San Carlo, partenza
sbagliata per Lissner

HA ESORDITO CON una falsa partenza Stéphane Lissner che il primo aprile si è insediato (da Parigi, causa Coronavirus) alla sovrintendenza del teatro San Carlo subentrando a Rosanna Purchia in carica dall’aprile del 2009. E nei giorni del passaggio, a causa soprattutto dell’epidemia ma anche dei contratti dei collaboratori non ancora tutti definiti, di inesperienza e di ingenuità, ci sono state scintille con i quotidiani napoletani.
A fine marzo lo staff del teatro decide che la prima conferenza stampa verrà organizzata subito dopo Pasqua ma un comunicato destinato ai lavoratori in cassa integrazione viene intercettato dalla pensionata del Mattino Donatella Longobardi che il 31 marzo pubblica una intera

pagina con il nuovo organigramma, con due posizioni di rilievo: l’interna Emmanuela Spedaliere che viene promossa alla direzione generale, con delega all’area marketing e al settore educational; un esterno, il professore Dinko Fabris, nato a

Rosanna Purchia e Emmanuela Spedaliere

Bari nel 1958, musicologo molto noto in Italia e all’estero, che assume la guida del dipartimento di Ricerca, editoria e comunicazione. Tra l’altro nei giorni precedenti Lissner si era recato in visita al Mattino assicurando che avrebbe rilasciato un’intervista al giornale.
Repubblica Napoli organizza la risposta alla Longobardi e nella mattina del 31 marzo Conchita Sannino telefona a Parigi e parla con Lissner che aveva già intervistato nel gennaio scorso. Ai giornalisti delle altre testate, che hanno avuto notizia dell’iniziativa, viene detto di chiamare Lissner che come è sua abitudine, avrebbe parlato con tutti. Nessuno chiama il sovrintendente. Il giorno successivo si scatena il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico, l’unico rimasto a bocca asciutta, che con un fondo durissimo in prima pagina dichiara che per lui e il suo giornale Lissner è out, mentre dal Mattino il direttore Federico Monga invia un messaggio al vetriolo a Fabris facendo riferimento alla sua attività di collaboratore di Repubblica. E Fabris, che tra l’altro è giornalista pubblicista, taglia il problema alla radice inviando immediatamente una lettera alla redazione romana e alle edizioni di Bari e Napoli di Repubblica per le quali scrive per annunciare l’interruzione della sua collaborazione.
Arriviamo così all’ultima puntata il 3 aprile con un corsivo del responsabile di Repubblica Napoli Ottavio Ragone che difende l’intervista al Sovrintendente. Trascorre qualche giorno ed emerge un problema molto più serio. Nel dipartimento guidato da Fabris lavorano tre persone che si occupano dei rapporti con la stampa: Giulia Romito, Giovanna Tinaro e Rossana Russo, assunta nei primi giorni di aprile. Nata a Napoli, cinquanta anni da compiere a luglio, giornalista professionista dal 1997, Rossana Russo ha lavorato per molti anni

Caterina Balivo e Giulia Romito

nell’emittenza locale per poi passare a fornire da Napoli servizi per La7 ed è stata dal 2010 al 2013 consigliere e dal 2013 al 2016 segretaria dell’Ordine dei giornalisti campani.
Il 20 aprile nella trasmissione ‘Coffee break’ in onda su La7

la mattina alle 9,40 viene trasmesso un servizio sul San Carlo con una lunga intervista a Lissner. La firma Rossana Russo che appare anche in foto. Ma una giornalista a libro paga del teatro può realizzare per testate giornalistiche esterne servizi sul San Carlo? Attendiamo risposte da Stéphane Lissner, Emmanuela Spedaliere e Dinko Fabris.
Chi sulle questioni deontologiche non ha, o almeno non aveva incertezze, è proprio l’interessata. Interpellata da Iustitia, nella sua veste di consigliere dell’Ordine campano, il 19 marzo del 2012 sulla questione di Caterina Balivo, showgirl, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine della Campania e testimonial di diverse campagne pubblicitarie, dichiarava perentoria: “le regole vanno rispettate; il giornalista non può fare pubblicità. Dall’Ordine campano Caterina Balivo ha ricevuto la sanzione più lieve, l’avvertimento, e si era impegnata a non fare più pubblicità. Invece pare continui la sua attività di testimonial e quindi la questione dovrà ora essere risolta in modo definitivo”. Il 29 marzo 2016 con una raccomandata scritta a mano Caterina Balivo si è dimessa dall’albo dei giornalisti pubblicisti prima di essere cancellata.