Necrologio inconsueto

Il 17 giugno sul quotidiano Il Mattino è apparso un necrologio inconsueto che non credo sia passato inosservato. Infatti, oltre alle notizie sul defunto e su chi annunciava la sua morte, mostrava contemporaneamente due simboli religiosi: una Stella di David e una Croce. Non voglio entrare nel merito della scelta compiuta dai familiari o se si sia trattato di una decisione presa, prima della dipartita, dalla persona scomparsa. Questo rientra nella assoluta libertà di scelta di ciascuno di noi e come tale non è discutibile. A margine, tuttavia, a mio parere, qualche riflessione andrebbe fatta. La Stella di David e la Croce sono simboli fondamentali per le due religioni che si riconoscono in essi: l’ebraismo e il cristianesimo. Per fortuna, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e nei decenni successivi è stato avviato, sia pur tra alti e bassi, un dialogo a tutto campo tra queste due tradizioni, dopo secoli di cultura del disprezzo che ha nutrito quasi duemila anni di cristianesimo nei confronti del mondo ebraico.
Orbene, quando ci si accosta ai simboli religiosi, tutti, bisogna farlo con estrema delicatezza, consapevoli che essi sono materia sensibilissima che rinvia alla profonda meditazione sulle differenze religiose, permeata da un profondo senso della storia. La necessità del dialogo tra culture e religioni diverse è sicuramente una delle grandi sfide del nostro tempo incerto, dominato da un’ansia febbrile di ritorni a identità rigide, regimi di verità, fondamentalismi preoccupanti, nazionalismi insidiosi, sovranismi pericolosissimi che sembrano farci tornare indietro nella storia a pagine terribili del secolo scorso. Il dialogo deve, proprio per le ragioni appena esposte, nutrirsi di chiarezza e non affidato a inconsistenti espressioni prive di rigore e serietà argomentativa.
Cosa mi fa problema nel vedere insieme, in un contesto altamente serio come quello di un annuncio

 
 
Ottavio Di Grazia