Napoletano, depositati
i motivi della condanna

PRIMA DEI TRENTA giorni previsti per il deposito delle motivazioni della condanna dell’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano per false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo il collegio della seconda sezione penale del tribunale di Milano (presidente Giulia Maria Tanga Flores, consiglieri Emanuele Mancini, estensore, e

Francesca Ballesi) ha firmato le 27 pagine della sentenza. Il giudice che ha redatto la decisione precisa in premessa che Napoletano non era solo direttore responsabile e direttore editoriale ma amministratore di fatto del Sole 24 Ore per via della partecipazione ai consigli di amministrazione della società e del coinvolgimento nelle scelte gestionali attinenti alle modalità di diffusione del quotidiano e alla

Emanuele Mancini

comunicazione esterna dei dati diffusionali e dei ricavi a essi correlati”.
Passa poi a esaminare, euro per euro, tutti i numeri che venivano forniti per dimostrare risultati straordinariamente positivi mentre gli altri giornali erano in difficoltà:nei bilanci di giugno, settembre e dicembre 2015 venivano esposti fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società”. Si occupa anche dei contratti con i gruppi Johnson, Edifreepress e Di Source indicati come fonte di vantaggi monetari per il Sole mentre registravano perdite di milioni di euro.
Il giudice Mancini elenca le otto parti civili con una agguerrita squadra di avvocati; e tra questi l’ex pm Antonio Di Pietro e Paola Severino, ministro della Giustizia nel governo Monti, e poi ricorda che l’obiettivo di Napoletano era far diventare il Sole il primo quotidiano per copie vendute digitali e, magari, anche cartacee. E sulla manipolazione delle copie vendute batte con insistenza il magistrato estensore: “come evidenziato anche nella consulenza tecnica del professore Iannotta, al fine di definire la rilevanza della distorsione dei dati diffusionali e dei relativi ricavi, nel bilancio 2015 le copie digitali medie dell’esercizio

Roberto Napoletano

venivano indicate pari a 218.000, risultando invece successivamente alle indagini interne al Gruppo avviate dal nuovo management pari a 32.255 copie ovvero il 15 per cento di quelle dichiarate. E nel 2016 la società (con il nuovo management, ndr) operava quindi una riduzione di 142.000 copie digitali rispetto al numero indicato nel precedente bilancio”. 
Argomentazioni difficili da contestare e

sentenza inevitabile. Roberto Napoletano viene condannato a due anni e sei mesi di reclusione, a 50mila euro di multa, al pagamento a ciascuna delle parti civili di oltre cinquemila euro di spese legali e al risarcimento delle parti civili da liquidare in altro giudizio.