Al Roma si lotta
per non affogare

DOPO DICIASSETTE anni Italo Bocchino, con la débâcle elettorale di Futuro e libertà, chiude la sua esperienza di deputato e torna, forse, a fare il giornalista al Secolo d’Italia on line; dopo diciassette anni Italo Bocchino, da tempo defilato dal giornale, chiude la sua esperienza di editore del Roma, il quotidiano che, insieme a Giuseppe Tatarella, aveva riportato in edicola il

12 ottobre del ’96.
Il 28 febbraio la Edizioni del Roma società cooperativa a responsabilità limitata, con amministratore unico Salvatore Santoro, ha cessato di operare e sono stati licenziati tutti i dipendenti, sedici unità tra giornalisti e amministrativi.


Italo Bocchino

I debiti sono via via lievitati e senza l’ossigeno dei contributi pubblici, congelato il finanziamento 2011 e contestata l’erogazione del 2009, hanno creato una situazione insostenibile; inevitabile gettare la spugna.
Il primo marzo l’editoriale (Il ‘Roma’, una storia senza fine) che apre il giornale annuncia la svolta: La società editrice ha tentato in vario modo di fare fronte alle difficoltà economiche, causate in parte dalla generale crisi della stampa e del mercato pubblicitario , in parte dal venire meno dei contributi pubblici. Ma non ce l’ha fatta. Da ieri ha cessato le pubblicazioni ed è andata in liquidazione. E a pagina 2 la gerenza certifica il mutamento: scompare la srl Edizioni del Roma, con sede a Roma in via Salandra, e subentra la Società cooperativa Nuovo Giornale Roma a responsabilità limitata, con sede a Napoli presso la redazione, a via Chiatamone. Dalla gerenza spariscono la società che si occupava della raccolta pubblicitaria e persino i numeri del conto corrente per sottoscrivere abbonamenti; c’è poi da registrare il cambio della tipografia: chiuso il rapporto con la Stiem di Fisciano (Salerno), si ritorna ad Acerra, alla Grafic Processing di Augusto Celetti, che era stata tagliata nel settembre del 2011.
L’insolvenza della società cooperativa equivale al fallimento e la matassa della vecchia cooperativa, le Edizioni del Roma, verrà ora sbrogliata dal curatore che sarà nominato dal ministero del Lavoro. Intanto i dipendenti hanno costituito la cooperativa Nuovo Giornale Roma e si sono dotati di un consiglio


Augusto Celetti e Salvatore Santoro

di amministrazione; ne fanno parte il direttore Antonio Sasso, il numero due Roberto Paolo e il cronista politico Mario Pepe. L’operazione pulizia serve a presentare a imprenditori disposti a investire sul quotidiano una società alleggerita, con giornalisti e  

amministrativi che hanno contratti azzerati, con il vantaggio di assumere disoccupati in mobilità. I tre amministratori stanno facendo capriole per trovare una cordata di editori (e dichiarazioni di interesse ci sarebbero già state), ma hanno tempi stretti perché i costi per mantenere il giornale in edicola sono inesorabili, a cominciare dalla onerosa sede di via Chiatamone di proprietà dei Buontempo. Dopo i sacrifici già sopportati (prima i contratti di solidarietà, poi sette stipendi non percepiti dallo scorso giugno a oggi), l’apnea non potrà durare più di un mese: entro Pasqua si risorge o si muore.