L’informazione secondo Melillo

Nel comunicato della Procura su ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti del clan Moccia, eseguite dalla Squadra mobile e dai Ros dei carabinieri mancano elementi essenziali.
Si tratta di soggetti già in carcere o di nuovi arresti? Probabile la prima, ma non è detto. Chi sono i destinatari dei provvedimenti? Vengono fatti tre nomi, ma mancano età e luogo di nascita. Si tratta di pregiudicati? Si può capire solo leggendo il resto, ma non si sa dei precedenti penali.
La ricostruzione è complessa e tortuosa e costringe a un lungo lavoro di ricerca su Internet e negli archivi delle agenzie di stampa per identificare i personaggi.
Polizia e carabinieri non possono fornire nessun particolare ai giornalisti in cerca di lumi. "Abbiamo ricevuto la e-mail della Procura, con il compito di girarla. Non sappiamo niente di più", dicono gli uomini del questore Alessandro Giuliano.
I carabinieri, guidati dal comandante provinciale Giuseppe Canio La Gala, rimandano al colonnello dei Ros, che non si fa vivo, Per disposizioni del procuratore Gianni Melillo (definito da Iustitiadominus della giudiziaria, una sorta di Alberto Sordi – marchese del Grillo” per la sua concezione ‘verticale’ dei rapporti con i giornalisti e con i vertici delle forze dell’ordine) i carabinieri non possono parlare e non possono parlare i poliziotti. Ai cronisti resta una velina in procurese semi-incomprensibile.

Massimo Dragoni

 
Alessandro Giuliano
G. Canio La Gala
Gianni Melillo