Elezioni da rifare,
Lucarelli non ci sta

IL 6 DICEMBRE si è riunito il consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Campania per decidere cosa fare dopo l’ordinanza della VII sezione civile del tribunale di Napoli con la quale il collegio, presieduto da Gian Piero Scoppa, ha stabilito che le elezioni per il rinnovo dell’Ordine tenute nell’ottobre 2021 sono nulle e si deve tornare a votare.
In quattro pagine il giudice scrive parole chiarissime: per  il voto al seggio nessuna norma impone l’obbligo di comunicazione all’Ordine

della posta elettronica certificata; nel caso dei ventisette giornalisti ricorrenti il bene violato “non va identificato nella chance di essere eletti ma nella possibilità di concorrere, con metodo democratico, mediante l’esercizio del diritto di voto, alla regolare elezione del consiglio regionale dell’Ordine di appartenenza”.
Sembrerebbe una questione risolta ma per i consiglieri  dell’Ordine campano

Ottavio Lucarelli

non è così: con otto voti a favore (il presidente Ottavio Lucarelli, il vice Domenico Falco, il segretario Titti Improta, il tesoriere Salvatore Campitiello, i consiglieri Vincenzo Colimoro, Marisa La Penna, Alessandra Malanga, Massimiliano Musto) e la sola astensione del rappresentante dell’opposizione (Gerardo Ausiello) hanno deciso di chiedere al presidente dell’Ordine nazionale Carlo Bartoli di presentare appello contro l’ordinanza e di chiedere la sospensiva dei suoi effetti.
Che faranno Bartoli e i vertici dell’Ordine nazionale? Avrebbero buoni motivi per aspettare il 30 dicembre e far diventare definitivo il provvedimento. L’ordinanza è solida e ben articolata; non sarà facile smontarla. In secondo luogo la scelta di Lucarelli e del suo gruppo di non far votare seicento giornalisti professionisti, tutti dotati di pec, non ha convinto l’Ordine nazionale che persino nella memoria presentata in giudizio dall’avvocato Gioia Vaccari, in replica al ricorso degli avvocati Luisa D’Alterio e Luigi De Martino per i giornalisti esclusi dal voto, riconosce, come messo in evidenza dai magistrati nell’ordinanza, “la lesione del diritto di elettorato attivo dei ricorrenti”. La terza questione è economica. Il primo grado è costato oltre 9mila euro di spese legali a cui va aggiunta la parcella dell’avvocato in trasferta a Napoli. L’appello e

Carlo Nordio

soprattutto la Cassazione costeranno molto di più. E i consiglieri nazionali potrebbero non essere d’accordo a spendere decine di migliaia di euro per una scelta certamente discutibile dei vertici ordinistici napoletani.
Chiariti i motivi per i quali l’appello non andrebbe presentato va detto che invece Bartoli, pur recalcitrante, verrà forzato al secondo grado di giudizio per difendere le scelte dell’Ordine. Anche

in caso di appello comunque, se non verrà concessa la sospensiva il consiglio regionale rischia di svolgere attività tutte impugnabili. L’unica via per uscire dall’impasse in cui si sono cacciati Lucarelli e i suoi è un intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha l’alta vigilanza sugli ordini professionali, con la nomina di un commissario per la Campania che convochi in tempi rapidi nuove elezioni.