Non a caso, i danni collaterali della riforma Franceschini si chiamano «valorizzazione del sistema territoriale», parafrasi usata per nobilitare il mercato delle prebende, molto attivo in periodo pre-elettorale; «star system» dei direttori, che a volte mostrano di considerare proprietà privata i luoghi da loro amministrati; «auditel» dei visitatori, come se quello certificasse il grado scientifico di un museo. È ovvio che sia necessario far leva sulla fantasia, inventare nuove formule, per attrarre il pubblico. Ma da qui a trasformare un luogo di cultura in un contenitore dove tutto è possibile, ce ne corre. Vincenzo Trione, nell’editoriale di qualche giorno fa, ha indicato una via d’uscita: scindere, sul modello francese, le figure del manager e del responsabile culturale, anche per riguadagnare una dialettica tra queste due componenti. È già avvenuto al Napoli Teatro Festival, dove da qualche mese amministratore unico è Alessandro Barbano e direttore artistico Ruggero Cappuccio.
L’esperimento sembra funzionare. Dunque, se invece di scatenarsi a difendere il «protetto» di turno, la Napoli più colta facesse sentire la sua voce per separare due funzioni inconciliabili e restituire a ciascuno il proprio posto? Se invece di insultare un dirigente ministeriale che motiva corposamente le sue decisioni (piacciano o meno), si liberasse dei tanti «signorsì» che fanno il gioco dei potentati locali? Se invece di insinuare, adoperare la maldicenza e spargere pettegolezzi, tornasse a discutere nel merito dei problemi senza pregiudizi e logiche d’appartenenza? Beh, forse ci sarebbe meno presenza (e presente) su Facebook. Ma tanto futuro per la città.
Post scriptum. A proposito, ve lo dico io prima che lo sappiate da qualche malalingua, casomai nel retrobottega di un social o di un salotto. Mia moglie, Laura Valente, è presidente del Madre (favorevole al «prestito» del Caravaggio) ed è stata, con Alessio Vlad e Maria Pia De Vito, direttrice artistica del Festival di Ravello. Come sempre accade, leggerà quest’articolo soltanto quando sarà in edicola perché ciascuno di noi fa il suo lavoro in piena autonomia. Potrà sembrarvi strano, vista l’aria che tira. Eppure è così, ci crediate o meno. E che non se ne parli più.

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