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La Rai chiude Neapolis
La risposta è: sciopero |
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DOPO UNDICI ANNI arriva improvvisa a via Marconi la notizia della chiusura di Neapolis, l’unica rubrica nazionale realizzata dalla redazione napoletana della Rai. E il redattore capo Silvio Luise, che Neapolis ha fatto nascere e crescere, non ci sta: l'undici marzo sarà a Roma per valutare con gli avvocati un risposta giudiziaria alla decisione di Alberto Maccari, che
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dallo scorso ottobre ha sostituito Angela Buttiglione alla direzione della Tgr, la testata giornalistica regionale.
La notizia della soppressione di Neapolis, quotidiano sulle nuove tecnologie in onda dalle 15 alle 15,10 dal lunedì al venerdì sulla Terza rete, |

Gilly Castellano, Pellegrino Genovese e Massimo Ravel |
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viene comunicata mercoledì 3 marzo al responsabile dei servizi giornalistici Massimo Milone e al comitato di redazione formato da Gilly Castellano, Pellegrino Genovese e Massimo Ravel. Per il giorno successivo è già fissata un’assemblea: la convocazione è partita da un documento, primi firmatari Sandro Compagnone e Geo Nocchetti, sottoscritto da 34 redattori (mancano le firme di Milone e Verna, del vicario Procolo
Mirabella, di Gabriella Fancelli, Antonio Forni, Antonello Perillo e Edoardo Sant'Elia) che chiedevano di approfondire le dichiarazioni allarmate sul futuro dell’azienda rilasciate dal presidente della Rai Paolo Garimberti.
L’assemblea, con le novità su Neapolis che fanno soltanto cambiare l’ordine del giorno, è molto affollata: apre i lavori con una lunga relazione il segretario dell’Usigrai Carlo Verna, che conferma lo strabismo della sua azione politico sindacale: a Roma progressista, militante dell’associazione Articolo 21 in difesa della libertà di informazione, in qualche caso democratico anche ‘duro’; pompiere a Napoli, dove è allineato alla gestione Milone, e silente in maniera imbarazzante su alcune singolari vicende ordinistiche napoletane (grazie ai voti del capo corrente Ottavio Lucarelli, dal 2007 Verna è anche
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Massimo Calenda, Gabriella Fancelli e Antonio Forni
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consigliere dell’Ordine nazionale).
Il segretario dell’Usigrai esordisce confermando le previsioni nere di Garimberti e disegnando uno scenario drammatico per l’azienda, con bilanci sempre più in rosso: “se non ci sarà un rovesciamento dei tavoli, a |
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fine anno porteranno i libri in tribunale”. Passando poi alle vicende napoletane annuncia che su Neapolis la decisione è presa, parla di palinsesti già firmati dal direttore generale Mauro Masi e fornisce un’altra notizia sorprendente: la trasmissione verrà soppressa con un mese di anticipo, il 3 maggio. Aggiunge che non ci sono problemi per i giornalisti che lavorano alla rubrica abolita, perché verranno riassorbiti, e che per Napoli c’è una nuova “mission” nel campo dell’informazione: in tandem con Milano, realizzerà ‘Buongiorno Italia’, mezz’ora di notizie in onda sulla Terza rete alle sette di mattina, dal lunedì al venerdì, nello spazio oggi occupato da Rai News 24.
In piena sintonia con Verna è il redattore capo Milone: conferma la nuova “mission” per via Marconi e la garanzia del “posto” per i giornalisti con contratto a termine (Fabrizio Cappella, Renato D’Emmanuele, Diego Dionoro e Giovanni Messina). Da registrare soltanto una differenza: la nuova trasmissione del mattino per Verna si chiama “Buongiorno Italia”, per Milone “Italia in diretta”.
Molti gli interventi in assemblea a cominciare da Silvio Luise, che ha ripercorso i lunghi anni di Neapolis, partito in via sperimentale nel marzo del |
’99, che il primo anno andò in onda alle 17, per assestarsi dal 2000 alle 15. Anche allora c’era stata una forzatura romana con il direttore del Tg1 Giulio Borrelli che senza spiegazioni abolì l’edizione di metà mattinata del telegiornale che veniva realizzata da Napoli. Era |

Sandro Compagnone, Antonio Di Nunno, Antonella Fracchiolla |
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però una Rai diversa, con altre sensibilità e altro spessore: venne a Napoli per incontrare la redazione il direttore generale Pier Luigi Celli e dall’incontro nacque l’idea di realizzare Neapolis.
Con i quattro giornalisti precari, lavorano cinque montatori (di cui quattro con contratto a termine), due grafici elettronici precari, mentre sono stabilizzati il regista Antonio Mauriello e l’assistente al programma Clotilde
Parrella. E la squadra di Neapolis, della quale fino a venti mesi fa ha fatto parte come numero due Salvatore Biazzo, poi diventato assessore alla Cultura e al turismo del comune di Avellino, ha in questi anni consolidato un suo pubblico.
La media giornaliera supera gli ottocentomila, un risultato notevole se si considera, fa notare il responsabile di Neapolis, che c’è da scontrarsi con corazzate come ‘Uomini e donne’, il programma di Canale 5 condotto da Maria De Filippi. Un pubblico giovane che ora viene, chissà perché, abbandonato. E Luise chiude l’intervento con una provocazione: presentare |

Salvatore Biazzo, Maria De Filippi (*) e Geo Nocchetti
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una mozione di sfiducia nei confronti del direttore Maccari, non soltanto per la decisione di chiudere Neapolis, ma anche per la forma utilizzata, in violazione delle norme previste dal contratto di lavoro.
Si sono poi susseguiti gli interventi. Qualche isolata |
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dichiarazione soft (Massimo Calenda e Gabriella Fancelli) e tanti interventi, e domande, lucidi e critici: Nicola Muccillo, Nando Spasiano, Francesca Ghidini, Vincenzo Perone, il cdr Ravel, un durissimo Antonio Di Nunno, che ad agosto compie sessantacinque anni, un’ironica Antonella Fracchiolla (rivolta a Milone e Verna, “per favore non parlate più di mission perché ogni volta che in un’azienda si inizia a parlare inglese stanno per arrivare i guai”).
Alla fine passa all’unanimità la decisione di proclamare lo stato di agitazione e di affidare al comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero. “La redazione – scrive il comitato di redazione nel documento conclusivo - è pronta ad accogliere l’ennesima sfida (Buongiorno Italia, ndr) di una produzione che potrebbe trasformarsi in una all news capace di confrontarsi sul mercato con analoghe iniziative già progettate da Mediaset e Sky”.
La nuova sfida però non deve intaccare il patrimonio accumulato dalla redazione con la realizzazione di oltre 1700 puntate di Neapolis. E qui arriva il giudizio durissimo su Maccari e sui vertici di viale Mazzini. “Il cdr stigmatizza il comportamento dell’azienda, le modalità e i tempi con cui queste decisioni |
sono state comunicate. La redazione, inoltre, si oppone fermamente all’idea della cancellazione di una rubrica storica della Tgr Campania, unico programma in Europa in diretta da un virtual set, che ha permesso negli anni di formare specifiche e preziose professionalità |

Pier Luigi Celli, Paolo Garimberti e Mauro Masi (**) |
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giornalistiche e tecniche. La cancellazione di “Neapolis” priverebbe oltre 800mila spettatori al giorno di uno spazio informativo dedicato in modo specifico alla nuove tecnologie e alla new communication, e prodotto con risorse economiche inferiori di un terzo a programmi analoghi”.
In ogni caso ogni decisione è rinviata al 10 marzo quando a Roma alle 11 Maccari incontrerà il comitato di redazione, il redattore capo Milone e il segretario Usigrai Verna. “In caso di incontro infruttuoso – annuncia il cdr - saranno avviate immediatamente le procedure previste per lo sciopero”. |
(*) Da www.osservatoriobalcani.org
(**) www.televisionando.it |
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