Settembre è tempo di Giancarlo Siani, il giornalista assassinato dalla camorra il 23 settembre del 1985. C’è chi utilizza l’anniversario per ricordare il suo lavoro instancabile, i lunghi anni vissuti da precario, la solitudine professionale. E ci sono tanti, a lui più o meno vicini, che agitando il suo vessillo hanno ottenuto promozioni e incarichi, costruito reputazioni, incamerato vantaggi di vario tipo. Parafrasando ...

È rimasto disoccupato meno di due mesi Virman Cusenza. Palermitano, cinquantasei anni compiuti ad agosto, da trentuno professionista, direttore del Messaggero fino ...

alcuni attribuendole il rilievo che meritava, altri sottovalutandola, come Repubblica Napoli il cui colonnino contiene anche qualche inesattezza. Il servizio più completo lo pubblica il Mattino con Gigi Di Fiore; anche il Fatto con Andrea Romano e il Cormezz con Emanuele Imperiali mettono in pagina servizi completi.
Il Roma apre la prima pagina con la notizia della morte in una clinica di Lucera dell’imprenditore nato nel 1948 a San Giuseppe Vesuviano. All’interno il ricordo viene affidato a Gianfranco Coppola, numero due e capo dello sport della redazione napoletana della Rai e nel 1990 inviato del Roma edito da Casillo. Coppola si concentra soprattutto sul calcio e sui successi di Casillo come presidente del Foggia con

Giuseppe Pavone direttore sportivo e Zdenek Zeman allenatore.
Nei primi anni Novanta la squadra daunia infila una serie di risultati positivi: vince il campionato di serie B, poi si piazza nona sfiorando la partecipazione alla Coppa Uefa, undicesima e ancora nona. Ma è soprattutto il calcio veloce e offensivo di Zeman a entusiasmare tifosi e critici. E qui il giornalista Rai non riesce a controllare l’iperbole che è un po’ la cifra distintiva di alcuni redattori di via Marconi. “Quel Foggia – scrive testualmente Gianfranco Coppola – fu una squadra che si andava allo stadio sapendo di godere di uno spettacolo, come era stato nella storia la Honved di Puskás e il Real Madrid di Di Stefano”. 

Questa è una notarella riservata ai ‘malati’ di calcio. L’otto settembre muore Pasquale Casillo negli anni a cavallo tra Ottanta e Novanta protagonista di primo piano dell’economia, del calcio e anche dell’editoria nazionale. Prima di essere travolto dalle inchieste giudiziarie, dalle quali dopo tredici anni di tribolazioni, carcere incluso, uscì assolto ma anche disintegrato sul versante imprenditoriale, nel 1993 controllava 58 società con duemila dipendenti, 30 navi, 250 tir e un fatturato di 2300 miliardi di lire; era il ‘re del grano’ con affari che spaziavano dalle Americhe (Stati Uniti e Argentina) fino alla Russia e alla Turchia.
Tutti i quotidiani, napoletani e non, hanno riportato la notizia,