Agcom cerca a ferragosto
il capo del'ufficio stampa

DALL’AUTORITÀ PER le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) arrivano due notizie importanti per i giornalisti; una buona, l’altra cattiva.
Cominciamo dalla buona. A nove anni dall’istituzione dell’Authority, che ha ufficialmente sede a Napoli (con 111 dipendenti) ma è largamente sbilanciata su Roma (138 dipendenti), è stata finalmente approvata una delibera “per la selezione di un dirigente da assumere con contratto a tempo determinato per

l’affidamento di funzioni corrispondenti a quelle di responsabile dell’ufficio stampa”.
Il bando parla di “una selezione pubblica per titoli ed esami per una posizione di dirigente di livello iniziale dei dirigenti di II fascia, da assumere con contratto a tempo


Enzo Cheli e Roberto Viola

determinato della durata di anni quattro, rinnovabile”. I requisiti richiesti sono la laurea con voto non inferiore a 105/110, il titolo di giornalista professionista, un’esperienza di almeno otto anni, di cui quattro nei settori in cui opera l’Agcom. La conoscenza di inglese o francese non è nell'elenco dei requisiti, ma viene citata tra i dati da indicare nella domanda di ammissione (“la lingua straniera fra inglese e francese scelta per il colloquio”). I candidati saranno selezionati da una commissione di tre membri, presieduta da Roberto Viola, dall’agosto 2004 segretario generale dell’Authority. Il punteggio massimo è di cento punti: trenta sono attribuibili per i titoli, settanta per il colloquio; in caso di vincitori ex aequo viene preferito il candidato più giovane.
La “selezione pubblica” è una buona notizia. Sin dalla nascita dell’Agcom, istituita nel luglio ’97 e operativa dal marzo ‘98, l’incarico di capo ufficio stampa è stato affidato a Franco Angrisani, irpino di Mirabella Eclano, settantadue anni compiuti il 31 agosto, da quarantotto giornalista professionista,in quiescenza dal ’92 e con pensione piena dal ’95, senza laurea


Roberto Ciuni e Pasquale Nonno

ma con un curriculum di tutto rispetto: tra l’altro, ha diretto l’Agenzia Italia e il Mattino, raccogliendo il testimone nel dicembre del 1981 da Roberto Ciuni e consegnandolo nel febbraio del 1985 a Pasquale Nonno. In attesa del nuovo uomo comunicazione dell'Agcom, che si occuperà anche dei compiti affidati negli ultimi anni prima a Maria Pia

Caruso e poi a Mario Bardi (in quanto responsabili delle relazioni esterne), oggi lavorano con Angrisani Paola Calestani, annunciata in partenza, Gianni Gianassi, Francesca Tempestini e Maddalena Zambuco. Intanto l'Authority ha deciso di continuare a giovarsi della collaborazione di Angrisani: con una delibera datata 21 giugno il consiglio ha nominato l’ex direttore del Mattino portavoce degli organi collegiali (il consiglio e le due commissioni), con il compito di garantire anche l’assistenza ai "piani di comunicazione", con decorrenza dalla data della delibera e durata annuale, mentre l’incarico precedente è scaduto il 31 maggio.
Dal maggio 2005 l’Agcom è presieduta da Corrado Calabrò e i commissari, equamente divisi tra le varie formazioni politiche, sono Nicola D’Angelo (Ds), Giancarlo Innocenzi Botti (Forza Italia), Michele Lauria (Margherita), Gianluigi Magri (Udc), Stefano Mannoni (Lega Nord), Roberto Napoli (Udeur), Enzo Savarese (An), Sebastiano Sortino (centro sinistra), mentre i vertici amministrativi sono affidati al segretario generale Roberto Viola e al capo di gabinetto della presidenza Guido Stazi. La nuova squadra ci tiene a marcare che l’Authority ha voltato pagina. L’efficienza è lievitata, si interviene con grande tempestività su questioni urgenti e si è in grado di prendere decisioni non facili anche su nodi delicati (vedi il caso Meocci-Rai), ma soprattutto non c’è più spazio per gli sprechi e

le spese facili che hanno portato il presidente e diversi commissari della prima gestione a essere oggetto di indagini penali non ancora concluse condotte dalla procura di Napoli; basti ricordare che il 13 giugno il gip partenopeo Alberto Vecchione ha ordinato al pubblico ministero nuovi interrogatori e l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa


Paola Calestani e Maria Pia Caruso

di peculato dell'ex presidente Enzo Cheli e degli ex commissari Alessandro Luciano, Alfredo Meocci e Antonio Pilati. Ma se l’aria è cambiata, il cambiamento in alcuni casi appare più formale che sostanziale. E veniamo alla brutta notizia.
La “selezione pubblica” per il capo ufficio stampa è stata resa nota dall’Agcom il 25 luglio, con termini per la presentazione delle domande che scadevano il 24 agosto. Ma come è stata pubblicizzata una selezione che, attraverso una larga partecipazione garantirebbe un vincitore di alto profilo professionale? “La selezione e il bando – rispondono dalla segreteria di Viola – sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale del 25 luglio (nell’inserto “Quarta serie speciale concorsi”, ndr), sul sito dell’Authority e attraverso un comunicato dell’ufficio stampa”. Una diffusione che si presenta largamente insufficiente e diventa inaccettabile se si approfondisce la risposta della segreteria guardando più da vicino. Sì, perché, con una decisione francamente incomprensibile, il comunicato non è stato inviato alle agenzie e ai giornali, ma è stato pubblicato soltanto sul sito, diventando un semplice doppione del bando. E allora vediamo l’audience del sito, che non ha un contatore pubblico. Gli uffici tecnici dell’Agcom dichiarano per otto mesi, da gennaio ai primi di settembre, oltre ventisette milioni di contatti e una media giornaliera


Alessandro Luciano, Alfredo Meocci e Antonio Pilati

superiore ai 108mila. Un dato che va preso con le molle e per convincersene è sufficiente guardare i numeri, certificati, dei principali quotidiani italiani: nello scorso marzo Repubblica.it ha registrato sei milioni 122mila visitatori, il Corriere.it cinque milioni 747mila, la

Gazzetta.it 2milioni 838mila, il Sole 24Ore.it un milione 380mila, che avrebbe quindi sull’anno neanche i due terzi dei contatti dell’Agcom.
Accertato che il 25 luglio la diffusione del bando è stata affidata soltanto alla Gazzetta ufficiale e al sito, rimane una domanda: per l'incarico di capo ufficio stampa, quadriennale rinnovabile, con uno stipendio da centoventimila euro all’anno, al quale, salvo verifica dei requisiti, potrebbero essere interessati il 50/60 per cento dei 21.592 giornalisti professionisti italiani, quante sono le domande arrivate all’Agcom? “Una quindicina”, è la risposta che arriva dal gabinetto del presidente Calabrò.
E questa è una “selezione pubblica”?