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"Mai stato un
bassoliniano" |
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È LA LINGUA che si evolve, attenta ai segnali di mutazione dei costumi e delle abitudini. E quindi della parlata di tutti i giorni, dei vocaboli che entrano prepotentemente a far parte della nostra quotidianità. Se il capo vi dice con occhio acquoso: Che fai stasera? voi lo potete denunciare per stalking (grazie alle battaglie del ministro Mara Carfagna); se vi trasferisce alla stanza di fronte perché non gliela date voi fate un’altra denuncia per mobbing e lo |
potete chiamare stronzo, eventualmente anche terrone (la Cassazione ha stabilito che potete), o addirittura napoletano (come ha detto a Parma un giudice a un testimone reticente: e sempre la Suprema Corte ha poi dato ragione al giudice con la sentenza numero |

Gianni Agnelli e Marco Demarco |
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11618, evidenziando che ''con riguardo al termine 'napoletano' nessun intento denigratorio era ravvisabile, dal momento che il riferimento si inquadrava nel tentativo di convincere il teste a non essere evasivo''). Vogliamo dire di chi la mattina si alza, guarda la moglie con bigodini e crema antirughe e fa un outing estemporaneo: Beati i gay. O di Gianfranco Fini, ormai considerato a buon diritto il profeta dello sdoganamento? Sono queste le parole che arricchiscono ogni anno le ristampe dei dizionari, tra cui il Grande Dizionario Italiano dell’uso del professor Tullio De Mauro.
In questa sede vorremmo suggerire un’altra parola: sbolognarsi, sottile variazione di sbolognare (che indica il tentativo di affibbiare ad altri qualcosa o qualcuno che si ritiene ormai inutile). Sbolognarsi, invece, è il tentativo di liberare se stessi da qualcosa-qualcuno ormai inutile. Nel caso, ad abundantiam, facendo anche un po’ di outing ideologico.
La folgorante idea lessicale ci è venuta leggendo il Corriere del Mezzogiorno del 26 marzo, il cui Primo Piano di pagina 2 è dedicato interamente a un’intervista di Simona Brandolini a Mario Bologna, per una vita uomo
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Simona Brandolini e Mara Carfagna
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stampa di Antonio Bassolino, casertano di sessantadue anni (uno in meno di Bassolino), da venti professionista, corrispondente dell’Unità, poi collaboratore di Repubblica Napoli e addetto stampa dell’editore Guida. L’intervista arriva proprio |
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in coincidenza con il previsto sfratto dell’ex governatore da via Santa Lucia: “Le mie battaglie col governatore” / Bologna e il Bassolino
segreto. E subito, nel catenaccio, Bologna fa outing, si sdogana: “Non sono mai stato bassoliniano, il primo a saperlo è proprio lui”.
Questa è una notizia, poche storie. Questo è uno scoop di quella vecchia volpe di Marco Demarco. Un piccolo mito che cade, un luogo comune clamorosamente sconfessato. È come se Ginger Rogers avesse lasciato scritto “Ma quel Fred Astaire …era pure ballerino?”. Oppure se, cent’anni di vita, dopo morto si scoprisse che Daniele Capezzone era compagno di briscola di Antonio Di Pietro.
Ora sappiamo che Bologna lavorava per la pagnotta e odiava il padrone, come Cipputi odiava Gianni Agnelli. E prende le distanze dal suo mentore, molto prima (quasi 48 ore) che la stella declini. “Lui lo sa che non sono mai stato bassoliniano. Anzi, per molti sono di destra”. Ma diciamocela tutta, del Bassolino segreto (sic transit…) oggi non interessa più nulla a nessuno.
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Marcello Taglialatela, Nicola Cosentino, Stefano Caldoro, Mario Landolfi e Luigi Cesaro |
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Il settimanale Cuore l’avrebbe piazzato nella rubrica ‘Chi se ne frega’. Forse sarebbe stato sfizioso leggere qualcosa durante i dieci anni trascorsi insieme a Santa Lucia o nei sei anni precedenti a palazzo San Giacomo. Chissà, forse Bologna era distratto da altre incombenze, come la propria nomina in extremis a direttore del Forum delle Culture.
E intanto rullano i tamburi dell’esercito del Cavaliere, con in testa Stefano Caldoro e Gigino Cesaro, seguiti da Cosentino, Landolfi e Tagliatela. |
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