Report smaschera
i soffietti di Rep Na

IL 27 APRILE i lettori di Repubblica Napoli non trovano la solita mezza pagina dedicata a ‘Il week end’, con suggerimenti su dove andare (firmata da Donatella Bernabò Silorata), cosa bere e dove mangiare (siglati da Antonio Corbo). Come mai? Il 24 aprile la trasmissione di Rai Tre Report, condotta da Sigfrido Ranucci, manda in onda un ampio servizio su food blogger e influencer che sul web pubblicano ricette, consigli, segnalazioni su cibo e ristoranti che orientano centinaia di migliaia di consumatori con informazioni spesso pagate dalle aziende e con messaggi non sempre limpidi.
L’autore del servizio, Bernardo Iovene, a Report fin dalla prima puntata nel 1994, intervista Donatella Bernabò Silorata, napoletana, quarantasei anni, dal 1999 iscritta all’albo dei giornalisti pubblicisti, da molti anni collaboratrice

dell’edizione campana di Repubblica e socia di una agenzia di pubblicità, la Dipunto studio.
Prima di tutto Iovene la presenta: “tra i collaboratori di Repubblica c’è Donatella Bernabò che ha anche un’agenzia di comunicazione, che organizza eventi gastronomici con chef e produttori. Fa anche da ufficio stampa per ristoranti e aziende gastronomiche”. Poi Bernabò spiega il
Sigfrido Ranucci (*)

suo lavoro di ufficio stampa: “facciamo una strategia, la proponiamo al cliente, facciamo i comunicati stampa, possiamo fare le conferenze stampa, un educational tour. Ora ci stiamo occupando di una start up importante, che altri magari avrebbero rifiutato, perché ci stiamo occupando di promuovere la prima pizza napoletana vera surgelata”.
La promozione, chiarisce il cronista di Report, va su Repubblica Sapori e inserita nella finestra “Il racconto” ed è un reportage nello stabilimento.
A questo punto Iovene le chiede: “sei freelance e quindi puoi sia scrivere sia fare l’ufficio stampa per un’azienda qualsiasi; si possono fare le due cose?” Assolutamente sorprendente la risposta di Donatella Bernabò: “Ma credo che se sono fatte con serietà. Certo non scrivo del mio cliente. Se sono l’ufficio stampa di Bulgari non scrivo di Bulgari sui giornali mi sembra scontato, questo è giusto”.
La risposta è sorprendente perché qualsiasi giornalista, professionista o pubblicista che sia, dovrebbe sapere che la “serietà” non c’entra niente. La ‘Carta dei doveri’, siglata da Ordine nazionale e Federazione della stampa nel 1993, stabilisce che la pubblicità “deve essere chiaramente riconoscibile come tale” e “distinguibile dalle altre forme di comunicazione con modalità grafiche di evidente percezione”. Bernabò non lo sa, ma forse non lo sanno neanche i vertici (Ottavio Ragone e il vicario Giovanni Marino) dell’edizione napoletana di Repubblica. A Roma invece conoscono la Carta e dopo la messa in onda di Report deve essere arrivato a Ragone un brusco

3 febbraio 2010. Donatella Bernabò coordina un evento promozionale nel Salotto di Ugo Cilento

stop perché il 27 aprile gli appuntamenti del ‘Week end’ non sono usciti e sono tornati in pagina il 4 maggio con la scheda sul luogo da visitare pubblicata senza firma, una soluzione ambigua che non fa sapere al lettore chi è l’autore / autrice del pezzo.
Torniamo alle dichiarazioni rilasciate da Donatella Bernabò: “se sono l’ufficio stampa di Bulgari non scrivo di Bulgari”.

Non è questa la sua linea. Negli anni Iustitia ha ripetutamente segnalato la confusione di ruoli tra portatrice di pubblicità e produttrice di articoli, ma i responsabili della redazione napoletana, prima Giustino Fabrizio e dal maggio 2015 Ragone, hanno sempre fatto finta di niente.
Ci limitiamo a citare un solo esempio. In occasione dell’edizione 2010 del ‘Pitti Uomo’ a Firenze, Donatella Bernabò firma il 9 gennaio un’intera pagina su Repubblica Napoli, con titolo entusiasta e fotona di Cary Grant. Il testo esalta la grande tradizione della sartoria napoletana, ma, con un box, il palco viene riservato a Ugo Cilento, del quale la giornalista cura l’ufficio stampa.  

(*) Da www.dagospia.com