Egregio direttore,
ho molto apprezzato il suo articolo sui giornalisti col doppio incarico che la sera scrivono sul giornale delle cose di cui si occupano la mattina. Lei ha citato i casi più eclatanti, ma si potrebbero fare altri mille esempi: le redazioni locali sono piene di redattori ma soprattutto di corrispondenti che fanno contemporaneamente cronista e addetto stampa per un territorio, una tematica o un argomento specifico.
Non è soltanto un malcostume, ma una gravissima violazione etica e deontologica, prima ancora che morale, sulla quale non ho mai sentito alcun rappresentante dell'Ordine dei giornalisti, né in Campania né altrove, esprimersi in modo chiaro.
Vogliamo fare qualche esempio? Lei ha parlato di Rosanna Borzillo. Ma discorso analogo si potrebbe fare con Peppe Maiello, cronista del Mattino per diletto e responsabile comunicazione di Poste Italiane per professione che, spesso, dal suo ufficio ai piani alti che domina piazza Matteotti, invia a via Chiatamone resoconti di inaugurazioni di nuovi uffici postali o riporta posizioni dei vertici di Poste Italiane, firmando pure i pezzi.
Lei ha parlato di Monica Scozzafava, che si occupava di calcio, poi è entrata nell'ufficio stampa del Napoli, poi è tornata a occuparsi della squadra azzurra. Stesso percorso di Piero Rossano (collega della Scozzafava al CorMezz, ora alle pagine casertane) che prima ha gestito l'ufficio stampa di Sandro De Franciscis alla presidenza della Provincia di Caserta (poi emigrato a Lourdes) ed ora scrive resoconti istituzionali occupandosi (anche) dell'attività istituzionale dell'ente Provincia.
Sono solo due casi, i primi che mi sono venuti in mente, ma ne potrei citare tantissimi.
Per carità, si tratta di specchiati professionisti che mai si piegherebbero alle logiche della marketta. Ma con che serenità Maiello e Rossano (come pure Borzillo e Scozzafava, citati da lei) scriveranno di società, istituzioni, uomini politici da cui hanno preso o stanno tuttora prendendo dei soldi?
Se Rossano e Scozzafava si sono lasciati bene con i loro precedenti datori di lavoro magari tenderanno a scriverne bene; oppure in un impeto di onestà, per non sembrare troppo di parte, ne scriveranno addirittura "troppo male". Viceversa, se si sono lasciati male, le loro eventuali critiche appariranno a dir poco scontate.
In ogni caso, il lettore medio, che magari (anche grazie a Iustitia) conosce la storia professionale di queste persone, come recepirà tali resoconti? Nella migliore delle ipotesi, si avrà una distorsione della realtà. Non crede? Candidamente suo, |