Iustitia, rigettata
citazione di Falco

DOMENICO FALCO, detto Mimmo, pubblicista, vice presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, aveva chiesto alla magistratura di condannare il direttore di Iustitia Nello Cozzolino al pagamento di 250mila euro per danni da diffamazione. Due gli articoli incriminati: il primo del 30 aprile 2018 intitolato “Fnsi: arriva il congresso, c’è l’assalto al sindacato”; il secondo del 18 maggio 2018 con il titolo “Per ora sospese le 150 iscrizioni”.
Nel primo servizio si raccontava la visita fatta il 27 aprile 2018 da Falco, accompagnato dai pubblicisti Francesco Ferraro e Alessandro Sansoni, alla sede del Sindacato unitario giornalisti campani per

incontrare il segretario del Sugc Claudio Silvestri e consegnargli 7500 euro in contanti come quote di iscrizione di 150 giornalisti che volevano aderire al sindacato. Somma accettata con

Paolo de Divitiis, Eugenio Salzano e Giancarlo Visone

riserva da Silvestri in attesa delle decisioni del consiglio direttivo.
Nel secondo servizio si dava notizia della decisione del direttivo del Sucg, presieduto da Armando Borriello, di congelare tutte le domande per poterle valutare una per una con la consulenza degli avvocati Eugenio Salzano e Giancarlo Visone.
Il 22 gennaio il giudice Nicoletta Calise della ottava sezione civile del tribunale di Napoli ha depositato la sentenza sulla citazione di Falco: “le notizie riportate nei due articoli debbono ritenersi oggettivamente vere” e “sono di indubbia rilevanza nel settore specialistico del giornalismo e dell’informazione” e quindi “rigetta la domanda”.
In diciotto pagine il magistrato smonta in maniera certosina le argomentazioni di Falco e del suo legale Salvatore Cristiano, riporta le definizioni di vari dizionari per dimostrare la correttezza dei termini usati, fa proprie le tesi dell’avvocato Paolo de Divitiis che assiste il direttore di Iustitia.
Un’ultima notazione. Falco è da moltissimi anni componente dell’Ordine regionale ed ha ricoperto cariche anche al Nazionale. E l’Ordine, in tutte le sue articolazioni, dovrebbe difendere strenuamente la libertà di espressione di tutti i giornalisti. Senza contare che prima di rivolgersi alla magistratura, come è previsto dalle proposte di legge sulla diffamazione, va percorsa la strada della  richiesta di rettifica di eventuali notizie inesatte o ritenute offensive. Evidentemente a via Cappella Vecchia c'è qualcuno che la pensa diversamente.