Diventa un mistero
la truffa alla Casagit
STA DIVENTANDO un giallo la storia del giornalista campano che ha chiesto 36mila euro di rimborsi accompagnati da fatture false alla Casagit, la cassa di assistenza sanitaria integrativa dei giornalisti. Il 26 giugno, intervistato da Iustitia, il direttore generale della cassa Francesco Matteoli aveva spiegato che per ragioni di privacy non si potevano fare nomi e che ogni decisione, anche un eventuale esposto alla magistratura, era affidata al consiglio d’amministrazione convocato per luglio. Il 10 settembre, per avere notizie sulle decisioni prese dal cda, Iustitia ha contattato Daniele Cerrato,

torinese, cinquantasette anni a dicembre, da ventidue professionista, giornalista della sede Rai del Piemonte, dal 2009 presidente della Casagit. “Non so di che cosa sta parlando”, è stata la risposta sorprendente, usiamo un eufemismo, di Cerrato.

Franco Abruzzo e Mauro Fellico

Ora le ipotesi sono soltanto due. La prima. Un ulteriore approfondimento degli uffici ha ridimensionato la vicenda che è stata magari chiusa eliminando dall’elenco degli assistiti Casagit il giornalista ‘disinvolto’. E non si vede perché non dare notizia di quanto è stato deciso.
La seconda, a questo punto, se Cerrato è come il Bruto di Shakespeare, da ritenere largamente improbabile, è che invece dagli uffici sia stata confermata in pieno la sottrazione indebita di decine di migliaia di euro alla Casagit e che magari qualcuno ha deciso di chiudere rapidamente e in silenzio la vicenda con la cancellazione del giornalista e della moglie, pubblicista, dagli elenchi della Casagit. Ma, seguendo questa ipotesi improbabile, che dicono i vice presidenti Giampietro Spirito, vicario, e Carlo Ercole Gariboldi, gli altri nove consiglieri e il direttore Matteoli? E che dice l’evanescente consigliere d’amministrazione Giovanni Rossi, presidente della Federazione nazionale della stampa? Attendiamo risposte.
La Casagit – dichiara a Iustitia Franco Abruzzo, per diciotto anni presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia – ha l’obbligo giuridico e morale di informare i giornalisti, anche perché dal 2008 è iscritta, come tutte le casse sanitarie private, a un registro ministeriale e ha assunto quindi un ruolo semipubblico”.
C’è da ricordare un altro paio di questioni. Per i soldi sborsati, e non dovuti, chi risarcirà la Cassa? Un importo così consistente fa pensare che forse ci sono stati medici compiacenti che hanno firmato richieste di esami non necessari ed è probabile che qualche dipendente dell’istituto abbia esaminato

Ottavio Lucarelli e Alfonso Pirozzi

con un occhio per lo meno disattento le ripetute e onerose domande di rimborso. È stato avviato un accertamento interno per individuare eventuali responsabilità? Con quali risultati?
Chiudiamo con Napoli. Il componente del cda Casagit eletto in

Campania è Alfonso Pirozzi, redattore della sede partenopea dell'Ansa, mentre dopo lo scioglimento dell’Assostampa Cerrato ha trasferito a Napoli un impiegato che lavorava a Roma, Mauro Fellico, chiedendo ospitalità all’Ordine regionale dei giornalisti. Il 20 luglio ha poi siglato una convenzione con l’Ordine campano, presieduto da Ottavio Lucarelli, per avere uno spazio fisso nella sede di via Cappella Vecchia versando la quota simbolica di cento euro al mese. Ed è la prima volta che la Cassa, per gli uffici distaccati, non ha un rapporto con il sindacato regionale, ma con l’Ordine.
La Campania però è una realtà particolare. La storia degli ultimi anni dimostra che i rimborsi tarocchi scoperti ora hanno dei precedenti. Era già capitato qualche anno fa con lo stesso protagonista di oggi e, in un altro caso, con una giornalista poi cancellata dalle liste Casagit insieme alla madre. Ma si può sempre fare finta di niente e andare avanti?