Esposto del sindacato
contro Luigi Di Maio

IL 9 FEBBRAIO, dalla sede della Federazione della stampa dove era riunita la giunta, Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti campani, ha inviato un esposto contro Luigi Di Maio. L’ha indirizzato ai presidenti dell’Ordine e del consiglio di disciplina della Campania perché l’esponente di punta del Movimento 5 Stelle dall’ottobre 2007, quando aveva

ventuno anni, è iscritto all’albo dei pubblicisti della regione.
La polemica nei confronti della stampa e dei giornalisti ‘servi’ dei gruppi di potere è da sempre una costante della polemica politica del movimento di Beppe Grillo, ma negli ultimi giorni il vice presidente della Camera ha inasprito i toni fino a stilare il 7 febbraio un elenco dei cronisti ‘sgraditi’. Ne fanno parte Carlo Bonini (la Repubblica), Valentina Errante e Sara Menafra (Il Messaggero)

8 febbraio. La vignetta di Marassi sulla prima del Mattino

Emiliano Fittipaldi (l’Espresso), Edoardo Izzo (La Stampa), Elena Polidori (QN con Carlino, Nazione e Giorno), Alessandro Sallusti (il Giornale), Fiorenza Sarzanini e Ilaria Sacchettoni (Corriere della sera). 
Un’iniziativa grave alla quale hanno immediatamente risposto gli organismi di categoria, a cominciare dal presidente dell’Ordine nazionale Enzo Iacopino e dal segretario della Federazione della stampa Raffaele Lorusso, intellettuali, esponenti dei partiti e, l'otto febbraio, tutti i principali quotidiani a cominciare dal Corriere della sera e Repubblica fino al Mattino.
La durezza, la veemenza e i toniscrive nell'esposto il segretario del Sugc – con i quali l’onorevole Di Maio si è scagliato contro numerosi colleghi, arrivando a redigere una lista dei giornalisti ‘sgraditi’ che ricorda le liste di proscrizione, rappresentano non soltanto un tentativo di esporre alla pubblica gogna i giornalisti che si stanno occupando del ‘caso’ Roma,

Claudio Silvestri

ma anche un modo per compromettere la credibilità di un’intera categoria agli occhi dell’opinione pubblica”.
Da qui la richiesta ai vertici dell’Ordine e del consiglio di disciplina di “verificare se con il suo comportamento l’onorevole Di Maio abbia compromesso la dignità, il decoro e la credibilità della professione, considerato che le sue parole sono in chiaro contrasto con il dovere di tutti i giornalisti, sancito dalla

legge professionale, di promuovere la fiducia fra la stampa e i lettori”.
La palla passa ora al consiglio di disciplina territoriale, presieduto da Maurizio Romano, rinnovato il 18 gennaio dal presidente del tribunale di Napoli Ettore Ferrara, che si insedierà a metà febbraio.