Chi decide quando
vanno date le notizie?

A NAPOLI SI sta radicando l’abitudine della magistratura e delle forze dell’ordine di comunicare i fatti che accadono con diversi giorni e persino con una settimana di ritardo.
Il 14 settembre un automobilista spara in via Acton nel corso di una lite stradale e ferisce un uomo. Poche ore dopo si costituisce ai carabinieri.
I comunicati della polizia e dei carabinieri arrivano ai cronisti soltanto una settimana dopo, il 20 e il 21 settembre e, a seguire, c’è il primo

lancio dell’Ansa. Perché?
Da molti mesi
– risponde un redattore di giudiziaria – il procuratore della Repubblica Giovanni Melillo lavora per intercettare e indirizzare tutte le notizie da dare ai media verso un unico canale di cui controlla il rubinetto d’uscita”.
Così facendo, anche a indagini chiuse e con atti ormai pubblici,

Sandro Ruotolo

toglie qualsiasi autonomia ai vertici delle forze dell’ordine, dal questore Alessandro Giuliano al comandante provinciale dei carabinieri Canio Giuseppe La Gala, a Gabriele Failla, numero uno su Napoli della Guardia di finanza. Il controllo è rigoroso e non è scalfito dalle proteste dei giornalisti. Il 2 marzo scorso viene arrestato Marco Di Lauro latitante da quindici anni e il questore, era Antonio De Jesu, dà la notizia dopo l’uscita del tweet dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma, ed è ancora più grave, “viene negata - denunciano il segretario del Sindacato campano Claudio Silvestri e il presidente dell’Unione regionale cronisti Sandro Ruotolo - la partecipazione alla conferenza stampa ai fotoreporter e ai videomaker, mentre i social e il web sono stati invasi da immagini girate dalle stesse forze dell’ordine”.
Il 12 giugno Melillo ha inviato una bozza di “regolamentazione dei rapporti con gli organi di informazione – rilascio copie atti” ai vertici delle organizzazioni dei giornalisti, chiedendo di ricevere “osservazioni e proposte”. “Innanzitutto una notazione: – commenta un vecchio frequentatore delle aule di tribunale – il procuratore dimostra di non

Raffaele Lorusso

avere grande dimestichezza con i giornalisti e i loro rappresentanti. Indirizza la bozza al presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti e al presidente dell’Ordine regionale Ottavio Lucarelli. Ma se si rivolge ai vertici nazionali della categoria per l’Ordine deve inviare la proposta a chi guida l’Ordine nazionale,
cioè a Carlo Verna; per quel che riguarda la Federazione della stampa il numero uno è il segretario Raffaele Lorusso e non Giulietti”. Però il cronista precisa subito che questi sono dettagli, mentre desta forte allarme il contenuto delle quattro pagine. “Si potrebbero citare – aggiunge - una serie di passaggi; mi limito a uno, grave. Nel primo paragrafo della quarta cartella Melillo scrive: ‘è riservata al procuratore della Repubblica l’espressione della valutazione della sussistenza dei presupposti che legittimino il rilascio di copia dei provvedimenti giudiziari agli organi di informazione che ne facciano richiesta sotto il profilo della cessazione del segreto, sia della ricorrenza dell’interesse pubblico alla informazione dei fatti oggetto del provvedimento, sia della presenza di eventuali controindicazioni alla divulgazione dello stesso’. A mio giudizio comunque deve essere chiaro che nel momento in cui gli atti sono diventati pubblici l’unica valutazione rispetto a cosa pubblicare e cosa no spetta al giornalista”.

Ma c’è un altro fronte aperto dalle iniziative del capo della procura napoletana e qui scendono in campo gli operatori delle tv e dei siti. Uno di loro spiega: “Con una email della sua segreteria Melillo convoca i giornalisti per ‘incontri informali’ da tenere un paio di ore dopo. C’è però il divieto di far salire telecamere

Giuseppe Giulietti

e cineoperatori, quindi i cronisti delle tv non hanno più motivo di partecipare agli ‘incontri informali’. Quale è il motivo del divieto? Non lo sappiamo. Posso soltanto ipotizzare che non vuole farsi intervistare o che non restino tracce visive degli incontri”.