale dei segretari campani di Autonomia e solidarietà, ha disposto una proroga delle indagini e il 15 maggio, a tutela degli interessi degli iscritti, ha nominato come ‘curatore speciale’ dell’Ordine campano l’ex revisore dei conti Mario Simeone.
Nell’udienza di maggio Aschettino ha ordinato anche al pm di formulare “l’imputazione coatta” di Corsi per il reato di truffa aggravata. La decisione, come previsto dal codice di procedura penale, è stata assegnata a un altro gip, Silvana Gentile, che il 9 novembre ha deciso per il proscioglimento.
“Sul merito della sentenza- commenta un penalista esperto, che da molti anni segue le vicende del giornalismo napoletano – niente da obiettare. La Gentile poteva decidere per il rinvio a giudizio e la palla sarebbe passata a un collegio del tribunale, che avrebbe avuto la possibilità di approfondire la vicenda, o decidere per il proscioglimento.
Ha optato per la seconda soluzione e questa scelta attiene alla intangibile discrezionalità del giudice. Dopo la lettura della sentenza aggiungerei soltanto


Silvio Campione, Domenico Ciruzzi e Enzo Palmesano

due osservazioni da aspirante allievo di Freud: la Gentile cita tre volte il nome di uno dei presentatori dell’esposto, ma ne sbaglia sempre il cognome, e, pur elencando puntigliosamente tutte le parti, e i loro

avvocati, non fa mai il nome del legale dell’imputato Corsi, Domenico Ciruzzi, che pure è stata la presenza più attiva dell’intera vicenda”.
Politico sindacale, invece, il commento di un giornalista, ex componente del direttivo dell’Assostampa: “Le indagini della magistratura hanno rotto un muro di silenzi: quanti sapevano che le somme destinate ai contributi previdenziali prendevano un'altra strada e venivano comunque annotati in bilancio e presentati alle assemblee degli iscritti? Le indagini, peraltro non ancora concluse, con il gip che scrive di “accertate irregolarità”, hanno anche fornito materia per una serie di altre questioni. La prima è interna all’Ordine campano: dai verbali giudiziari risulta che Trevisan si è assunto tutte le responsabilità, dichiarando in sostanza di essersi appropriato di soldi che erano destinati all’Inps; i mancati versamenti sono stati poi pagati dall’Ordine, con l’aggiunta di una multa di oltre ottomila euro. Interrogato dagli ufficiali di polizia giudiziaria, Trevisan si era impegnato a coprire con soldi suoi la multa, ma non risulta che l’abbia fatto. E c’è da domandarsi: ha restituito almeno l’importo dei contributi? Dando per buona la versione di Trevisan unico responsabile, fatta propria dal gip Gentile, perché il consiglio dell’Ordine gli ha concesso il rinnovo dell’incarico, con tre proroghe: la prima, annuale, nel 2004; la seconda, annuale, nel 2005; la terza, addirittura biennale, nel 2006? In quale realtà al dipendente ‘infedele’, che non ha neanche risarcito i danni fatti, viene rinnovato il rapporto di lavoro? Ma forse Trevisan non è l’unico responsabile”.
“C’è poi una questione contabile, – continua l’ex sindacalista – che presenta

una serie di risvolti. Fermiamoci al primo: in attesa che Trevisan paghi, chi deve coprire le somme pagate per i mancati versamenti all’Inps? Tralascio altre questioni, pur importanti, e chiudo con un accenno alla


Lucio Aschettino, Antonio Fiore e Costantino Trevisan

questione deontologica. Le varie indagini della magistratura hanno accertato una serie di irregolarità. Messi per un momento da parte gli aspetti penali, concentriamoci su quelli deontologici, decisivi per un Ordine che ha un senso soltanto per la tenuta degli albi e, soprattutto, come tribunale etico della categoria. Di fronte a ciò che accade in Campania, che significa il silenzio totale dell’Ordine nazionale?”
Parliamo ora del pareggio. Nel maggio 2005 la giornalista Laura Cocozza ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica di Napoli per segnalare che il 5 dicembre 2003 aveva presentato all’Ordine della Campania una richiesta di iscrizione d’ufficio al registro dei praticanti per l’attività svolta al Denaro, il giornale edito (in tandem con Clelia Mazzoni) e diretto da Alfonso Ruffo, dal 2001 al 2004 revisore dei conti dell’Ordine campano, e che non aveva mai ricevuto risposta, né positiva, né negativa. Un silenzio che, in caso di risposta negativa, ha impedito alla giornalista di presentare ricorso all’Ordine nazionale e le ha causato gravi danni sul versante professionale. “L’articolo 2 della legge 241 – chiarisce il presidente dell’Ordine della Lombardia Franco Abruzzo – impone di decidere entro trenta giorni dalla richiesta e gli articoli 4 e 5 della stessa legge assegnano al presidente la responsabilità di tutti i procedimenti amministrativi. Se invece la pratica è particolarmente complessa ed è necessaria un’attività istruttoria, come


Vittorio De Sica (*), Giuseppe Fusco e Gina Lollobrigida

presidente devo, entro trenta giorni dalla presentazione della domanda, darne comunicazione all’interessato. L’articolo 6 della 241 affida al presidente poteri istruttori, ma il consiglio dell’Ordine

deve completare l’esame in tempi ragionevoli e motivare dettagliatamente l’attività istruttoria e i perché della decisione. Per chi non rispetta rigorosamente questi passaggi si configura un’ipotesi di reato: l’omissione di atti d’ufficio”.
Le indagini sulla straordinaria e incomprensibile inerzia dell’Ordine campano vengono affidate al sostituto procuratore Giuseppe Borrelli, che sembra molto interessato alla denuncia tanto da convocare più volte la Cocozza in procura. I reati ipotizzati sono abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. A settembre 2006 la svolta, con la richiesta di archiviazione dell’abuso, seguita un mese dopo da uguale richiesta per l’omissione. L’avvocato della giornalista, Cesare Amodio, presenta opposizione, che viene discussa nell’udienza del 31 gennaio scorso davanti al gip Aldo Esposito.
Corsi chiede e ottiene di fare una "dichiarazione spontanea"; tocca quindi agli avvocati: sintetico e tecnico l’intervento di Amodio, lunga e appassionata la difesa di Ciruzzi, che ha un passato lontano con esperienze di teatro e di cinema, con toni forti e immagini a colori, a metà tra un’arringa di Alfredo De Marsico e l’oratoria dello straordinario De Sica de ‘Il processo di Frine’, impegnato nella difesa di Gina Lollobrigida.
Le argomentazioni di Ciruzzi non convincono il gip, che il 9 febbraio deposita

un’ordinanza con la quale accoglie l’opposizione alla richiesta di archiviazione e dispone la restituzione degli atti al pm perché svolga ulteriori indagini da completare entro il 30 luglio. Ma non si


Cesare Amodio, Patrizia Capua e Alfonso Ruffo

sa se il supplemento di indagini verrà gestito fino in fondo dal pm Borrelli, annunciato in partenza per Roma con destinazione l’Ispettorato del ministero della Giustizia, guidato da Arcibaldo Miller.
“C’è un dato incontestabile: - osserva l’avvocato Amodio – la mancata risposta dell’Ordine campano alla richiesta della giornalista inviata il 24 novembre 2005. Questo silenzio concretizza l’ipotesi della omissione di atti d’ufficio. Del resto vi sono ammissioni del presidente e di uno dei consiglieri secondo i quali l’esame dell’iscrizione d’ufficio avanzata dalla Cocozza è stato posposto rispetto ad altre pratiche. Per quale motivo?”

(*) La foto di De Sica è tratta dal sito http://it.wikipedia.org/wiki