Mario Orfeo direttore
per quale Repubblica?

ENRICO BERLINGUER, secondo Giancarlo Pajetta, si era iscritto giovanissimo non al Pci ma direttamente alla segreteria del Partito comunista italiano. In scala, molto in scala, Mario Orfeo, che ha cominciato a scrivere quando era ancora minorenne, non ha studiato da redattore ma da direttore.
Nel 1989 il direttore di Iustitia intervistò Giulio Mazzocchi, con Eugenio Scalfari nella squadra che diede vita a Repubblica, da sei mesi

direttore del Giornale di Napoli, che passava in rassegna i suoi redattori e arrivato a Mario Orfeo allora ventitreenne disse sicuro: “nel giro di pochi anni diventa direttore”. 
Di anni ce ne sono voluti tredici, ma nel 2002, a 36 anni, ha conquistato la sua prima direzione scelto da Caltagirone per guidare Il Mattino di Napoli.

John Elkann

Da allora ne ha infilate altre sette (con due nomine al Tg3 e il primato di essere l’unico giornalista ad avere diretto tutti i tg Rai, con la ciliegina della nomina per un anno a direttore generale) prima di approdare il 7 ottobre alla guida di Repubblica mentre Maurizio Molinari, che il 7 ottobre ha salutato i lettori, rimane come collaboratore ed editorialista.
A largo Fochetti non c’è soltanto la novità di Orfeo. John Elkann, che con Exor controlla l’intera proprietà della Gedi, ha deciso di lasciare la presidenza della società che edita il giornale al fidato Maurizio Scanavino, anche amministratore delegato della Juventus, che libera la poltrona di ad a Gabriele Comuzzo, in precedenza ad della concessionaria di pubblicità Manzoni.
Un vero terremoto per il quale si può avanzare soltanto qualche ipotesi. Elkann che si avvia ai cinquanta anni sta vivendo una fase difficile su più fronti: c’è la profonda crisi dell’industria automobilistica, ci sono i tanti nodi dell’editoria senza contare la complessa situazione personale sul fronte giudiziario. Vuole dare un segnale forte e pur mantenendo il pieno controllo di Repubblica lascia la presidenza. È stufo degli scontri continui tra il giornale e il governo e di un direttore che non riesce a dialogare con la redazione, con polemiche, comunicati e scioperi.
Per il nuovo direttore Elkann aveva a disposizione una rosa ampia ma ha preferito andare sul sicuro, pare anche con la benedizione di Ezio Mauro. Orfeo ha limato certe asprezze che durante la sua prima direzione, al Mattino dal 2002 al 2009, lo hanno portato a incassare sei voti di sfiducia dei quali comunque si è tranquillamente impipato.

Ezio Mauro

Conosce Repubblica dove ha lavorato dodici anni, sei con Scalfari e sei con Ezio Mauro fino a diventare capo redattore centrale, anche se è andato via nel 2002. I suoi detrattori parlano di pochi studi e pochi libri, ma Orfeo ha dimostrato di essere in grado di tessere rapporti con le forze politiche di destra e di sinistra, con il

piccolo capolavoro dell’estate 2009, negli anni caldi del Berlusconi 4, quando venne nominato alla direzione del Tg2 con il voto favorevole di tutti i partiti. Una capacità di mediare che ha spinto il Giornale guidato da Alessandro Sallusti a definirlo in romanesco “un paraculo”.
Ma una direzione soft può aiutare Elkann a uscire dall’editoria? Questo è il futuro che prevede il leader di Azione. Per Carlo Calenda, secondo quanto scrive Libero, “Elkann venderà. E lo farà appena sarà uscito dall’automotive, un poco prima o un poco dopo”.