Caro direttore,
un fatto grave come il licenziamento a Capri da parte della Sippic di un lavoratore malato assentatosi oltre i limiti consentiti dal suo contratto nel silenzio dei sindacati non viene riportato dai giornali. Al licenziamento sono state riservate soltanto due righe due all’interno di un lancio dell’agenzia Adn Kronos dedicato alla richiesta dei Verdi di espropriare l’impianto della Sippic, lancio ripreso dal libero.it e da Repubblica Napoli on line.
Nonostante che il 23 febbraio ci sia stato un importante convegno all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Gerardo Marotta (titolo: “La cura della sofferenza psichica a Napoli. Contro la chiusura notturna e festiva dei servizi di salute mentale” promosso dall’Associazione Sergio Piro e dalla Cgil Funzione Pubblica di Napoli) : un incontro vivace, con la gente in piedi, operatori e familiari di pazienti psichiatrici composti ma arrabbiati e preoccupati per l’imminente smantellamento del servizio 24 ore su 24 ad opera della Asl Napoli1 Centro .
Nonostante Iustitia si sia occupata del caso, ospitando la lettera dello psichiatra che segue il paziente Ciro V.
Nonostante ci sia stato un lancio Ansa a riguardo.
Nonostante che la Sippic di Ettore De Nardo sia ben nota alle cronache napoletane per essere da tempo nel mirino della Procura e del Tribunale di Napoli per motivi legati all’inquinamento dell’isola.
Nonostante Capri sia sotto i riflettori del mondo, un luogo surreale dove fa notizia la rilevazione del Dna nella cacca illegale dei cani, ma non che un lavoratore sofferente di disturbo bipolare venga licenziato in corso di malattia.
Timore reverenziale di una azienda onnipotente sull’isola? Autocensura? Non posso crederlo.
Del resto, neanche il convegno sul degrado della salute mentale ha avuto un trattamento migliore sulla stampa napoletana. A Monte di Dio si cercava di capire se tutto quello che sembrava fosse vero – la chiusura dei servizi di salute mentale di notte a Napoli, in una Asl fatiscente militarizzata da un generale dal taglio facile - dovesse avvenire per forza o fosse un incubo destinato a dissolversi. Il sindaco De Magistris, gli psichiatri Mancini, Rotelli, Blasi, Del Giudice, Capacchione e De Notaris, i sindacalisti Cgil Canzanella e Sannino non sembrano avere dubbi: non è un sogno, chi va in pensione non viene sostituito, i posti letto si riducono progressivamente, i livelli minimi di assistenza - denominati Lea -, frutto avvelenato del federalismo sanitario, a Napoli e in Campania vengono sempre meno rispettati.
E poi si è parlato di Ciro V. : un paziente psichiatrico, sofferente di una forma severa di psicosi bipolare, viene licenziato dalla Sippic per avere superato il periodo massimo di malattia consentito dal contratto. La legge sembra stare dalla parte della Sippic, ma forse non è così, sembrano dire gli psichiatri. Ma loro non sono certo degli avvocati. Tuttavia ricordano che Ciro è stato curato nel 2006 dal centro antimobbing dell’Asl Na1 Centro, che ha valutato che la sua patologia dell’umore fosse verosimilmente connessa con la sua attività lavorativa, circostanza importante perché se risultasse che il paziente abbia subito in passato dalla sua azienda un comportamento vessatorio che ne abbia aggravato la patologia psichiatrica, il licenziamento sarebbe nullo, secondo una recente sentenza della corte di Cassazione.
È poi è intervenuta la moglie di Ciro, agitata e dignitosa, e ha detto con emozionanti parole di verità che il marito non ha potuto in alcun modo tornare al lavoro, nonostante il rischio di essere licenziato, e che lei lotterà con tutte le sue forze per difenderlo come marito, come lavoratore offeso e come cittadino invalido civile affetto da una grave malattia. La sala l’ha molto applaudita e le ha sicuramente trasmesso una sensazione di vicinanza vera.
I casi come questo sono orribili, ma anche dei sensibili indicatori del degrado della difesa dei lavoratori e dei pazienti psichiatrici. Ciro cercherà di difendersi in tribunale, e gli psichiatri del servizio pubblico saranno chiamati a testimoniare sulle sue reali condizioni psicofisiche del paziente.
Questo caso è squallido e malinconico non per quello che è successo, ma per quello che non è successo. Il sindacato non ha saputo tutelare e informare un lavoratore svantaggiato dei suoi diritti (la possibilità di ottenere oltre il periodo di comporto un periodo di aspettativa non retribuita), la salute mentale ormai smantellata e assente dal territorio non l’ha saputo curare, la piccola comunità isolana non si è sentita coinvolta. Licenziare i malati, quelli veri naturalmente, è come picchiare i bambini, umiliare i vecchi o maltrattare gli animali. Con i pazienti psichiatrici esiste forse un surplus di sadismo sociale, perché sono pazienti invisibili, perché ben pochi di loro hanno un lavoro stabile. E soprattutto perché sono portatori di una sofferenza oscura percepita spesso dalla comunità dei sani a metà strada tra la simulazione e la condotta antisociale, in assenza di una cultura condivisa della salute mentale che sembra avviarsi verso una rapida estinzione. |