Scivolata Ansa e
media a rimorchio

A PROPOSITO DELLE notizie riportate dai media sulla decisione della prima sezione civile in merito al ricorso presentato dagli avvocati contro la sospensione di Vincenzo De Luca, governatore sub judice della Regione Campania, il presidente del tribunale di Napoli Ettore Ferrara il 3 luglio ha impartito una severa lezione di giornalismo ai cronisti napoletani.
Preciso che non uno dei termini usati e delle espressioni virgolettate a me attribuite – scrive Ferrara – è contenuto nell’asettico e stringato

comunicato diffuso dalla presidenza del tribunale unicamente per dare notizia della decisione, né può ritenersi mai da me o dal collega estensore del decreto (il giudice Gabriele Cioffi, ndr) pronunciato o scritto, trattandosi verosimilmente di espressioni estrapolate dal ricorso sottoscritto dai difensori del ricorrente”.
Passa quindi alla lectio, di sicuro fondata: ritengo estremamente grave che con ingiustificabile leggerezza gli organi di

Giuseppe Abbamonte (*)

informazione abbiano ritenuto di riportare quelle espressioni come contenute dapprima nel provvedimento del presidente Cioffi, e poi nel comunicato stampa emesso dalla presidenza del tribunale, senza alcuna preliminare verifica della gravità del fatto riferito”.
Da cosa nasce la reazione del presidente del tribunale di Napoli? È la mattina del 2 luglio; c’è grande attesa per la decisione della prima sezione civile che deve pronunciarsi sulla sospensione di De Luca decisa con decreto del presidente del consiglio dei ministri. Poco dopo le 10,30 alcuni siti cominciano a mandare in rete la notizia che il ricorso presentato dai legali di De Luca (Giuseppe Abbamonte, Antonio Brancaccio e Lorenzo Lentini) è stato accolto. La notizia viene da una fonte politica, l’entourage del nuovo governatore, e dall’Ansa cominciano a martellare il redattore di giudiziaria Enzo La Penna perché trovi rapidamente riscontri e nuovi elementi. Il cronista parla con Cioffi e Ferrara e incassa dal primo un ‘no comment’ e dal secondo un rinvio a una nota ufficiale che verrà diffusa più tardi. Cerca in tribunale, senza successo, una copia del decreto. Finalmente un giornalista gli fa sfogliare per pochi minuti un fascicolo di dodici pagine, le prime otto con il

Lorenzo Lentini

ricorso degli avvocati di De Luca, le ultime quattro con il decreto di Cioffi. Prende freneticamente appunti, ma confonde i due testi e viene fuori il pasticcio del lancio con le frasi degli avvocati attribuite al giudice della prima civile. Sulla scia dell’Ansa le dichiarazioni tarocche vanno sui siti web e sui principali media italiani come il Tg1 e il Corriere della sera che pubblica in prima pagina un fondo di Michele Ainis con un titolo ("le toghe parlanti") e un commento

costruiti sulle frasi fasulle attribuite al giudice Cioffi. A questo punto, e siamo alla mattina del 3 luglio, scatta la rettifica secca di Ferrara.
Ricapitoliamo allora la vicenda. Il redattore dell’Ansa, che pure è uno dei più stimati cronisti di giudiziaria della piazza napoletana, ha senza alcun dubbio sbagliato. E hanno sbagliato i giornalisti che hanno ripreso senza operare la minima verifica il lancio dell’agenzia che a una lettura attenta desta subito qualche perplessità. Citiamo soltanto il passaggio dell’Ansa che attribuisce al giudice Gabriele Cioffi frasi come ''disinvolto decreto del presidente del Consiglio dei ministri'' che porterà ''effetti dissolutori, discredito di organi costituzionali e condizione di pericolo destabilizzante''.
Chiudiamo girando un’osservazione e un suggerimento al presidente del tribunale di Napoli. La prima riguarda il paragrafo conclusivo della rettifica di Ferrara: “duole che ancora una volta la magistratura, impegnata ad assolvere con senso di responsabilità i propri compiti … si veda del tutto

inopinatamente coinvolta in polemiche istituzionali e politiche alla quali essa deve e intende restare assolutamente estranea”. È una doglianza, almeno in questo caso, del tutto infondata, perché non c’è nessuna volontà di coinvolgere in polemiche strumentali la magistratura ma soltanto un errore, grave, che va avanti e si moltiplica per la scarsa attenzione di chi doveva controllare le dichiarazioni. Veniamo al suggerimento. Quando ci sono

Michele Ainis (**)

decisioni di giudici e di pubblici ministeri per le quali c’è una grande attesa dell’opinione pubblica (ma con un po’ di rodaggio l’esperimento si potrebbe estendere a tutti i provvedimenti della magistratura) contestualmente al deposito degli atti si potrebbe metterli in rete sul sito del tribunale, tagliando di netto gli intrecci non sempre limpidi tra avvocati e giornalisti, tra cancellieri e giornalisti, tra magistrati e giornalisti.   


(*) Da www.forumdeimediatori.net
(**) Da www.dagospia.com