La Città: 4 licenziamenti,
cinque giorni di sciopero

UN REDATTORE CAPO, anzi l’unico redattore capo in organico, Maurizio D’Elia; un capo servizio, e qui la scelta è tra Vito Bentivenga, Carlo Meoli, Piero Delle Cave e Tommaso Siani; due redattori con sette nomi a disposizione: sono questi i quattro profili dei licenziandi indicati dagli editori del quotidiano la Città di Salerno.
Ma vediamo la veloce successione delle tappe della nuova crisi. La sera del primo febbraio c'è l’annuncio orale del direttore Antonio Manzo e subito dopo la consegna da parte del direttore amministrativo Giuseppe Carriero a un membro del comitato di redazione del piano di ridimensionamento, controfirmato da Manzo, che prevede quattro tagli.

Il giorno successivo l’assemblea dei giornalisti proclama cinque giorni di sciopero e diffonde un comunicato durissimo che elenca le

Salerno. L'iniziativa per la Città nella sala della giunta comunale

responsabilità, i vuoti di informazione e le notizie contradditorie fornite dagli editori, accompagnate da scelte aziendali incomprensibili se non autolesionistiche come il nuovo aumento di prezzo scattato proprio il 2 febbraio con la Città in edicola a un euro e trenta centesimi e il Mattino fermo a uno e venti. Alle note di assemblea e cdr replicano il direttore amministrativo e l’azienda che ribadisce “la piena e incondizionata fiducia” a Manzo.
Il 4 febbraio, nella sala giunta del comune di Salerno, il cdr (Vito Bentivenga, Piero Delle Cave, Clemy De Maio) convoca una conferenza stampa affollatissima. Sono presenti, con il consigliere della Fnsi Gerardo Ausiello, la componente del direttivo del sindacato partenopeo Roberta De Maddi e il presidente dell’Ordine regionale Ottavio Lucarelli, il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, esponenti della politica (tra gli altri il deputato di Forza Italia Luigi Casciello), rappresentanti della società civile e tanti giornalisti tra i quali Marco Toriello e Petronilla Carillo, rispettivamente responsabile della sede di Salerno e componente del cdr del Mattino, Giuseppe Blasi, Eugenio Ciancimino, Edoardo Scotti. A seguire la visita di cdr, sindacato e Ordine al prefetto Francesco Russo che non si è limitato a esprimere la sua solidarietà ma ha contattato gli editori chiedendo l’avvio immediato di una trattativa. E il 5 c’è stato l’incontro delle parti a Napoli, nella sede del Sindacato unitario giornalisti della Campania. Al tavolo erano presenti per le Edizioni salernitane srl il direttore amministrativo Giuseppe Carriero e il consulente del lavoro Lorenzo La Duca, per i giornalisti il comitato di redazione, il segretario del Sugc Claudio Silvestri e il consigliere Fnsi Gerardo Ausiello e per i poligrafici il segretario della Fistel-Cisl salernitana Antonio Abagnara. L’azienda ha proposto di ritirare i licenziamenti varando contratti di solidarietà al 50

Salerno. Il sindaco Vincenzo Napoli e il prefetto Francesco Russo

per cento, il cdr ha risposto con il 30 per cento, spingendosi fino al 35, e ha chiarito che con percentuali superiori ci sarebbero stati giorni in cui la fattura del giornale sarebbe stata

affidata a quattro cinque giornalisti con riflessi pesantissimi sulla qualità del prodotto, senza contare i carichi di lavoro massacranti per realizzare ogni giorno venti pagine. Dopo quattro ore l’incontro è terminato senza trovare un punto d’intesa perché probabilmente tra i soci (l’imprenditore Giovanni Lombardi e il distributore di giornali Vito Di Canto) c’è forse chi punta a decimare la redazione, che pure da venti anni confeziona un giornale leader nella vasta provincia di Salerno, per sostituire i licenziati con uomini fidati da sottopagare. Un progetto già in parte attuato sottraendo ai redattori lo sport e l’edizione on line e affidandone la gestione a un service.
Le parti sono molto distanti ma uno scontro sanguinoso non conviene a nessuno. È allora opportuno che cerchi di recuperare un ruolo il direttore Antonio Manzo. Per mesi aveva assicurato ai giornalisti che chi parlava di licenziamenti diceva sciocchezze e quindici giorni fa dichiarava a Iustitia che non c’erano motivi per preoccuparsi perché un’intesa si sarebbe trovata come era già successo dodici mesi fa. Poi ha firmato i licenziamenti spingendo i giornalisti che pure avevano apprezzato il suo lavoro a scrivere nell’incipit del documento sui tagli che ritenevanoirrimediabilmente compromesso il rapporto di fiducia con il direttore responsabile Antonio Manzo”. Sarà ora necessario un grande impegno per recuperare fiducia e credibilità.