Querela Roscigno: Sasso
e Roberto Paolo assolti

DOPO DODICI anni è arrivato il timbro della Corte di cassazione sulla querela per diffamazione presentata dall’ex capo ufficio stampa del comune di Napoli Annamaria Roscigno nei confronti del direttore del Roma Antonio Sasso e di Roberto Paolo, allora redattore capo e oggi condirettore.
In primo grado (sentenza del giugno 2009 del giudice del tribunale di Napoli Maria Aschettino) e in secondo grado Antonio Sasso e Roberto Paolo erano stati condannati a dieci e a otto mesi di reclusione. Il 24 gennaio la quinta sezione penale della Cassazione (presidente Aniello Nappi, relatore Maria Vessichelli) ha chiarito i motivi per i quali lo scorso 28 novembre aveva annullato senza rinvio la sentenza di condanna al carcere dei due

giornalisti del Roma difesi dall’avvocato Carmine Ippolito. In sintesi il fatto. Nell’ambito di una campagna del Roma sui presunti conflitti di interesse dell’assessore comunale Rachele Furfaro il 20 luglio del 2004 Dario Caselli, collaboratore del Roma e

Roberto Paolo e Antonio Sasso

stagista all’ufficio stampa di palazzo San Giacomo, firma un articolo sulla vicenda. A strettissimo giro Annamaria Roscigno invia una lettera a Caselli invitandolo nella sostanza a scegliere tra lo stage e l’attività giornalistica. La lettera viene giudicata dai vertici del giornale come un attacco alla libertà di stampa e il 22 luglio titolano in prima pagina: “Ritorsione contro il Roma / Dopo il caso Furfaro il Comune si vendica: via lo stagista-cronista”. Seguono articoli di Roberto Paolo e di Antonio Sasso. Altrettanto rapida la replica della Roscigno che il 27 luglio 2004 presenta una querela nei confronti di Sasso e Paolo, rinviati a giudizio nell’aprile del 2007. Ora la Cassazione ha annullato la condanna, perché “il fatto non costituisce reato, attesa la sussistenza della scriminante dell’esercizio del diritto di critica”.
Al di là della vicenda specifica, – commenta un esperto cronista di giudiziaria – la decisione della Cassazione sulla querela Roscigno riveste una particolare importanza perché fissa paletti fermi e chiari in difesa del diritto di critica, ‘ossia di un argomentare logico e giustificato, capace di integrare quell’esercizio della funzione informativa che rientra nel diritto di manifestare il proprio pensiero anche con lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione’.”