Vollaro: la confisca
c'è, manca la rettifica

RETTIFICA, SECONDO il Devoto-Oli, è “intervento inteso a correggere o modificare una notizia o una dichiarazione”.
Il 4 gennaio il Mattino pubblica con grande rilievo una notizia: “ La villa, sequestrata per disposizione dell’autorità giudiziaria a metà degli Anni Novanta, tra qualche giorno potrebbe essere restituita alla famiglia del ’Califfo’ cioè il boss Luigi Vollaro, perché la sezione misure di prevenzione

del tribunale dopo il sequestro non ha disposto la confisca del bene”.
La responsabilità dei magistrati viene ribadita con forza in vari passaggi, a cominciare dal titolo della pagina: “Sequestro dimenticato”; si continua con “Una sconfitta dello Stato”, virgolettato del


Vincenzo Lomonte, Giampaolo Longo e Antonino Pane

ministro Mastella; si va avanti scrivendo di “una distrazione” e si dice che la sezione misure di prevenzione espropria “la villa al boss”, ma non opera “il successivo passaggio della confisca del bene”. Per il richiamo dell’articolo nella copertina della cronaca, il Mattino titola: “Atto mancato”.
È invece tutto falso. Nel dicembre 1984 (e non negli “Anni Novanta”) la sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Napoli dispone la confisca (e non il sequestro) della villa di Vollaro; il provvedimento viene confermato il 21 novembre 2003 dal collegio presieduto da Vincenzo Lomonte, con giudici a latere Paola Faillace e Lucia La Posta e ottiene poi il suggello della Corte d’appello e della Cassazione. Infine, con verbale di consegna del 3 dicembre 2004 i dirigenti campani del Demanio trasferiscono la titolarità della villa all’allora sindaco di San Sebastiano al Vesuvio Silvio Carpio.
L’errore della collaboratrice che firma i servizi è grave, ma più grave è che in un giornale strutturato, come dovrebbe essere il Mattino, nessuno dei capi


Francesco De Core, Lucia La Posta e Clemente Mastella

della cronaca e delle cronache controlli la notizia. Non la controllano il numero uno della cronaca, Giampaolo Longo, in carica dallo scorso novembre, né il suo vice, Vittorio Del Tufo, che, in ogni caso, avrebbero potuto interpellare chi segue

abitualmente la giudiziaria (Giuseppe Crimaldi e Leandro Del Gaudio), o chi l’ha seguita per anni (Gigi Di Fiore e Elio Scribani); non controllano la notizia neanche i componenti dell’ufficio di coordinamento delle cronache: il redattore capo Claudio Scamardella, il vicario Antonino Pane, Titti Marrone e Francesco De Core.
Il 4 gennaio i giudici della sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione (con il presidente Mario Cozzi, ci sono Giovanna Ceppaluni, Eugenia Del Balzo, Paola Faillace, Lucia La Posta e Vincenzo Lomonte) leggono il Mattino e rimangono basiti. Prima di decidere qualsiasi iniziativa, chiedono per iscritto l’intervento del presidente del tribunale Carlo Alemi a tutela della loro immagine. Alemi contatta i vertici del giornale, che spediscono in tribunale Amalia De Simone, l’autrice degli articoli, a registrare le doglianze del presidente.
Il 25 gennaio, ventuno giorni dopo la pubblicazione dello scoop, il Mattino pubblica con taglio medio un’ampia intervista ad Alemi sui problemi della

giustizia; la firma Leandro Del Gaudio. Il giorno successivo a piede pagina, su una colonna rinforzata, c’è un pezzo intitolato: “Alemi: Villa Vollaro è stata confiscata”.
E arriviamo finalmente alla rettifica, che in teoria dovrebbe avere un rilievo pari o comunque non


Eugenia Del Balzo, Leandro Del Gaudio e Vittorio Del Tufo

lontano da quello assegnato all’articolo da raddrizzare. Per correggere una paginata con notizie non vere e, probabilmente, diffamatorie, il 26 gennaio i capi di cronaca e cronache, non si sa se con il placet del direttore Orfeo e del numero due Velardi, scelgono invece la strada dell'insabbiamento, pubblicando un articoletto senza firma.
“La villa del boss Luigi Vollaro – è l’incipit della ‘rettifica’ – è stata confiscata dall’ufficio misure di prevenzione del tribunale di Napoli e consegnata al sindaco di San Sebastiano al Vesuvio. Lo precisa il presidente del tribunale Carlo Alemi in seguito alla diffusione delle notizie relative ad una possibile restituzione del bene alla famiglia del camorrista.” Diffusione delle notizie? E chi le ha diffuse, le notizie? Nessuna correzione di tiro, nessuna autocritica. Alemi vuole precisare e accontentiamolo.
Più avanti l’anonimo scrive: “Sulla questione era intervenuto anche il ministro della giustizia Clemente Mastella che aveva annunciato delle verifiche sul caso”. Ma il ministro non “era intervenuto sulla questione”, era stato cercato e intervistato dal Mattino. Aveva precisato di non conoscere la questione,


Giuseppe Crimaldi, Gigi Di Fiore e Antonello Velardi

assicurando comunque che avrebbe verificato “eventuali responsabilità” e impedito “una sconfitta dello Stato”, da attribuire evidentemente a giudici a dir poco “distratti”.
“La notizia pubblicata in forma anonima dal Mattino – dichiara a Iustitia Carlo Alemi – non

ha assolutamente i requisiti della rettifica chiesta dai giudici della sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione. A questo punto i colleghi potranno assumere tutte le iniziative che riterranno opportune”.