Il 2 gennaio del 1987 l’anno si aprì, sui quotidiani napoletani, con la notizia dell’incendio dello Sferisterio di Fuorigrotta, una struttura utilizzata per il gioco della pelota (e poi del tamburello) e per il diletto degli scommettitori. Fu distrutto perché per il veglione di fine anno '86 era stata organizzata una serata e venduti migliaia di biglietti, ma il boss locale aveva chiesto soldi che non arrivarono. E arrivò invece puntuale la vendetta della malavita. Ne scrisse anche l’allora corrispondente di Repubblica Ermanno Corsi. Andò in fumo tutto, compreso il concerto di Capodanno che avrebbero dovuto tenere Franco Califano e Riccardo Fogli. Da allora progetti a iosa, come è di rito, e fatti concreti nulla, come da tradizione. Si parlò di struttura multiuso a tre piani con pista di pattinaggio, bar, negozi, palestre, forse, chissà, anche di un eliporto perché quando si fa un progetto c’è di tutto. Sulla carta. Ma dal 1987 lì si allenano i topi a correre, rosicchiare ciò che resta ancora in piedi, nutrirsi della spazzatura che lì ha trovato alloggio. In attesa di trovare una sistemazione dopo 25 anni ad una maestosa struttura architettonica progettata da Franco Tortorelli negli anni ’40, una buona idea per l’utilizzo dei muri perimetrali (su cui campeggia ancora la scritta Jai Alai, gioco allegro) è venuta al management del quotidiano Roma che fa capo a Italo Bocchino per festeggiare il compleanno del giornale che fu caro ad Achille Lauro: un enorme striscione lungo svariate decine di metri per ricordare che il Roma compie 150 anni.
Dunque un enorme manifesto, colorato in azzurro perché Cavani è Cavani, che avvolge quasi l’intera struttura proprio come un gioco gioioso. Perché la pubblicità è l’anima del commercio, anche per un giornale. Ma anche per il servizio di affissioni del comune di Napoli che non si è lasciato emozionare dall’azzurro della scritta e ha marchiato l’intero striscione con decine di manifestini bianchi: affissione abusiva. Cioè, ci hanno spiegato, significa che in quel posto non si possono affiggere manifesti oppure che per quello striscione bisognava pagare una tassa al Comune, ma nell’entusiasmo dei festeggiamenti forse nessuno se ne è ricordato. E mentre i creditori giocano a tamburello facendo girare le palline, sul Giornale di Napoli appare la spiegazione: trattasi di censura e, aggiungiamo noi, di boicottaggio. Dice Alfredo Giacometti, concessionario degli spazi dello Sferisterio: “Io ho regolarmente pagato la tassa comunale da quanto ( forse da quando) il prefetto Improta mi diede il nulla osta. Per il piano generale degli impianti, nel 2004, il dirigente mi rilasciò un’autorizzazione provvisoria che viene rinnovata automaticamente. Almeno fino a qualche giorno fa. Dal 2004 al 2010 ho sempre pagato regolarmente. Adesso si ricordano che è abusivo”. E dal management del Roma arriva la chiosa: “Con una lettera pochi giorni fa il Comune ha comunicato che non avrebbero più rinnovato la pratica nonostante ci sia un ricorso al Tar che di fatto bloccherebbe ogni iniziativa di San Giacomo”. E, riaggiungiamo noi, anche di San Gioacchino.
Così, dopo il leggendario corsivo sulle ‘befane’ Rosa Russo Iervolino e Angela Merkel, al Chiatamone si studia un’adeguata risposta al boicottaggio del Roma voluto da Luigi De Magistris, affidata come sempre al cianuro di Rodrigo Rodriguez. |