Il ricorso di Petino
torna in commissione

SEMBRAVA AVVIATA a spegnersi la querelle sul ricorso presentato da Pier Paolo Petino per le presunte irregolarità commesse durante la tornata elettorale del 26 maggio scorso per il rinnovo dei consiglieri dell’Ordine dei giornalisti della Campania. Invece si aggiungono nuove puntate.
Prima di andare avanti è necessario un flash su quanto è accaduto quella domenica. Si aprono le urne dei ballottaggi e rimane in bilico per il consiglio regionale soltanto il sesto e ultimo posto riservato ai professionisti; c’è un fotofinish tra Massimiliano Amato, Pino De Martino e Pier Paolo Petino.

La commissione elettorale, presieduta da Giovanni Lucianelli, combina qualche pasticcio perché le schede vengono contate tre volte e il risultato è sempre diverso. Infine viene proclamato eletto De


Massimiliano Amato, Pino De Martino e Pier Paolo Petino

Martino che raccoglie una preferenza in più di Amato e Petino appaiati.
Petino non ci sta: spedisce telegrammi, chiede all’Ordine nazionale di impedire l’insediamento del nuovo consiglio, impugna il risultato. Tutto inutile: Ottavio Lucarelli, presidente uscente ed entrante dell’Ordine regionale, insedia il consiglio e De Martino diventa segretario. Intanto la commissione ricorsi dell’Ordine nazionale comincia l’esame dell’esposto e ai lavori non partecipa il presidente Lino Zaccaria perché, con Enzo Colimoro e Ermanno Corsi, è il coordinatore della corrente di minoranza a cui fa riferimento Petino.   
Il 24 settembre la commissione completa il suo lavoro con otto pagine firmate dai relatori Antonio Borra, segretario, Aleandro Di Silvestre, vice presidente, e Santo Gallo che smontano il testo di Petino e del suo avvocato. In particolare sui due giornalisti che, secondo il ricorso, avrebbero pagato in ritardo le quote e che quindi non avrebbero dovuto essere ammessi al voto i relatori scrivono: “alla luce della documentazione acquisita dal consiglio regionale dell’Ordine della Campania, il consiglio nazionale ha preso atto che gli iscritti Gregorio Di Micco e Marco Vecchione si trovassero in una posizione regolare, per quanto riguarda il pagamento delle quote, in data anteriore alle operazioni elettorali contestate”. E aggiungono: “si fa riferimento a due distinte ricevute su carta intestata del consiglio regionale dell’Ordine della Campania, recanti numero progressivo, nome e cognome del giornalista, indicazione dell’elenco di appartenenza,


Enzo Colimoro e Ermanno Corsi

indicazione analitica delle quote arretrate e degli interessi, luogo, data e sottoscrizione della segreteria del consiglio regionale dell’Ordine.
Il ricorso quindi “non merita accoglimento”, ma Petino non si arrende e due giorni dopo si

presenta al consiglio nazionale a perorare con forza la sua tesi e il consiglio lo accontenta chiedendo alla commissione un supplemento di indagine. Il 17 ottobre a Roma vengono ascoltati il presidente della commissione elettorale Lucianelli e il numero uno dell’Ordine campano Lucarelli. Forse al consiglio nazionale convocato per il 5, 6 e 7 novembre ci sarà la parola fine.