Al Denaro Arricale
nuovo redattore capo

RESTYLING D'AUTUNNO per il Denaro, il quotidiano economico campano edito e diretto da Alfonso Ruffo. Dal 10 ottobre il giornale passa da una scansione per temi (panorama, analisi e commenti, attualità, parlamento, politica, economia) a una ripartizione territoriale con le sedici pagine centrali dedicate alle cinque province, mentre il primo sfoglio vede dalla seconda pagina in avanti le testatine Affari internazionali, europei, mediterranei e nazionali, per chiudere con la Campania.
La riorganizzazione è stata decisa da Ruffo che ha oggi diversi motivi di
preoccupazione, alcuni esterni e altri interni.
Cominciamo dai primi: per la fine di novembre è annunciata l'apertura della redazione napoletana del Sole 24 Ore che realizzerà un inserto di venti pagine con cadenza bisettimanale dedicato al Mezzogiorno. Il quotidiano di Confindustria è una corazzata
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Antonio Marzano e Alfonso Ruffo
che andrà a occupare la fascia alta dell'informazione economica regionale e interregionale; da qui la scelta dei vertici del Denaro di cercare un radicamento territoriale provincia per provincia, comprensorio per comprensorio, anche se questo significa riempire le pagine di notizie e notiziole spesso di modesto interesse.
Il Sole può anche intaccare il pacchetto di accordi e abbonamenti
costruito pazientemente in questi anni da Ruffo con categorie, ordini e associazioni. Perché, ad esempio, l'Unione industriali di Napoli che ogni sabato pubblica sul Denaro due pagine (confezionate dal capo ufficio stampa Bruno Bisogni, con la collaborazione di Silvia Massa e la supervisione del responsabile delle relazioni esterne Dario Sereni) dovrebbe continuare a veicolarle su una cilindrata medio piccola quando ha a disposizione una Maserati? Perché Costozero, il mensile delle Unioni e Associazioni industriali di Avellino, Benevento Caserta e Salerno, diretto da Antonio Paravia, deve essere cellofanato con un quotidiano che riceve un finanziamento pubblico in quanto organo di un movimento politico che fa capo a tre parlamentari e a un ministro di Forza Italia (con il titolare del dicastero delle Attività produttive Antonio Marzano, ci sono Claudio

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Bruno Bisogni e Dario Sereni

Azzolini, Salvatore Lauro e Guido Podestà) e non utilizza il quotidiano di Confindustria?
Veniamo alle preoccupazioni interne: le vendite in edicola rimangono su livelli insoddisfacenti e non va meglio la raccolta pubblicitaria; decisamente modesto anche il bilancio di Den, il mensile partito nell'estate del 2002 con
grandi ambizioni e una squadra di giovani collaboratori diretti da Massimiliano De Francesco, licenziato nel novembre scorso: le cento pagine patinate con dorso dei primi numeri, ricche di inchieste, servizi, rubriche e di pubblicità sono diventate a ottobre 2003 ottantaquattro pagine con una preoccupante (per il lettore e per il giornale) presenza di redazionali pubblicitari (vedi le papere di questo numero). Per rilanciare il giornale Ruffo si sta muovendo in varie direzioni e ha cominciato puntando a incrementare le copie vendute attraverso un rapporto più stretto con gli edicolanti, con i quali sta pianificando incontri per raccogliere suggerimenti e proposte. Ma è soprattutto dalla nuova formula, con una più spinta regionalizzazione, che spera di ricavare risultati interessanti. E per la nuova formula viene rafforzato lo staff giornalistico con l'assunzione di Antonio Arricale, nuovo redattore capo, con contratto a tempo indeterminato dopo i tre mesi di prova, che già scrive per il Denaro dal '98 e da gennaio copre la pagina di Terra di lavoro.
Casertano di San Felice a Cancello, 47 anni a dicembre, da dieci professionista, una laurea in Scienze politiche, Arricale, dopo numerose
collaborazioni negli anni ottanta con periodici locali, nel '90 inizia a lavorare alle pagine napoletane dell'Avanti! delle quali diventa responsabile prima del trasferimento alla redazione romana, dove rimane fino all'autunno del '94 tamajo.jpg (17672 byte)
Salvatore Lauro, Clelia Mazzoni e Antonio Paravia
quando il quotidiano del partito socialista chiude. Quindi il rientro in Campania con esperienze, brevi, in diversi quotidiani: al Corriere di Caserta, alle pagine di Terra di lavoro del Roma, poi al Giornale del Sud come capo servizio. Dal '98 è consulente dell'ufficio stampa dei gruppi politici della Provincia di Caserta e, dal 2000, addetto stampa della Provincia, incarico che lascia nell'aprile 2002 per diventare direttore (e socio) di CentoCittà, quotidiano che dopo quattro mesi di vita, nell'ottobre 2002, sospende le pubblicazioni, con inevitabili code giudiziarie. Gli undici giornalisti della cooperativa Pagine casertane srl, presieduta da Arricale, per ottenere il pagamento degli stipendi hanno citato in giudizio la società editrice e il 12 dicembre è fissata la prima udienza davanti al giudice Maria Grazia Savastano della sezione distaccata di Caserta del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Sul nuovo incarico Arricale è decisamente ottimista. "I nostri punti di riferimento - spiega - rimangono il Sole 24 Ore e Italia Oggi, ma lavorando anche su una capillare copertura del territorio possiamo ritagliarci uno spazio adeguato. Con una ricognizione operata dalla redazione e dall'ufficio

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Massimiliano De Francesco e Lucia Licciardi

commerciale (ne fanno parte Raffaele Centaro e Luca Rossetti, ndr), le province sono state divise in comprensori, aree omogenee sulle quali sarà più facile intervenire con iniziative promozionali. Siamo un giornale di servizio per alcuni ceti sociali e dobbiamo rafforzare questo ruolo, un
giornale molto trasversale che si muove con tempestività sulle notizie e sulle idee. Io avrò un ruolo di macchina e conto di farla funzionare al massimo dei giri, riducendo lo sforzo dei redattori e consentendo al vice direttore (Goffredo Locatelli, ndr) di avere più tempo per pensare il giornale e per scrivere".
Il quotidiano non è più l'attività largamente prevalente della galassia di società controllate da Alfonso Ruffo e dalla sua socia, Clelia Mazzoni (vedi il numero 21 di Iustitia del primo giugno 2002), altre attività, a cominciare dalla formazione, assorbono energie e risorse, ma il giornale rimane la locomotiva che consente di attingere ai contributi pubblici (oltre un milione di euro incassati per il 2001, anno nel quale il Denaro ha avuto per nove mesi cadenza settimanale) e di dialogare con istituzioni, politici e imprenditori.
Nei due anni di vita del quotidiano la redazione non è cresciuta granché, eppure lavora quaranta pagine dal martedì al venerdì, che il sabato salgono a ottanta. Nella gerenza del giorno dell'esordio, il 3 ottobre 2001, ci sono il direttore Ruffo, il redattore capo Guido Pocobelli Ragosta e cinque
redattori: Giovanni Maria Capozzi, Claudio D'Aquino, Antonello Grassi, Francesco Bellofatto e, al centro studi, Enzo Agliardi.
Due anni dopo in gerenza, accanto a Ruffo, al vice direttore Locatelli e, dal 10 ottobre, al redattore capo Antonio Arricale, ci sono cinque redattori: Giovanni
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Enzo Agliardi e Guido Pocobelli Ragosta
Maria Capozzi, Antonello Grassi, Francesco Bellofatto, Dario Ferrara e, al centro studi, Enzo Agliardi, ai quali va aggiunta la praticante Serena Azzolini, figlia del parlamentare Claudio, uno dei 'finanziatori' del giornale; l'unica novità è costituita dal settore Credito e finanza curato da Sergio Governale e Luca Spoldi, che si occupano delle pagine della borsa, oltre che di banche e finanza.
Invece leggendo il bilancio 2002 del Denaro, pubblicato a fine agosto, si scopre che in un anno la voce "personale" è esplosa, con un rapporto superiore a cinque a uno: nel 2001 i costi del personale ammontavano a 176.510 euro, nel 2002 si impennano fino a 901.152 euro, con stipendi e salari che passano dai 139.491 euro del 2001 ai 663.679 euro del 2002.
Non è molto cresciuto l'organico, ma è rimasta veloce la rotazione dei giornalisti; nell'ultimo anno sono andati via il direttore di Den, De Francesco, con un gruppo di collaboratori, i redattori Marco Maffettone e Giuseppe Delle Cave e il redattore capo Claudio D'Aquino, presenza storica del giornale.
Elevato il turn over, alto il contenzioso giudiziario, con sentenze che hanno inflitto condanne anche dure all'editore del Denaro: è il caso della vertenza

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Giovanni Maria Capozzi e Dario Ferrara

di Lucia Licciardi, ora collaboratrice dell'Agenzia Italia, che, dopo avere ottenuto in primo grado il riconoscimento delle retribuzioni non percepite e la riassunzione, nel maggio 2000 ha firmato in appello un verbale di conciliazione per un importo lordo di 112 milioni di lire. Altro accordo nello scorso
gennaio con la collaboratrice Brunella Cimadomo: Ruffo le ha dovuto versare alcune decine di migliaia di euro e firmare un contratto come articolo 2. Intanto per la prossima primavera sono fissate le udienze per la cause di lavoro avviate da Laura Cocozza, che ha scritto per il Denaro dal giugno '96 al novembre 2002, e Massimiliano De Francesco che ha depositato una richiesta superiore ai centomila euro.