Diffusione napoletana,
in aula la bancarotta

ALLA QUARTA UDIENZA, il 3 aprile, ha preso il largo il processo per la bancarotta preferenziale che ruota intorno al fallimento della Diffusione napoletana, la snc che distribuiva il Mattino e altri quotidiani e periodici.
Davanti alla sesta sezione penale collegio B (presidente Sergio Aliperti e giudici a latere Serena Colleto e Ornella Baiocco)  le prime udienze (8

novembre 2007, 10 gennaio e 14 febbraio) sono filate via per stralciare la posizione di Pasquale De Gregorio, ex amministratore di Diffusione napoletana, che aveva chiesto, attraverso l’avvocato Eugenio Baffi il rito abbreviato, richiesta


Marinella De Nigris e Massimo Garzilli

respinta dal gip Rosa Anna Saraceno. All’udienza del 3 aprile, dopo che il presidente ha dichiarato aperto il dibattimento (tra i presenti uno soltanto degli imputati: Giuseppe De Gregorio, ex amministratore di Intramedia, la srl nata dalle ceneri della Diffusione napoletana) è stato ascoltato il primo e unico teste della giornata: il maresciallo della Guardia di finanza Vincenzo Penniello, autore del primo rapporto di polizia giudiziaria.
Penniello ha ricostruito l’intero percorso delle indagini prima di rispondere alle domande del pubblico ministero Valentina Rametta (in sostituzione del titolare Giuseppe Narducci), dell’avvocato di parte civile Paolo Piazza, nominato dal giudice della sezione fallimentare Gianpiero Scoppa a tutela degli interessi dei creditori affidati a Giuseppe Savona, curatore del fallimento della Diffusione napoletana dichiarato il 13 marzo 2002 dal tribunale di Napoli, e dei difensori degli imputati Eugenio Baffi, Gaia Fusco, Marinella De Nigris e Massimo Krogh, gli ultimi due legali di Massimo Garzilli, direttore generale del Mattino, da gennaio in pensione: conserva lo stesso ruolo, ma formalmente è procuratore. Gli avvocati hanno presentato un corposo elenco testi, che il presidente Aliperti ha deciso di sfoltire; in particolare l’avvocato Krogh ha chiesto di ascoltare Garzilli e ha ricordato che sono in corso varie cause civili tra l’Edime, la società editrice del giornale (ora


Marco Moscariello e Giuseppe Savona

diventata Il Mattino spa), e Intramedia.
E veniamo alla testimonianza del maresciallo della Guardia di finanza. Penniello ha ricordato che l’indagine è partita da due segnalazioni della Banca d’Italia per movimenti anomali su alcuni conti correnti:

c’erano centinaia di assegni, in tutto 845, che nell’autunno del 2001 venivano versati della famiglia Ingegno su conti correnti a loro intestati al Credito Emiliano; nel processo sono imputati Cristiano, Umberto e Vincenzo Ingegno, difesi dall’avvocato Marco Moscariello.
“Le somme entravano come assegni bancari, – ha dichiarato Penniello - dati dagli edicolanti e intestati alla Diffusione napoletana, e uscivano dai conti degli Ingegno come assegni circolari di importo consistente che venivano incassati dall’Edime. Siamo andati più volte alla sede del Mattino, anche se abbiamo parlato poche volte volte con Garzilli perché spesso non c’era. Al giornale abbiamo trovato una comunicazione di Pasquale De Gregorio del luglio 2001, che diceva di non poter più far fronte ai propri debiti nei confronti dell’Edime e abbiamo visto che i circolari venivano contabilizzati come pagamento del credito che l’Edime vantava nei confronti della Diffusione napoletana; ricordo che si trattava di diciotto rate da 56 milioni di lire".
Il presidente Aliperti ha fissato la prossima udienza alle 9,30 dell'otto maggio, quando verrà ascoltato il curatore Giuseppe Savona.