Mattino: Jouakim torna
e va due anni a Salerno

DOPO UNDICI MESI si chiude con un accordo la spinosa e oscura vicenda del licenziamento di Fabio Jouakim. Nei primi giorni del febbraio 2011 il cronista riceve dall’azienda una lettera di contestazione per violazioni informatiche (avrebbe aperto abusivamente le mail di redattori, amministrativi e/o amministratori del giornale); presenta le sue controdeduzioni, ma il 19 febbraio gli arriva la lettera di licenziamento. Nello stesso giorno la notizia

viene ufficializzata dal cdr (Marisa La Penna, Daniela Limoncelli, Salvo Sapio) con un comunicato che parla di “giusta causa”, ma tace, “a tutela della privacy”, sui motivi del licenziamento. Si va al confronto in tribunale con le parti sicure di avere in mano le


Massimo Garzilli e Giuseppe Marziale

carte migliori e con Jouakim che non vuole la tutela sindacale e decide di difendersi utilizzando soltanto l’assistenza dell’avvocato lavorista Giuseppe Marziale. Raggiunto l'accordo, il cronista e l'azienda mantengono la linea del silenzio, però, a giudicare da come si è conclusa la vicenda, aveva ragione Jouakim: era lui ad avere le carte migliori e i vertici dell’azienda, Massimo Garzilli e Raffaele Del Noce, hanno incassato una nuova clamorosa sconfitta. Ma come si è chiuso lo scontro? Il primo febbraio il giornalista rientra al Mattino e avrà come sede di lavoro Salerno. Alla redazione salernitana, guidata da Gianni Molinari con vicario Gianni Colucci, rimarrà per due anni e poi ci sarà il rientro a via Chiatamone.
Resta da capire che cosa ha spinto il Mattino, difeso dall’avvocato Marcello De Luca Tamajo, ad accantonare la linea dura e a cercare con insistenza un accordo. È probabile che un aiuto a Jouakim sia arrivato da Francesco Aliperti, il presidente della sesta sezione penale (collegio B) del tribunale di Napoli che, con i giudici a latere Serena Corleto e Ornella Baiocco, nel giugno scorso ha condannato Massimo Garzilli a un anno e otto mesi di


Gianni Colucci e Gianni Molinari

reclusione, con pene principale e accessorie sospese. Per la bancarotta della Diffusione napoletana, la società che fino al luglio 2001 consegnava il Mattino alle edicole napoletane, a Garzilli è stato anche vietato “l’esercizio di un’impresa commerciale

per la durata di anni dieci” e l’esercizio di uffici direttivi “per la stessa durata presso qualsiasi impresa”. La sentenza di Aliperti ha forse influito perché se Jouakim è stato accusato di violazioni informatiche, si può ragionevolmente ipotizzare che anche i dirigenti del Mattino per incastrare il cronista non siano andati troppo per il sottile. Da qui la preoccupazione che una sconfitta davanti al magistrato del lavoro seguita da una eventuale denuncia in sede penale potrebbe avere conseguenze disastrose per il già condannato Garzilli e per il capo del personale Del Noce.
Per un giornalista che da Napoli va a Salerno, ce n’è un altro che da Salerno viene a Napoli: è l’inviato Antonio Manzo. Nato a Eboli nel ’57, da ventisei anni professionista, una laurea in Giurisprudenza all’università di Salerno, Manzo ha iniziato l’attività giornalistica alla fine degli anni Settanta come corrispondente da Eboli prima di Avvenire e poi del Mattino. L’assunzione alla redazione di Salerno del Mattino arriva nel giugno 1983 con la direzione di Franco Angrisani; nove anni più tardi sarà invece Pasquale Nonno a

spedirlo alla sede di Roma, insieme al notista politico Antonio Aurigemma, per scrivere del voto per il presidente della Repubblica concluso dalla rapida elezione di Oscar Luigi Scalfaro, presidente che seguirà anche nei tre anni successivi, ricevendo nel


Marcello De Luca Tamajo e Oscar Luigi Scalfaro

’94 la promozione a inviato speciale dal direttore Sergio Zavoli, che nell’agosto ’93 ha preso il posto di Nonno. Nella seconda metà degli anni Novanta Manzo va in aspettativa e si dedica alla politica fino a ricoprire nel 2000 l’incarico di vice del sindaco di Eboli Gerardo Rosania di Rifondazione comunista. L’anno successivo il ritorno al Mattino, sempre a Salerno; ora il trasferimento a Napoli al settore Interni Esteri, guidato temporaneamente da Luciano Pignataro.