Nel numero di febbraio del mensile Chiaia Magazine il direttore Max De Francesco firma un editoriale (Il silenzio della società civile / Questa foto non doveva essere pubblicata né premiata) sull’incredibile vicenda del premio “per la legalità” intitolato a Giancarlo Siani. De Francesco parte dalle raccapriccianti immagini del cadavere di Siani (“il volto, umiliato dal sangue, è ‘messo in posa’ da una mano per i fotografi della Scientifica la sera dell’omicidio”) contenute nel libro sul cronista ucciso nel 1985 dalla camorra scritto dal giornalista Bruno De Stefano e edito da Giulio Perrone.
“D’indegni paradossi Napoli è madre sempre gravida; - scrive De Francesco – l’indegno paradosso è che il volume ha vinto l’ultima edizione del premio Siani”.
“Ciò che è accaduto, – prosegue il direttore di Chiaia Magazine – nel silenzio indecente dei media locali e di quella società civile di solito scattante a ogni fiaccolata anticamorra e campionessa nel distribuire distintivi di eticità, è ancora più grave se si scorrono i nomi della giuria, presieduta dal procuratore della Repubblica di Campobasso Armando D’Alterio e formata da rappresentanti della ‘cossiddetta’ società civile tra cui Paolo Siani, fratello di Giancarlo”. “Intanto – commenta De Francesco – il pasticciaccio è compiuto, la credibilità del premio va ‘ripensata’, i giurati, a cinque mesi dalla premiazione, non hanno ancora preso una decisione definitiva e condivisa sul ritiro del riconoscimento”.
E conclude: “Una cosa è certa: il giornalista De Stefano e l’editore Perrone, con le foto messe in circolazione, non hanno contribuito a onorare la memoria del cronista Siani. Anzi l’hanno offesa con il tacito assenso della società civile, distratta da compiacenze e narcisismi, in una Napoli smarrita in cui, come scrisse Mimì Rea nel libro ‘Il re e il lustrascarpe’, “mi è sembrato di scorgere che ciascuno cercasse di rubare qualche cosa alla città invece di darle qualcosa perché divenisse la funzionale casa comune”. |