"Non li dare retta"

Prima di lui, a memoria di calunniatori, si ricorda un’altra clamorosa protesta contro i tentativi volgari di minare l’integrità morale. Fu la buonanima di Oscar Luigi Scalfaro a scandire con la erre moscia e arrotolata il proprio “Non ci sto”. Era il 3 novembre 1993 e Oscar era presidente della Repubblica.
Le malelingue insinuavano che l’integerrimo piemontese figlio di un napoletano avesse preso una bustarella da cento milioni al mese dal Sisde quando era ministro dell’Interno. E lui gridò il proprio sdegno: “A questo gioco al massacro non ci sto. Sento il dovere di non starci e di dare l’allarme”.
A distanza di quasi venti anni un altro grido di sdegno e di allarme si leva alto. E stavolta dalle colonne di Facebook. A lanciarlo è Antonello Perillo, caporedattore della Rai a via Marconi (di frequente impegnato a seguire le vicende della squadra di Mazzarri), risentito da alcune perplessità avanzate da Iustitia il 30 luglio secondo cui l’impeto da ultras azzurro di Perillo ha spesso, anzi quasi sempre, il sopravvento sul consigliere regionale dell’Ordine dei giornalisti. Specialmente quando ad esibirsi è il presidentissimo (con il distacco del cronista, così lo chiama, Perillo), Aurelio De Laurentiis, che abitualmente apostrofa i giornalisti con soprannomi affettuosi senza che nessuno degli addetti ai lavori ritenga di gridare il proprio Non ci sto.
Su Facebook il caporedattore Rai informa di non avere mai ricevuto regali dal Napoli (nessuno ha detto il contrario) e di fare l’abbonamento ogni anno (nessuno ha affermato il contrario).
La excusatio non petita trova valanghe di mail di solidarietà: c’è Gennaro che sintetizza il tutto con “è immondizia da web”; un tal Bruno parla di “gente in Mala Fede” (in maiuscolo); Giacomo afferma che “il tuo eccellente lavoro è motivo di invidia. Oggi è facile inventarsi siti e blog e sparare su tutti”; Francesco parla di “attacchi gratuiti e ricchi di cattivi
sentimenti
”. E forse fa bene Raffaele, perilliano di lungo corso, che stempera amarezza, tensione e lingua italiana: “Antonello, non li dare retta”.
Ma c’è una voce fuori dal coro. È quella di Salvatore Testa, per molti anni redattore dell'Agenzia Italia, cronista della vecchia scuola ed oggi pensionato, che interviene nel dibattito e chiede: “E allora perché state sempre a leccare?

Hans Schnier
(*) Da www.toscana-notizie.it
 
Luigi Scalfaro (*)
Antonello Perillo
Walter Mazzarri
Aurelio De Laurentiis
Salvatore Testa