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Pomicino ha diffamato
Iannuccilli: 72mila euro |
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PAOLO CIRINO POMICINO ha buoni rapporti con quasi tutti i giornalisti da un quarto di secolo, da quando rampante presidente della commissione Bilancio della camera dei deputati mise su il mensile Itinerario, offrendo collaborazioni ben remunerate ai giornalisti piazzati in posizione strategiche nei media napoletani. Dopo il tonfo di Tangentopoli, che gli è costato due condanne definitive (Enimont: un anno e otto mesi per finanziamento illecito; |
fondi neri Eni: ha patteggiato una pena di due mesi per corruzione) e due condanne in primo grado a Napoli poi prescritte (per le tangenti sul metrò collinare e per quelle sul patrimonio pubblico), è risorto fino a diventare parlamentare europeo nel 2004 con il |

Rosario Cantelmo e Marco Demarco |
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centro sinistra e riconquistare due anni dopo Montecitorio con il centro destra. Ed è riuscito a mantenere rapporti saldi con il mondo dell’informazione tanto che le sue iniziative e le sue dichiarazioni trovano sempre attenzione alta da parte dei giornali, tranne che al Mattino, perché l’editore Caltagirone ha imposto ai suoi cronisti il black out sull’ex ministro. Però non si capisce perché se Pomicino esterna le sue parole vanno in pagina anche con grande rilievo, mentre se incassa condanne le decisioni dei giudici finiscono nel cestino.
Per l’editore Mondadori Pomicino, con lo pseudonimo Geronimo che utilizza anche per i fondi pubblicati dal Giornale, ha firmato due libri: nel maggio del 2000 ‘Strettamente riservato’, nel giugno del 2002 ‘Dietro le quinte’. Entrambi hanno avuto più edizioni e venduto una montagna di copie (e all’ufficio stampa della Mondadori libri finora non sono riusciti a contarle); ma sono anche costati all’editore una montagna di euro per condanne per diffamazione. Tra i risarciti i magistrati napoletani Rosario Cantelmo, Marco Occhiofino, Nicola Quatrano. Ma perché le condanne di Pomicino non sono notizie?
La domanda andrebbe girata al direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco, sempre prodigo di spazi per l’ex ministro, e agli altri direttori dei media napoletani, ma difficilmente arriverà una risposta. L’ultimo ‘silenzio’, con l'eccezione del Roma, riguarda la sentenza depositata il 10 agosto dal giudice Michele Caccese della decima sezione civile del tribunale di Napoli in merito alla citazione presentata da Sergio Iannuccilli, dal 2001 al 2006 deputato eletto con Forza Italia e passato poi all'Udeur.
Nel libro ‘Dietro le quinte’ Geronimo dedica due pagine a Iannuccilli citato |

Antonio e Fulvio Martusciello
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come esempio dei personaggi di scarso o inconsistente peso politico che hanno conquistato un seggio parlamentare foraggiando i boss regionali dei partiti, nel caso specifico i fratelli Antonio e Fulvio Martusciello, all’epoca consoli di Berlusconi in |
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Campania. Nel libro l'ex ministro lo definisce "il metodo Iannuccilli". E tre mesi dopo la pubblicazione di 'Dietro le quinte',
Iannuccilli, assistito dall’avvocato Gianluca Caporaso, ha citato in giudizio Pomicino, difeso dal professore Ernesto Cesaro, dall'aprile 2008 presidente della società che edita il Corriere del Mezzogiorno, e la Mondadori, che ha messo in campo gli avvocati Furio Ghezzi e Antonello Martinez del foro di Milano e il napoletano Giovanni Ciappa.
Nelle venti pagine della sentenza il giudice Caccese mette in evidenza il passaggio centrale del paragrafo dedicato al “metodo Iannuccilli”.
Pomicino scrive che lo stesso Iannuccilli, incontrato “nella tarda primavera del ’99 nella hall dell’hotel Excelsior si diceva sicuro che avrebbe avuto una candidatura di prestigio”, una sicurezza derivante dal fatto “che stava sostenendo economicamente i fratelli Martusciello”. Nel corso del giudizio l’ex ministro aveva chiesto e ottenuto di confermare con una prova testimoniale l’incontro e la conversazione. “Sennonché – annota il magistrato – all’udienza del 25 settembre 2007, fissata per l’espletamento di detta prova, il procuratore di Pomicino dichiarava di rinunciare a detta prova”. E conclude: |
“Pertanto, nessun elemento probatorio risulta offerto agli atti di causa in ordine alla verità del fatto descritto nel brano del libro in contestazione”.
E arriviamo al dispositivo. Il giudice ha condannato Pomicino al pagamento di 30mila euro, oltre interessi |

Marco Occhiofino e Nicola Quatrano |
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legali, e ad altri 5.269,05, senza interessi legali, e la Mondadori a 25mila euro, oltre interessi legali, e a 4.390,88 senza interessi legali; a queste somme vanno aggiunti 7.542,49 di spese legali. Per un ammontare superiore ai 72mila euro. |
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