Lezione di giornalismo
dal presidente gip Gatti

FA UN PASSO in avanti e due indietro la cronaca di Repubblica Napoli negli articoli sull'’ufficio gip del tribunale partenopeo. Il 18 gennaio Irene De Arcangelis dà notizia della rapina di cui è stato vittima Giustino Gatti, il capo dei giudici per le indagini preliminari, e finalmente le gerarchie della sezione sono chiare: Gatti è il presidente, Bruno D’Urso il presidente aggiunto. Il resoconto della De Arcangelis però non brilla per precisione e il giudice Gatti in una lettera di rettifica inviata al giornale parla di “notizie false”.
La cronista di Repubblica Napoli, la redazione guidata da Giustino Fabrizio

con vice Ottavio
Ragone
, scrive: “Al giudice, subito dopo l’aggressione, non è rimasto altro da fare che chiamare la polizia. La volante della questura è subito arrivata, ha portato l’alto magistrato in Procura mentre la notizia, nel giro di pochi minuti, è


Giustino Gatti e Ottavio Ragone

rimbalzata all’Arma territoriale. E alla compagnia dei carabinieri Centro hanno cominciato a cercare i responsabili”.
Otto righe di cronaca che Gatti impallina con colpi di precisione. Primo. “Non è vero che abbia chiamato subito una volante e che la stessa sia prontamente intervenuta, accompagnandomi in Procura per la denuncia: oltre tutto ero senza telefonini (che mi erano stati sottratti, contrariamente a quanto scritto nell’articolo)”. Secondo. “Ho proseguito per la mia strada, a piedi come sempre, fino a raggiungere il centro direzionale”. Per il terzo colpo Gatti sceglie l’arma dell’ironia: “la denuncia l’ho fatta per mia libera scelta presso il commissariato del Palazzo di Giustizia”. E non “mi risulta che una denuncia fatta alla Polizia determini un’indagine da parte dei Carabinieri (con tutto il rispetto per l’Arma)”. Infine una chiusa secca e tagliente: “il diritto di cronaca del giornalista non l’autorizza a pubblicare notizie false, fornite da un informatore disinformato, e dispiace che la tanto rivendicata privacy venga violata senza neanche chiedere al suo titolare fino a che punto sia vero quello che si intende pubblicare”.     
Pensate che di fronte a una rettifica così dettagliata e così critica ci sia soltanto da ammettere le inesattezze pubblicate e scusarsi con Gatti e con i lettori? Vi sbagliate; i vertici di Repubblica Napoli riescono a mettere in pagina una controreplica di ventisei righe, rigorosamente anonime: le avrà scritte Irene De Arcangelis, che ha firmato la cronaca “imprecisa”? O il redattore capo Giustino Fabrizio? O il vice Ottavio Ragone? Il testo, che dopo un avvio soft diventa polemico e arrogante, non ha un padre e neanche una madre.
E veniamo alla controreplica: “ci dispiace per le imprecisioni che si limitano al


Luigi Merolla e Marco Minicucci

fatto che egli (Gatti, ndr) non ha chiamato la volante e gli sono stati rubati anche i telefonini”. Nella fretta di rispondere l’estensore anonimo dimentica la chicca delle dieci righe riservate dalla De Arcangelis alle indagini dei carabinieri che si erano subito lanciati sulla

denuncia fatta da Gatti alla polizia. E viene quasi da immaginare una gara a chi arriva primo a beccare i rapinatori tra il questore Merolla e il comandante provinciale dei carabinieri Minicucci. C’è anche un passaggio che spiega perché non è stata neanche interpellata la vittima della rapina: “la notizia non è di dominio pubblico e questo spiega perché l’abbiamo tenuta riservata fino alla pubblicazione”. La controreplica viene chiusa con un tentativo di frase a effetto: “sinceramente non capiamo questa reazione (di Gatti, ndr): in fondo abbiamo scritto che il giudice è stato rapinato, non che era il rapinatore”. E noi possiamo confermare: quest’altra ‘imprecisione’ nell’articolo non c’era.