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Riprende il match
Vespa vs Quatrano |
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CON CADENZA più o meno quadriennale si disputa nelle aule di giustizia un round del match tra la star di Rai Uno Bruno Vespa e Nicola Quatrano, il magistrato protagonista della stagione napoletana di Tangentopoli. Nell’ottobre del 1997 Vespa pubblica con l’editore Mondadori il libro La Sfida, un grande successo editoriale, ma un vero flop in tribunale perché incassa varie condanne per diffamazione (tra i beneficiati anche il pm della procura di Napoli Vincenzo Piscitelli). Una condanna, del maggio 2003, è |
firmata dal tribunale civile di Milano e riconosce ai magistrati Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano un risarcimento di dodicimila euro a testa oltre le spese legali. Vespa insiste e nel gennaio 2006 incassa una seconda sconfitta, con la corte d’appello di Milano che, |

Francesca Pandolfi e Ester Siracusa |
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in considerazione della gravità della diffamazione, decide di raddoppiare il risarcimento: ventiquattromila euro e settemila di spese legali. Può bastare? Non per Vespa che va in Cassazione e si vede confermare la condanna, con l’aggiunta di altri tremila euro di spese legali.
Arriviamo ad oggi, con due novità: lasciamo il civile e passiamo al penale; non siamo più davanti al tribunale di Milano, ma c'è un esposto denuncia che viene presentato alla procura di Roma, da marzo guidata da Giuseppe Pignatone. Assistiti dall’avvocato Ester Siracusa, firmano l’esposto in due: Nicola Quatrano, che al tribunale del Riesame di Napoli è presidente del collegio B della decima sezione, e il giudice a latere della sezione Francesca Pandolfi (l’altro a latere è Maria Rosaria Orditura), che il 5 gennaio scorso hanno confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Nicola Cosentino, emessa il 28 novembre 2011 dal gip del tribunale di Napoli Egle Pilla.
Veniamo ora all’oggetto dell’esposto. Il 12 gennaio c’è il voto alla Camera sulla richiesta di arresto di Nicola Cosentino, che verrà poi respinta, e Bruno Vespa si prepara a una serata forte, con ospiti in grado di dare fuoco alle polveri: con Cosentino in studio ci sono l’ex sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto e i deputati Matteo Colaninno, Francesca Martini e Bruno Tabacci. Comincia Cosentino che per le accuse nei suoi confronti cercava “un giudice terzo” che le valutasse e invece si ritrova dipinto “come una
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Guido Crosetto (*) e Giancarlo Lenher
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sorta di piccolo mostro”. Ma chi spara ad alzo zero sulla decisione dei magistrati napoletani è Crosetto: “il giudice che presiedeva il tribunale del Riesame, come ha ricordato un collega alla camera (Giancarlo Lenher, ndr), è lo stesso giudice che quando fu |
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assassinato D’Antona mi pare, mandò … si scoprì che nella sua mail aveva mandato una lettera di commento positivo all’assassinio e al comunicato delle Br. Lo stesso giudice fu fermato in piazza del Plebiscito alla manifestazione in cui avevano incendiato mezza Napoli. Prima disse, quando era stata mandata la mail dal suo computer, che era suo figlio di dodici anni. Quando lo fermarono alla manifestazione disse che aveva accompagnato i figli. E all’ultimo convegno, quando si trattava di applicare la legge sull’immigrazione, disse da giudice che era legittimo parlare di disobbedienza civile”.
Ma le notizie fornite da Crosetto vengono bollate nell’esposto come “distorte, non vere e gravemente diffamatorie” e smontate punto per punto.
Sulle osservazioni aspre rivolte da Quatrano alle disposizioni legislative sull’immigrazione clandestina, viene osservato che le critiche “si riferivano alle norme poi dichiarate illegittime dalla Corte di giustizia europea perché in contrasto con una direttiva comunitaria a cui l’Italia avrebbe dovuto adeguarsi”. Sulla “mail di apprezzamento per l’omicidio di Massimo D’Antona”, al di là del testo infantile che viene allegato, viene evidenziato che ci sono state indagini approfondite della procura di Roma sul versante penale e del Consiglio superiore della magistratura sul fronte disciplinare; entrambe si |
sono chiuse con un’archiviazione: il gip del tribunale capitolino il 4 aprile 2000; la prima commissione del Csm il 21 luglio 2003. Infine Quatrano ricorda che nel marzo del 2001 in occasione della manifestazione No global non fu “fermato” dalla |

Rosario Cantelmo e Vincenzo Piscitelli |
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polizia e Napoli non venne “incendiata” dai manifestanti e che si limitò a firmare, insieme a molti altri, un appello che denunciava il comportamento tenuto dalle forze di polizia.
Chiarito che le affermazioni degli ospiti di Porta a porta sono "non vere e gravemente lesive della dignità e dell’immagine" dei magistrati napoletani, i firmatari dell’esposto sostengono che, al di là dell’immunità parlamentare di chi le ha pronunciate, la Rai e Bruno Vespa avevano il dovere giuridico di impedire che tale evento diffamatorio si realizzasse. Tanto più, aggiungono, che “durante tutto il tempo in cui le falsità e le affermazioni diffamatorie venivano comunicate a milioni di italiani, non si è avuto né un gesto, né una presa di distanza da parte del giornalista Bruno Vespa”. |
(*) Da www.progettoitalianews.net |
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