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Cambio all'Indipendente:
via Malgieri, arriva Galdo |
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TERZO ANNO, TERZA formula e terzo direttore, anzi terzo tandem, per l’Indipendente, che non riesce a trovare spazio in edicola e ascolto come foglio d’opinione. L’editore Italo Bocchino continua a cambiare allenatore; dal primo marzo (o dal primo aprile) tocca ad Antonio Galdo con al seguito il fido Franco Insardà, che avrà i gradi di redattore capo responsabile.
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Napoletano, quarantotto anni, sposato, due figlie, Galdo ha studiato giornalismo con l’ex direttore del Mattino Orazio Mazzoni e, nella seconda metà degli anni ottanta, è salito a grande velocità con l’ascensore Pomicino fino a sfiorare poco più che trentenne la
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Italo Bocchino, Emiddio Novi e Paolo Cirino Pomicino |
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vice direzione del Mattino, ma a velocità altrettanto sostenuta è caduto, quando l’ex ministro del Bilancio è stato travolto dalla valanga Tangentopoli. La chiave di un successo che sembrava certo è stata nel 1985 Itinerario, all’inizio bimestrale, poi mensile, non un giornale, ma una cabina di regia per tessere rapporti con i media napoletani, mettendo a libro paga tutti (o quasi) i giornalisti che a Napoli occupavano posizioni strategiche, e gestire budget da periodico nazionale grazie al coinvolgimento sul versante pubblicitario delle grandi aziende pubbliche. Dopo il tonfo Galdo ha collaborato con giornali nazionali e ha scritto libri. Ora ha l’occasione di dirigere un foglio nazionale, anche se impalpabile, e, magari, svolgere il ruolo di trait d’union con nuovi soci per dare spessore a un’anemica compagine societaria. Tra gli altri, circola il nome di Vincenzo Maria Greco, braccio destro di Pomicino negli anni del dopo terremoto.
A Itinerario si è fatto le ossa e ha maturato il praticantato Insardà, irpino di Montoro superiore, quarantasei anni, che con il Roma di Tatarella e Bocchino ha lavorato nella fase di avvio del giornale nell’autunno del ’96, con
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Luciano Lanna e Ivo Virgili
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un service da Avellino saltato dopo soli due mesi, quando venne licenziato il primo direttore, Enzo Palmesano.
Ma accantoniamo Itinerario e torniamo all’Indipendente. Bocchino ha rilevato la testata dal fallimento del quotidiano progettato, varato e diretto nel ’92 da Ricardo Franco Levi, e l’ha riportato in edicola il primo aprile
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del 2004, affidandone la guida allo storico Giordano Bruno Guerri, senese di Monticiano, cinquantacinque anni, dal 1987 professionista, affiancato dal vice direttore Luciano Lanna. Progetti ambiziosi: costosa campagna promozionale, distribuzione nazionale, tiratura dichiarata per le prime settimane di 50mila copie; ma vendite modeste, assai modeste e lontane dal break even annunciato a 3200 copie.
Nel febbraio 2005 il testimone passa a una coppia sannita. Il direttore è Gennaro Malgieri, nato a Solopaca nel 1953, ex direttore del Secolo d’Italia, deputato di Alleanza nazionale, dal maggio 2005 consigliere d’amministrazione della Rai. La vice direzione responsabile va al trentasettenne Giancristiano Desiderio, di Sant’Agata dei Goti.
Ora Malgieri e Desiderio lasciano il comando, ma non vanno via: il primo continuerà a firmare come editorialista, il secondo perde la responsabilità e conserva la vice direzione. Immutata anche la squadra formata dal caporedattore Nico Forletta e da Mario Acconciagioco, Alberto Castelli, Errico Novi (figlio di Emiddio, senatore di Forza Italia), Francesco
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Pacifico, Riccardo Paradisi e Susanna Turco.
In redazione aspettano con qualche preoccupazione la nuova svolta. “Finora – ammette uno dei giornalisti dell’Indipendente – il giornale non ha funzionato: Guerri ha fatto un prodotto anarchico che, nonostante i mezzi a disposizione e una diffusione nazionale, non ha intercettato un
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Enzo Palmesano e Giuseppe Tatarella |
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pubblico che pure esiste; con il liberal-conservatore Malgieri il giornale è andato meglio, ma mezzi scarsi, una diffusione che ha tagliato le isole e le regioni minori e si è concentrata sui capoluoghi più importanti, e l’impegno del direttore in Rai hanno frenato la crescita. Resto convinto che un giornale politico culturale di destra ha un ruolo da svolgere sia in caso di vittoria che di sconfitta del Polo; l’intellighenzia conservatrice ha bisogno di uno spazio per discutere questioni importanti come il partito unico e il dopo Berlusconi”.
Con poca pubblicità, raccolta dalla Manzoni, e vendite poco significative, il quotidiano si regge sui contributi pubblici (891mila euro nel 2003), ottenuti grazie all’operazione fatta su Salerno con l’acquisizione del quotidiano Cronache del Mezzogiorno e la trasformazione in Cronache dell’Indipendente.
Dalle visure delle camere di commercio risultano due società con la stessa denominazione, Edizioni de L’Indipendente srl, entrambe con sede nella capitale. La prima, iscritta dal 18 febbraio 1999 alla camera di commercio di Roma, ha sede a corso Vittorio Emanuele II 21, nell’immobile che ospita la redazione dell’Indipendente, ha un capitale di 10.404 euro e ha come amministratore unico Ivo Virgili, titolare dello stesso incarico nella società
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Mario Acconciagioco e Franco Insardà
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Edizioni Roma spa. La seconda società risulta iscritta alla camera di commercio capitolina dal 26 marzo 2004, pochi giorni prima del ritorno in edicola dell’Indipendente, con provenienza dalla camera di commercio di Salerno, per l’operazione Cronache del Mezzogiorno; ha sede in via Carducci 10, con un capitale di 400mila euro; |
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l’amministratore unico è il commercialista Francesco Ruscigno. Proprio Ruscigno frena sull’arrivo di Galdo: “Non credo che il nuovo direttore arriverà subito; forse se ne parlerà ad aprile. E anche con Insardà stiamo discutendo, perché è occupato in un altro giornale”.
Sulla frenata Galdo concorda: “Per ora ho accettato l’incarico di preparare un piano editoriale. Per la direzione dobbiamo definire ancora diversi paletti”. Si dichiara comunque molto interessato all’operazione: “Sin dalla sua nascita l’Indipendente ha fatto vittime: Ric Levi ci ha rimesso di tasca sua due miliardi di lire; Feltri è fallito; Giordano Bruno Guerri è stato un disastro; Malgieri è un gentiluomo, che fa un giornale semiclandestino. Ma nel giornalismo italiano, dopo la nascita di Repubblica, trent’anni fa, l’unica area che dimostra vitalità è quella dei giornali d’opinione, vedi Foglio e dintorni”.
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