Operazione 'Sim 'e Napule',
arrestato anche un giornalista

IL 21 APRILE undici persone sono state arrestate per una truffa telematica da 50 milioni di euro alla Telecom Italia Mobile, dopo un anno e mezzo di indagini coordinate  dall’aggiunto della procura di Napoli Giuseppe Maddalena e dal sostituto della direzione distrettuale antimafia Catello Maresca. Sono state sequestrate quarantacinque società di servizi, individuate dieci aziende estere e sono stati bloccati settanta conti correnti. “Con una truffa in grande stile – scrive il Corriere del Mezzogiorno – il boss

Nicola Rullo, legato all’Alleanza di Secondigliano, è riuscito a guadagnare 600mila euro nel solo mese di dicembre”.
Cinque addetti alle pulizie sono stati arrestati in flagranza di reato, mentre erano al lavoro negli uffici della Telecom


Gianfranco Coppola, Gennaro D'Addosio e Sergio De Gregorio

al centro direzionale. Gli altri “sei fermati – secondo l’Ansa - sono invece tutti esponenti della presunta associazione per delinquere che farebbe riferimento al clan Contini, una delle principali organizzazioni camorristiche della città”. E il Mattino precisa che “la gang degli hacker ha in Giovanni Garofalo e Gianluca D’Addosio i propri punti di riferimento”; quest’ultimo, napoletano, ventisette anni, è giornalista professionista. 
Gianluca D’Addosio inizia la sua attività all’Avanti! e ha poco più di venti anni quando il 3 dicembre 2001 ottiene l’iscrizione al registro dei praticanti.
Dopo Tangentopoli e la chiusura del ’93, il quotidiano storico del socialismo italiano (tra i direttori Nenni, Lombardi e Pertini) viene resuscitato nel 1997 grazie a un’operazione che vede protagonisti Sergio De Gregorio, oggi senatore del Popolo della libertà, Giovanni Lucianelli, approdato due anni fa al Senato come addetto stampa di De Gregorio, e Valter Lavitola, che dall’Avanti non si è mai mosso e ricopre attualmente la carica di direttore; nella gerenza di sette anni fa il direttore editoriale era De Gregorio, il presidente del consiglio d’amministrazione Lavitola, mentre come responsabile firmava (e firma) il quotidiano Fabio Ranucci.
Il 6 ottobre del 2004 D’Addosio diventa giornalista professionista; nel giugno dell’anno successivo lascia il giornale, va in disoccupazione e comincia a occuparsi del commercio di cellulari. Va anche ricordato che Gianluca D’Addosio è figlio di Gennaro, per anni fedele segretario tuttofare di De


Eduardo Contini, Valter Lavitola e Fabio Ranucci

Gregorio, oltre che coordinatore organizzativo nazionale e componente dell’ufficio di presidenza di Italiani nel mondo, il movimento politico fondato dal multiforme De Gregorio.
Veniamo ora ai risvolti disciplinari che l’arresto ha per un giornalista. La

legge istitutiva dell’Ordine (articolo 39, terzo comma) prevede che, “ove sia emesso ordine o mandato di cattura, gli effetti dell’iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato o dell’ordine”. E i dirigenti dell’Ordine campano, notoriamente ‘disattenti’ alle questioni penali degli iscritti, vedi le sentenze di condanna firmate dalla Cassazione nei confronti di Ermanno Corsi, che linea hanno adottato nel caso di Gianluca D’Addosio? Abbiamo girato la domanda a Gianfranco Coppola, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania. “Sono del tutto all’oscuro della vicenda; - è la sua risposta – posso assicurare che ce ne occuperemo nella prossima riunione del consiglio”.