Il saluto di Barbano

Il primo giugno il dominus amministrativo del Mattino Massimo Garzilli chiama il direttore per chiedergli di anticipare il suo arrivo al giornale. A via Chiatamone gli consegna la lettera di licenziamento e Barbano schizza a Roma per avere spiegazioni dall’editore ma torna quasi subito.
Alle 15,30 nel salone Siani incontra la redazione per un saluto e ci sono quasi tutti: i giornalisti in servizio a Napoli, molti delle sedi distaccate e persino diversi pensionati (Buononato, Marassi, Pignataro, Sepe, Treccagnoli).
Mi dispiace”, lunga pausa, “mi dispiace”, è l’esordio di un Barbano molto emozionato che trattiene a fatica le lacrime. Ha l’aspetto di chi è stato investito da un tir perché la notizia è giunta inattesa con le solite modalità ‘signorili’ dei Caltagirone, che comunque avevano mandato un segnale chiaro: pur stando a Capri per il week end, la sera del 28 maggio non si erano fatti vedere al San Carlo alla manifestazione organizzata dal Mattino per il premio Matilde Serao.  
Ai suoi redattori Barbano racconta che le frizioni con l’editore andavano avanti ormai da molti mesi ma la situazione era precipitata a febbraio perché stava cercando di difendere con tutte le sue forze, evidentemente insufficienti, l’identità del Mattino.
In sostanza tre i punti di contrasto: le spese per i tanti editoriali di prima pagina con l’obiettivo di dare una linea e un peso al giornale; il tentativo di rallentare l’arrivo della nuova grafica che fa del Mattino una fotocopia del Messaggero; il sostanziale dissenso sul trasferimento da via Chiatamone al centro direzionale. Aggiunge poi che anche il libro pubblicato ad aprile con Mondadori, ‘Troppi diritti / L’Italia tradita dalla libertà’, giudicato da molti recensori coraggioso e controcorrente, non l’ha aiutato. Alla fine tutti i giornalisti l’hanno applaudito e molti, anche quelli che hanno avuto con lui discussioni accese e contrasti profondi, l’hanno abbracciato.
Dopo Barbano brevissimi saluti: Federico Monga, molto commosso, che da vice diventa direttore; Federico Vacalebre per il cdr; e, con un intervento inopportuno e fuori contesto, il redattore capo centrale Antonello Velardi, che da due anni è sindaco di Marcianise senza avere liberato la poltrona al Mattino

Francesco Ingravallo

 
Alessandro Barbano
Federico Monga
Federico Vacalebre
Antonello Velardi