Iperbole fastidiosa

Gentile direttore,
nel numero scorso Iustitia ha pubblicato un corsivo sui collegamenti operati da Gianfranco Coppola che nel ricordare l’imprenditore Pasquale Casillo si è spinto a paragonare il Foggia di Zeman all’Honved di Ferenc Puskás e al Real Madrid di Alfredo Di Stefano per cinque anni consecutivi vincitore della Coppa dei campioni.
Tutto sommato però sono forzature dettate dall’entusiasmo, o dal tifo, e fanno sorridere. In altri casi invece l’iperbole è soltanto fastidiosa perché, pur clamorosamente sbagliata, mira a catturare con un trucco l’attenzione del lettore. Un esempio? Il 18 settembre Repubblica Napoli, guidata da Ottavio Ragone con vice Giovanni Marino, pubblica un’intervista di Conchita Sannino al magistrato Armando D’Alterio, che nel ’93, insieme al capo della mobile Bruno Rinaldi, ha ripreso e portato a termine le indagini su killer e mandanti dell’omicidio di Giancarlo Siani confermate in primo, secondo grado e Cassazione.
La giornalista apre l'intervista chiedendo “perché il sacrificio di Giancarlo può parlare a un ragazzo di oggi?” E il magistrato risponde “perché spiega che bisogna fare il proprio dovere, costi quel che costi, come hanno insegnato Falcone e Borsellino”.
Il desk titola: Armando D’Alterio “Giancarlo Siani come Falcone e Borsellino”.
È un titolo falso, aggravato dalle virgolette, perché D’Alterio ha dato una risposta diversa e perché il magistrato conosce la straordinaria vicenda professionale e umana di Siani ma sa anche che Falcone e Borsellino con il loro lavoro, a cominciare dalle ottomila pagine dell'ordinanza scritta per il maxiprocesso di Palermo con 475 imputati per mafia, rimarranno nella storia d’Italia.

John Archibald Dortmunder

 
Ferenc Puskás
Alfredo Di Stefano
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Paolo Borsellino