La risposta di Adista

Prendiamo atto della richiesta di rettifica inviataci dal preside della Pftim-sezione San Tommaso, don Francesco Asti, qui pubblicata integralmente.
Ribadiamo, come peraltro scritto nell’articolo, che né la Facoltà teologica né i suoi attuali vertici risultano sfiorati dall’inchiesta giudiziaria della Dda di Reggio Calabria. Così come confermiamo quanto scritto nel nostro articolo: a partire dal primo luglio 2024 il contratto di Barillà è stato rescisso dalla Pftim.
Precisiamo, rispetto al punto n. 2 della lettera del preside Asti, che la frase «del caso Barillà non si deve parlare per precisa volontà dell’arcivescovo» – attribuita allo stesso preside – ci è stata riferita da fonti interne alla Facoltà, che riteniamo di sicura attendibilità. Così come (punto n. 4) l’affermazione secondo cui la notizia dell’arresto di Barillà «è stata “secretata” per volontà del Gran cancelliere, l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia» ci è stata riportata da altre fonti interne alla Facoltà. Ovviamente non si tratta di «atti» secretati, perché, come rileva anche il preside Asti, la notizia era di dominio pubblico grazie agli organi di stampa che l’hanno diffusa, bensì di una sorta di cappa di silenzio, per cui in Facoltà non si parlava apertis verbis della vicenda: di questo clima ci hanno raccontato le nostre fonti e di ciò abbiamo dato notizia.
Aggiungiamo due ulteriori elementi. Il preside Asti indica il 18 giugno come data in cui sarebbe venuto alla luce il coinvolgimento di Barillà nell’inchiesta giudiziaria (anche se alcuni articoli del Corriere della sera e del Fatto Quotidiano sono precedenti di diversi giorni); il giorno successivo, 19 giugno, si è svolto un Consiglio di Facoltà della Pftim nel quale non è stato fatto alcun cenno alla vicenda Barillà né dal preside né dal decano, don Antonello Foderaro. Il 2 luglio, poi, si è svolto un Consiglio di Sezione (san Tommaso), durante il quale è stata approvata la proposta, avanzata da alcuni docenti, di redigere un comunicato stampa sulla questione, ma l’iniziativa è stata fermata dall’arcivescovo. Questi due fatti ci sembrano confermare quanto abbiamo scritto nel nostro articolo, ovvero che della vicenda Barillà non si doveva parlare, che era stata in un certo senso “secretata”.
Rispetto invece al punto n. 3, come ci riconosce anche il preside Asti, abbiamo riportato fedelmente quanto ci ha scritto mons. Gaetano Castello rispondendo a una nostra email – a una analoga email invece il preside non ha risposto –, ovvero che Barillà avesse un incarico di «consulente dell’area professionale fundraising, management e comunicazione». Abbiamo però poi riportato anche quanto risulta dal Curriculum vitae di Barillà, che è pubblico e facilmente rintracciabile online: ovvero che dal 2 gennaio 2024 ricopriva il ruolo di «direttore del personale» della Pftim-sez. San Tommaso (tralasciando le ulteriori specifiche presenti nel cv di Barillà: «Amministrare il personale», «valutare il rendimento del personale», «selezionare e reclutare nuovo personale» ecc.). E abbiamo concluso che «o Barillà ha millantato incarichi non ricoperti, o il vescovo Castello si è confuso». Dalla lettera del preside Asti risulterebbe corretta la prima ipotesi: ne prendiamo atto, ma non possiamo non rilevare che il diretto interessato, Barillà, afferma una cosa diversa.