Bilanci Ordine, ipotizzata
dal gip la truffa aggravata

NON SARÀ FACILE per il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi la settimana che porta al voto del 9 aprile. Il primo appuntamento è l’assemblea degli iscritti per il voto sul bilancio del 5 aprile. L’appuntamento annuale, con le cifre di consuntivo e preventivo, è stato preceduto da settimane di polemiche con le dimissioni di Franco

Landolfo date il 21 febbraio, quando discutendo sui criteri da seguire per esaminare le richieste di iscrizione dei praticanti, Corsi attaccò il tesoriere dicendogli: “sei un portatore del virus dell’aviaria”. Dimissioni “irrevocabili” che il 13 marzo Landolfo ha


Domenico Ciruzzi e Giuseppe Fusco

confermato con una lettera indirizzata a tutti i componenti dell’Ordine campano. Ai consiglieri il tesoriere ricorda di avere contribuito a rendere più trasparente il bilancio e di avere saldato i debiti con l'Ordine nazionale e denuncia la mancata soluzione del recupero dei crediti dei giornalisti morosi, questione da affrontare con scelte radicali: con il ricorso alle vie legali o con la cancellazione di chi non è in regola con il pagamento delle quote.
Più impegnativo per il presidente dell’Ordine campano l’appuntamento del 7 aprile quando per l’udienza camerale comparirà nelle vesti di indagato davanti al giudice per le indagini preliminari Lucio Aschettino del tribunale di Napoli.
La vicenda ha inizio il 7 aprile del 2001, quando, in sede di approvazione di bilancio dell’Ordine campano, i revisori dei conti Silvio Campione e Mario Simeone segnalarono diversi punti oscuri nel documento contabile portato all’attenzione degli iscritti. Tra le oscurità evidenziarono i contributi da versare


Patrizia Capua, Antonio Fiore e Enzo Palmesano

all’unico dipendente dell’Ordine, l’impiegato Costantino Trevisan: “Non è stato possibile verificare – scrissero nella loro relazione – la posizione assicurativa del ragioniere Trevisan, in quanto, allo stato, mancano i documenti individuali per il riscontro

dell’accredito dei contributi rispetto a quelli versati per tutto il periodo per il quale corre l’obbligo assicurativo”.
Quella fu l’ultima relazione di Campione e Simeone, perché non vennero più candidati alla carica di revisori, sostituiti da Vincenzo Di Vincenzo e Alfonso Ruffo, con il pubblicista Edoardo Ieno a completare la terna. Ma ci fu chi non lasciò cadere la relazione di Campione e Simeone.
La segreteria regionale di Autonomia e solidarietà (Patrizia Capua, Antonio Fiore e Enzo Palmesano) chiese alla direzione provinciale dell’Inps notizie sulla vicenda e, di fronte al singolare silenzio dell’istituto di previdenza, nel giugno 2002 presentò, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Fusco, un esposto alla procura della Repubblica.
Il lavoro svolto dalla procura ha confermato la fondatezza della perplessità sollevate da Campione e Simeone. “Le indagini condotte dal pubblico ministero (Ida Frongillo, ndr) – scrive il gip nella sua ordinanza depositata il 30 gennaio scorso – consentivano di acclarare l’omesso versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, all’unico dipendente dell’Ordine, per gli anni dal 1997 al 2001. Inoltre è emerso che i bilanci relativi agli anni 1998 e 1999 riportavano il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali in

realtà, come precisato, mai effettuato. Tale omesso versamento imponeva al consiglio dell’Ordine di provvedere a sanare le omissioni con il pagamento delle sanzioni civili”.
L’udienza del 7 aprile sarà la terza davanti al gip: la prima, il primo dicembre


Silvio Campione, Ermanno Corsi e Mario Simeone
2005, è saltata per un rinvio chiesto dagli avvocati, mentre alla seconda, il 26 gennaio, il gip ha chiesto un supplemento di indagini. “Benché il versamento dei contributi – osserva il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza – sia circostanza che, come esattamente rilevato dal pubblico ministero, estingue il reato in contestazione, appare comunque necessario, allo stato, operare ulteriori indagini al fine di chiarire gli esatti contorni di altre ipotesi delittuose che sembrano emergere dalle condotte descritte con particolare riguardo alla truffa aggravata”.
Un problema a parte, non chiarito e non chiaribile in sede penale, è chi ha la responsabilità del mancato pagamento e se si è fatto carico del danno da migliaia di euro apportato al bilancio già anemico dell’Ordine campano. Ma torniamo all’ipotesi di reato particolarmente grave avanzata dal gip, la truffa aggravata, per il quale il codice penale prevede una pena che va da uno a cinque anni di reclusione.
Un’ipotesi che lascia perplesso Domenico Ciruzzi, l’avvocato difensore di Corsi. “Dimenticanze o errori – sostiene Ciruzzi – nel pagamento dei contributi previdenziali non sono, a mio parere, penalmente rilevanti. Evitiamo perciò che eventuali legittime battaglie sindacali imbocchino strade improprie, anche


Vincenzo Di Vincenzo, Alfonso Ruffo e Edoardo Ieno

perché, facendo una riflessione generale e non riferita al caso specifico, l’uso politico della giustizia può rappresentare per la democrazia un baratro".
Sul caso specifico invece si concentra Fusco. “Rispetto a un’iniziale richiesta di archiviazione, – commenta l’avvocato

dei giornalisti di Autonomia – e sulla base dell’opposizione delle parti offese, il gip si è reso conto che la vicenda è molto più complessa della parziale lettura dei fatti che aveva indotto il pubblico ministero a ipotizzare soltanto il falso in bilancio. Il giudice ha invece intravisto un’ipotesi di truffa aggravata per la quale ha chiesto un supplemento di indagine al pm in quanto, attraverso una falsa rappresentazione in bilancio, si è esposto l’Ordine, e quindi i giornalisti, a responsabilità di natura patrimoniale con conseguente danno per i singoli iscritti”.